Capitolo 27

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Rebecca

Dopo quella sera, a casa di Jackson, Peter mi ha chiesto di rimanere da lui per un po' di tempo, almeno fin quando lui e/o la polizia non sarebbero riusciti a catturarlo.
Scesi silenziosamente dal letto a castello e, prima di uscire dalla stanza, mi soffermai ad ammirare il suo viso -Non mi ero mai accorta delle sue lentiggini.
Mi sedetti sul bordo del suo materasso e gli spostai delicatamente i capelli che gli erano caduti sulla fronte. Poi posai lo sguardo sulle sue labbra, leggermente schiuse e poco carnose. Mi mancano le sensazioni che mi trasmettevano i suoi baci, le farfalle nella pancia, che non facevano altro che scombussolarmi lo stomaco, i brividi che mi procuravano le sue mani che mi sfioravano piano la pelle. Mi manca lui, in tutto quello che faceva o che mi diceva. Gli posai una mano sulla guancia e gliela accarezzai "Grazie di tutto" sussurrai, dandogli un bacio sulla fronte ed uscendo dalla stanza.

"Buongiorno tesoro" mi salutò May, sorridendomi dolcemente e poggiandomi davanti agli occhi una tazza di latte fumante "Buongiorno anche a te" sorrisi a mia volta. Presi in mano la tazza e iniziai a gustarmi la bevanda calda "Hai messo il miele?" chiesi, leccandomi le labbra.
"Oddio. Scusami. È da così tanto tempo che lo faccio a Peter che mi sono confusa. Se non ti piace te lo rifaccio" affermò velocemente, aspettando curiosamente una risposta "Tranquilla. È buonissimo. Molto più saporito" dissi, bevendone un altro sorso "Comunque non devi prepararci sempre la colazione"
"Ma scherzi. Mi fa piacere. Non sono mai a casa, quando lo sono mi piace prepararla" e si sedette davanti a me, aprendo un giornalino e iniziando a leggerlo.
Pensai a quella frase -Deve voler molto bene a Peter. Sorrisi da sola e finii il latte, posando la tazza nel lavandino.
Lei si alzò e prese la borsa da sopra il comodino "Io vado a lavoro" iniziò indicando la tazza vuota sulla cucina "Presumo che sai già come prepararlo" poi guardò l'orologio e si mise a posto gli occhiali "Io arrivo tardi, perciò mangiate tranquilli" affermò, uscendo dalla porta.

Entrai nella camera da letto ed entrai nel bagno. Aprii l'acqua della doccia e, senza aspettare che si riscaldasse, mi buttai sotto al getto congelato. Una volta sciacquati i capelli, spensi la doccia, per poi insaponarmeli. Mentre mi stavo massaggiando ripetutamente la cute, sentii un rumore di gocce provenire dalla parte opposta della tenda. Dopo alcuni secondi di elaborazione mentale, capii che Peter stava pisciando.
Mi misi una mano sulla bocca per non scoppiare a ridere, mentre il suono continuava a risuonare nella stanza. A quel punto decisi di fare qualcosa. Respirai profondamente per scacciare la voglia di ridere e mi schiarii la voce "Peter" dissi, cercando di attirare la sua attenzione "Oddio" lo sentii urlare -Probabilmente si starà rivestendo e si sarà messo una mano sul petto.
"Scusami tantissimo" iniziò con voce impanicata "Non credevo ti stessi facendo la doccia. Non ho sentito l'acqua" continuò. Mi affacciai dalla tendina "Tranquillo" affermai, ricominciando a ridere, vedendolo uscire velocemente dalla stanza.

Entrai in salotto e, appena mi vide, le sue guance diventarono completamente rosse "Hai fatto colazione?" domandai, cercando di smorzare l'imbarazzo che si era creato e lui scosse leggermente la testa, ma senza alzare lo sguardo verso il mio. Sorrisi leggermente e mi avviai verso la cucina "Oggi ti devo far vedere una cosa" dissi, guardando la sua sagoma "Cosa esattamente?" chiese, girando il volto verso di me.
"È difficile da spiegare" affermai, prendendo la tazza dal microonde e portandogliela. Sussurrò un flebile grazie e bevve un sorso della bevanda.
Lo osservai per alcuni secondi, successivamente, lui si girò nella mia direzione confuso "Sono sporco da qualche parte? Ho fatto qualcosa di grave?" iniziò a chiedere con voce preoccupata "No" risi lievemente, portandomi le mani sulle cosce "Ti stavo solo.. guardando" ammisi, abbassando il capo e portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio -Cosa devo fare con te Peter?!

Arrivammo davanti al bosco e tutti i ricordi di quella sera si fecero spazio tra i miei pensieri. Mi guardai intorno e mi lasciai trasportare dai cinguettii degli uccelli, dal leggero rumore che provocavano le foglie ormai secche e quasi scomparse. Guardai i rami spogli e pensai a tutte le volte che avevo fatto questo sentiero. Venivo qui almeno una volta al mese, per farmi un quadro della situazione, per capire se qualcuno fosse entrato o meno, ma adesso, con tutto quello che è successo, non so neanche se verrò ancora. Certo, forse una volta ogni due o tre mesi, ma adesso ho altre priorità. Arrivammo davanti alla grande caverna e, prima che io entrassi, Peter mi prese per il polso e mi fermò "Sei sicura che non ci sia nessun rischio?" chiese, guardando le pareti rocciose e bagnate dall'umidità "Sicuro è morto" sorrisi scherzosa "Ma di solito non succede mai niente" e lo trascinai con me all'interno della cava.

Amore Proibito [Peter Parker]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora