Capitolo 25

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Per chi non ha letto l'Angolo autrice del capitolo precedente: succederà una cosuccia un po' bruttina. Vi voglio bene..!

La sveglia iniziò a rimbombarmi ripetutamente nelle orecchie, perciò fui costretta a svegliarmi e a spegnerla. Mi alzai con il busto e mi soffermai a fare qualche respiro profondo, cercando di scacciare i brutti pensieri.
Mi stropicciai leggermente gli occhi e stirai le braccia, poi mi misi in piedi e, con passo lento, scesi le scale. Entrai in cucina, presi una tazza dallo scaffale sopra al lavandino e mi preparai un latte caldo.
Oggi è il primo di dicembre e le temperature, rispetto a quelle di qualche settimana fa, sono diminuite drasticamente. Mi situai davanti alla finestra e qualche raggio di sole riuscì ad entrare nella cucina e ad illuminarmi lievemente il viso, ma senza emanare nessun calore, solo una leggera sensazione di quiete.
Mi sedetti su una delle sedie poste intorno al tavolo e mi guardai intorno, cercando di capire cos'è che mancava o cosa mi stavo dimenticando e, successivamente, notai che mancavano Jackson e Thomas, perciò, una volta finita la colazione, mi alzai e mi misi a cercarli.

"Jackson" urlai, portandomi le mani ai lati della bocca "Thomas" continuai, entrando in ogni stanza, ma senza trovarli. Dopo aver perlustrato tutta la casa, entrai in camera mia e iniziai a pensare a dove potrebbero essere andati, ma, proprio mentre stavo per girare la maniglia della porta del bagno, quest'ultima mi arrivò dritta in faccia e mi fece cadere a terra.
"Auguri!" urlarono, ma, appena notarono la mia figura a terra, si chinarono e iniziarono a guardarmi "Ma siete impazziti?" chiesi irritata, portandomi una mano sulla fronte, che in questo momento era completamente calda e pulsante. Mi rialzai e mi sedetti sul letto "Volevamo farti una sorpresa" affermò Jack, avvicinandosi lentamente a me.
Li guardai e scoppiai a ridere "Grazie" sorrisi "Ma potevate anche farmeli normalmente" alzai gli occhi al cielo sorridendo e mi rialzai, per poi aprire le ante dell'armadio e prendere dei vestiti da mettere. "Oggi niente scuola" affermò Jackson uscendo dalla stanza, seguito da Thomas, che continuava a non guardarmi e a non parlarmi.

"Perché mi hai portata qui?" chiesi confusa. Lui si girò nella mia direzione ed alzò un sopracciglio "Hai bisogno di un allenamento" affermò, aprendo il cancello e facendomi entrare .
"Io sono allenata" dissi, muovendo leggermente i capelli e guardandolo con espressione di superiorità.
Mi è sempre piaciuto allenarmi con Jackson e Thomas. Riesco a scoprire nuove mosse e tecniche di sopravvivenza, anche se non riesco mai ad utilizzarle -Perché continuare ad allenarsi, se non riesco neanche a sferrare un pugno a un cuscino?
"Sono inutili sti allenamenti" inizia, incrociando le braccia e guardandomi intorno.
"Perché?" domandarono entrambi, con volti sconvolti e dispiaciuti.
"Perché mi prende il panico e non riesco a reagire" ammisi, facendo una faccia ovvia e alzando una mano in aria.
"In ogni caso" disse Jack, girandosi e prendendo le attrezzature "Oggi faremo uno degli allenamenti più faticosi. Quindi preparati" e mi lanciò i vari gadget addosso.

Respirai profondamente l'aria fresca di dicembre e mi preparai per iniziare il prossimo test. Devo eseguire un percorso (quasi di livello estremo) e, in più, nel minor tempo possibile, che per me, probabilmente, visto che non sono per niente allenata, sarà circa di 30 minuti e il tempo massimo è stato fatto da un ragazzo di 15 anni, che ci ha messo 5 minuti.
Mi misi in posizione di partenza e, appena sentii il fischio, iniziai a correre il più veloce possibile, lasciando che il vento si infranga sul mio corpo provocandomi milioni di brividi.
A circa metà del percorso -Credo- il respiro cominciò a farsi pesante e iniziò a mancarmi l'aria "Non ce la faccio" urlai, cercando di farmi sentire.
"Dai che ce la fai. Sei quasi alla fine" mi incitò Jackson, battendo un po' le mani "Pensa a quella sera. Pensa a quell'uomo e alla tua famiglia. Fagli vedere che sei forte e che niente può fermarti" affermò, sfruttando la mancanza di Thomas, che era andato a prendere il pranzo.

A quelle parole tutta la forza, anche il coraggio, che avevo perso in tutto quel tempo, in quei due anni, cominciò a pomparmi il sangue nelle vene e mi diede tutta l'energia necessaria per continuare e finire il percorso.
Una volta arrivata, mi buttai a terra e iniziai a fare dei respiri profondi, tentando di recuperare un po' del fiato perso "Come sono andata?" chiesi, portandomi una mano sul petto.
Lui si avvicinò e si chinò su di me "Per essere la tua prima volta sei andata bene" iniziò, guardando il timer "Ci hai metto quasi sei minuti" lo guardai stupita e delusa allo stesso tempo. Mi aspettavo un risultato scadente, ma speravo in quattro minuti e mezzo, massimo cinque, ma non sei. Sono una tartaruga.
Mi alzai scocciata e andai a prendere una bottiglia d'acqua dal frigorifero.
Il resto della giornata passò così, tra allenamenti vari, risate, incoraggiamenti, pianti, vincite e perdite.

Mi avvicinai al mio zaino e presi il cellulare dalla tasca interna, lo sbloccai e lessi tutti i messaggi di auguri che mi avevano mandato i miei amici. Tutti tranne Peter. Chiusi gli occhi, cercando di non piangere per l'ennesima volta, successivamente, posai il dito sul suo contatto ed entrai nella nostra chat.
Volevo scrivergli di vederci, di parlare, che gli avrei spiegato tutto e che non gli avrei nascosto nient'altro, ma non ce la feci. L'avrei reputata un'ulteriore sconfitta. Lui è stato molto chiaro, non c'era niente da spiegare e, sicuramente, anche se volesse delle spiegazioni, non sarebbe mai venuto a cercarmi. Per il solo fatto di non vedermi, di non ascoltare la mia voce, di non ricadere in quella trappola, che, senza farlo apposta, avevo costruito e che, per sbaglio, aveva colpito proprio lui. Peter Parker. Colui che mi ha rubato il cuore senza restituirmelo. Colui che, a causa delle mie incertezze, ha pagato il prezzo della bugia più amara: non sapere realmente chi si trovi davanti ai propri occhi.
Io non sono una di quelle persone che ti rincorrono, continuando a romperti le palle o cose varie, ma sicuramente sono una di quelle che ci pensano in continuazione, fino a farsi scoppiare la testa, fino a quando non hai più lacrime da versare, fino al punto in cui ti rendi conto che la vita è fatta di vittorie e di sconfitte e che, se si vuole andare avanti, bisogna lasciarsele alle spalle.

Mi alzai dalla panchina e mi incamminai verso Jackson e Tom, che erano rimasti a parlare di sport e dei vari clienti che andavano lì ogni giorno.
In quell'esatto momento, in cui mi alzai e posai gli occhi sulle loro figure, si sentirono due boati. Jack si girò lentamente nella mia direzione, mi guardò negli occhi e poi cadde a terra, seguito da Thomas. Il respiro mi si bloccò e gli occhi iniziarono a pizzicarmi.
Presi immediatamente il cellulare e chiamai la polizia e l'ambulanza, poi iniziai a correre e mi soffermai a guardarli, a guardare le loro maglie impregnate di sangue e il loro volti assenti, pallidi "No. No. No" sussurrai, chinandomi lentamente su di loro "Non ora" dissi e le lacrime iniziarono a cadere sulle mie guance.
Presi il viso di Tommy e me lo misi sulle gambe "Tom" lo chiamai, sperando in una sua risposta "Per favore.. Non siamo riusciti a chiarire. Non voglio vivere sapendo che, nel momento in cui sei morto, eri incazzato con me. Non riuscirei a vivere con un peso del genere" continuai, poggiando il mio volto sul suo.
Sentii qualcuno tossire, mi girai di scatto e vidi Jack sveglio.

"Jackson" affermai, andandogli vicino e premendo sulla ferita per cercare di fermare l'emorragia "Stanno arrivando per aiutarvi. Dovete tenere duro" iniziai, prendendogli una mano e stringendogliela.
"Rebecca" disse con voce flebile, ma non lo ascoltai "La polizia, l'ambulanza. Ho chiamato tutti" continuai, guardandomi intorno "Rebecca" ripeté, posai i miei occhi sui suoi e mi mise una mano sulla guancia "Promettimi che ti prenderai cura di te stessa" io scossi la testa "Non dire così. Ci sarete voi a prendervi cura di me"
"Promettimi che ti farai aiutare da Ned, MJ, ma soprattutto da Peter.." lo fissai per qualche secondo "Non potete abbandonarmi" affermai, continuando a scuotere la testa "Non ora che mi hanno abbandonato tutti" e lasciai cadere una lacrima sulla sua guancia "Rebecca" richiamò la mia attenzione, per poi tossire rumorosamente "Promettimelo" annuii e gli strinsi la mano.

Mi osservai intorno e cercai di scorgere il rifugio dell'essere spregevole che aveva fatto tutto questo, poi Jackson richiamò nuovamente la mia attenzione "Ricordati chi sei" sussurrò "Non dimenticarlo mai"
La sua stretta si fece debole e i suoi occhi si chiusero lentamente "No. Jackson" urlai, portando entrambe le mani sul suo viso, sporcandolo del suo stesso sangue "Non puoi abbandonarmi" dissi, dandogli un candido bacio sulla fronte "Me lo avevi promesso"

Angolo autrice

Scusate, ma dovevo.. Lo so che, probabilmente, mi state odiando, ma doveva andare per forza così..
Solitissime cose (DA QUI IN POI POTETE SALTARE TUTTO). Lo scrivo come "rito":spero che questo capitolo vi sia piaciuto, se è così allora continuate a leggere, aggiornerò molto presto. Consigliate la storia a qualsiasi persona che potrebbe interessarsi, voi, intanto, mettete una stellina e commentate. Qualsiasi persona che voglia consigli o che vorrebbe che leggessi qualche storia: mandatemi un messaggio in privato, vi risponderò il prima possibile. VI VOGLIO MOLTO, RIPETO, MOLTO BENE.
GRAZIE PER AVER LETTO e scusate per gli errori.

Amore Proibito [Peter Parker]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora