Capitolo 8

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Rebecca

Siamo rimasti tutta la sera a chiacchierare. Dopo quello che è successo al mare, non si avvicinò e non mi parlò per tutto il giorno, allora decisi di fare il primo passo. Di solito non metto l'orgoglio da parte, ma, sta volta, ho provato a mettermi nei suoi panni e ho capito che, se fosse successo a me, probabilmente avrei fatto la stessa cosa, perciò mi feci avanti e gli feci capire che era tutto a posto e che non c'era bisogno di preoccuparsi ulteriormente.
L'ho vista nel suo sguardo, quella piccola scintilla che ti attraversa gli occhi quando sei innamorato. Io non voglio farlo soffrire, non voglio prenderlo in giro, ma non provo i suoi stessi sentimenti e gliel'ho detto, prima che ci rimanesse male, prima che si scottasse con le sue stesse emozioni.

Oggi visiteremo un po' Napoli e poi, sta notte, prenderemo un treno per andare fino all'aeroporto - La piccola vacanza finisce qui.
Siamo appena usciti dall'Hotel e ci stiamo avviando verso la via che divide Napoli, detta anche come "Spacca Napoli", nome molto carino per una via. Durante la visita vedemmo alcune chiese e andammo alla piazza del Plebiscito, cioè la piazza principale, dove i professori ci diedero circa un'oretta per svagarci, mentre loro, invece, cercarono qualche posto in cui mangiare.

È quasi mezzogiorno e il sole splende nel punto più in alto del cielo, portando ad un innalzamento delle temperature, quindi, a causa di tutto il caldo che faceva al sole, io e Peter decidemmo di andarci a riparare sotto i portici.
Le colonne qui sono altissime, quasi quanto quelle alla Reggia Di Caserta. All'entrata della piazza sono presenti due statue di due leoni sdraiati, tranquilli, quello che vorrei essere io in questo momento.
"Fa caldissimo" precisò lui, portandosi una mano alla fronte per asciugare il sudore.
Annuii per fargli capire che aveva ragione e poi mi allontanai di qualche metro "Devo fare una chiamata a casa" devo assolutamente dire ciò che è successo a Venezia a Jackson.

Il telefono squillò per circa tre o quattro volte e poi si sentì la voce roca del mio interlocutore.
"Ehi Rebecca" affermò felice "Non ti sei fatta sentire, è successo qualcosa?" mi chiese preoccupato. Mi accertai di non avere nessuno intorno e poi dissi "Devo raccontarti una cosa che è successa a Venezia" iniziai, per poi continuare il discorso "Mi è sembrato di vedere Simon" sussurrai con la voce spezzata e con le lacrime agli occhi, sapendo che quello che avevo appena detto, probabilmente, era solo frutto della mia immaginazione. Non gli raccontai del campanile, perché sono certa che mi avrebbe fatto tornare a New York il prima possibile, solo per avermi sotto la sua custodia.

"Te lo sarai immaginato piccola, mi dispiace dirlo, ma tuo fratello è nella sua tomba a riposare e sono sicuro che in questo momento ti stia guardando e, sono altrettanto sicuro, che ti direbbe di smetterla di piangere e di reagire"
Parlammo per altri cinque o dieci minuti e poi chiusi la chiamata, con ancora gli occhi pieni di dolore.
Forse aveva ragione e me lo ero solo immaginato, ma io l'ho visto, ne sono sicura, lui era lì, che mi fissava con quel sorriso sotto i baffi, che non fece altro che procurarmi una forte scossa in tutto il corpo, però come può essere vivo se lo vidi morto davanti ai miei occhi? Come faceva ad essere a Venezia quattro giorni fa e perché non si trovava nella sua tomba, a tre metri sotto al suolo?

Tornai da Peter, con il volto combattuto e con la consapevolezza che da lì a pochi giorni sarei diventata pazza. Mi osservò arrivare e vidi il suo viso mutarsi in un'espressione di preoccupazione, si alzò di scatto e mi venne incontro.
"Cosa è successo?" domandò, asciugando quelle poche lacrime che erano scese dai miei occhi senza il mio permesso. Mi appoggiai alla sua mano e lo osservai, senza rispondergli, senza sapere se gli avrei detto la verità, oppure se mi sarei inventata una delle mie solite bugie.
"Niente" riuscii a dire. Lui mi guardò e con un solo sguardo mi fece capire che non era importante e che se non avevo intenzione di spiegargli la situazione non ci sarebbe stato nessun problema.

Continuammo la nostra gita tranquillamente, girovagando per Napoli e scherzando sull'abbigliamento di alcuni turisti, che, come noi, erano venuti ad ammirare la bellezza di una città che all'estero non avrebbero mai visto. A un certo punto iniziai ad ammirare la natura, anche se poca, che ci circondava. Le piccole palme che aumentavano andando verso il mare e le farfalle bianche che svolazzavano qua e la nel cielo, che, in un certo senso, mi alleggerirono la giornata, anche se per poco tempo.
Purtroppo però, verso sera, iniziai ad essere assente, continuando a pensare alle parole di Jackson e alle immagini che continuavano a tormentare il mio sonno ormai da giorni, ogni volta che chiudevo gli occhi, riuscivo a dormire per massimo mezz'ora, poi le scene di mio fratello apparivano nei miei pensieri, a piccoli passi si infiltravano nei miei sogni, continuavano a buttarmi a terra, a soffocarmi in quel buio pesto, senza mai darmi l'occasione di rialzarmi.

Più volte Peter mi chiese spiegazioni, ma io continuavo a stare zitta, a stare nel mio piccolo angolo di mondo. Ogni tanto gli rispondevo, dicendo di stare tranquillo e che ero solo un po' stanca, ma lui continuava a non credermi, continuava a tartassarmi di domande, finché io, quella stessa notte, mentre il treno avanzava ad alta velocità verso l'aeroporto, non sbottai. Finché non gli dissi tutto quello a cui avevo pensato la notte precedente, con rabbia e con dolore, fregandomene della gente e di quello che avrebbero potuto dire dopo.

"Peter smettila!" esclamai a bassa voce per non svegliare le persone presenti "Non hai ancora capito che non voglio parlarne, anzi, non voglio parlarne con te, perché tanto non capiresti!" lui rimase sbigottito, senza parole, me ne accorsi dal suo sguardo deluso, ma io continuai, continuai a sputargli addosso tutto il dolore e la rabbia che stavo provando ormai da ore, senza curarmi della sua reazione, non curandomi dei suoi sentimenti, cosa che, se fossi stata ben cosciente, non avrei mai fatto "Ho capito che ti interesso e che fai tutto questo perché ti piaccio e perché ti preoccupi, ma mi dispiace, il sentimento che provi non è ricambiato, quindi puoi anche smetterla"

Lui di tutto rimando mi rispose con tono: "Non c'è bisogno di dirmelo. Lo so perfettamente che non ti interesso" si fermò per guardarmi negli occhi "Però non posso cambiare i miei sentimenti, non posso mettere da parte le sensazioni che provo quando sto con te. Lo so che, probabilmente, queste tue parole provengono da tutto l'odio e da tutto il dolore che hai provato in questi anni, ma io non ti ho fatto niente, ho solo provato ad aiutarti, ho solo provato ad alleggerirti la vita" il suo sguardo si riempì di dolore e di odio, per quella persona che gli aveva infranto, forse, l'unico sogno, l'unico desiderio che voleva che si avverasse. Poi continuò "Non so perché non ti fidi di me, forse ho fatto qualcosa di sbagliato o forse sono io quello sbagliato, ma io voglio aiutarti e sicuramente, anche dopo questa tua confessione, non ti abbandonerò proprio ora."

Gli occhi si riempirono di nuovo di lacrime e, pian piano, dei goccioloni iniziarono a solcare le mie guance e non potei fare a meno di buttarmi tra le sue braccia, l'unico posto in cui mi sentivo veramente a casa "Mi dispiace Peter." iniziai a dire, con la voce impastata dal pianto "Io non volevo dirti queste cose. Non puoi capire il dolore che sto provando in questo momento. Non potrei immaginarmi una vita senza di te, senza i tuoi abbracci, la tua risata.. Scusami, veramente" dissi, per poi affondare la testa nel suo petto, aspirando il suo profumo, che, probabilmente, si trattava del One Million, una delle fragranze maschili che preferisco di più.

Continuai ad abbracciarlo, per tutto il tempo, finché, per la prima volta dopo tante notti, non riuscì ad addormentarmi, finché non fossi stata veramente sicura di non averlo perso, finché non mi sentii di essere difesa. Una volta ho letto sui social che esiste una parola gallese chiamata Cwtch, che è intraducibile in altre lingue. Significa l'abbraccio in cui ci sentiamo protetti, il posto sicuro che ci da la persona che ci vuole bene. È un posto in cui niente ti turba, niente ti ferisce, niente può colpirti. È un posto speciale, un posto unico, che puoi trovare solo tra quelle braccia. Sta notte ho capito una cosa: Peter Parker è il mio Cwtch.

Angolo autrice

Mi dispiace se non è quello che vi aspettavate, ma non sapevo proprio cosa inventarmi.
Il solito: spero che questo capitolo vi sia piaciuto, se è così allora continuate a leggere, aggiornerò molto presto. Consigliate la storia a qualsiasi persona che potrebbe interessarsi, voi, intanto, mettete una stellina e commentate. Qualsiasi persona che voglia consigli o che vorrebbe che leggessi qualche storia: mandatemi un messaggio in privato, vi risponderò il prima possibile.

GRAZIE A TUTTI.

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