Capitolo 20

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2 Settimana Dopo

Domani sera ci sarà il ballo invernale ed io non vedo l'ora di vedere Rebecca con quel vestito addosso. Gli stava così meravigliosamente bene, era stupendo, anzi, lei lo era. Valorizzava ogni sua forma e le sue curve perfette.
Mi alzai dal letto ed entrai in cucina, notando l'assenza di zia May e un bigliettino sul frigorifero.

Sono dovuta uscire per andare a lavoro, probabilmente tornerò sta sera, quindi se vuoi invitare qualcuno a casa fai pure, basta che non rompete niente.
P.s. se inviti Rebecca, non fate troppo casino, che Concetta, la nostra vicina, dorme e non vorrei farla morire d'infarto ; )

Mi misi a ridere per quelle parole, poi buttai il bigliettino nel cestino ed aprii il frigo, presi il cartoccio del latte e lo versai nella tazza, intanto presi in mano il cellulare e chiamai Rebecca, che rispose dopo alcuni squilli "Ehi" affermò felice, sorrisi al suono della sua voce e risposi "Senti" iniziai, spostandomi in salotto "Che ne dici di venire da me? Tanto oggi non c'è scuola" chiesi, dando un morso alla mia ciambella "Sai. Mia zia lavora fino a sta sera" continuai, dando un altro morso "Quindi, potresti venire, farmi un po' di compagnia e poi, quando devi andartene, ti porto a casa" spiegai con un briciolo di malizia. Lei si mise un po' a ridere "Mi preparo e arrivo" rispose, per poi chiudere la chiamata.
Entrai in bagno, mi buttai sotto al getto d'acqua calda e iniziai a pensare al fatto che, ultimamente, non stia più succedendo niente e questo è un bene, certo non c'è più molta azione, però, almeno, posso farmi una piccola vacanza. Uscii dal box ed entrai in camera per vestirmi. In quell'esatto momento bussarono alla porta. Mi misi un paio di mutante e andai a controllare chi fosse dallo spioncino, inizialmente non c'era nessuno, ma appena mi staccai, una forza irruente mi scaraventò dall'altra parte della stanza, facendomi sbattere contro il muro e, successivamente, cadere a terra.

Alzai un po' la testa e guardai l'individuo, che invece era rimasto all'entrata. Provai ad alzarmi, ma le mie forze mi abbandonarono e il respiro si fece sempre più pesante.
"Ti ricordi di me?" chiese l'uomo, avvicinandosi di qualche passo. Lo guardai in viso e notai che era lo stesso che aveva tentato di fare del male a Rebecca alcune settimane prima. Mi appoggiai faticosamente al muro e lo osservai girare per casa "Ti starai chiedendo come faccio a sapere di te" e prese in mano una foto di me e mia zia, che era posta sul mobile in salotto "Carina. Quando avrò finito con te, andrò a fargli una visita" e la posò, per poi avvicinarsi sempre di più.

Con le poche forze che avevo, mi alzai e mi appoggiai ad una sedia lì vicino. Lo fissai per tutto il tempo, senza mai rispondere -Devo entrare in camera e prendere gli spara ragnatele. Mi studiai un po' la stanza e quello che avrei potuto fare, mentre lui, invece, continuava a parlare e a raccontarmi il motivo di questa irruzione, finché non nominò Rebecca. Mi girai di scatto verso di lui e corrugai la fronte.
"Sai" iniziò, sedendosi su una sedia "Non è la ragazza che credi" continuò, facendo di no con la testa "Stai zitto" sussurrai, con un nodo in gola. Lui si mise la mano dietro l'orecchio e fece segno di non aver sentito "Stai zitto!" urlai e, con le forze che ero riuscito a recuperare, iniziai a correre verso la camera.

Entrai e mi chiusi dentro. Il tempo di mettermi la tuta e lui spaccò la porta. Gli sparai una ragnatela in faccia e gli diedi un calcio, facendolo cadere a terra "Come fai ad essere così forte?" domandai, tenendomi pronto a un altro attacco "Non sono tenuto a dirtelo" affermò, serrando i denti e sferrandomi un pugno, che però riuscii a schivare. Andò a sbattere contro il muro per la troppa spinta e gli sparai due ragnatele sulle mani, cercando di bloccarlo, ma in pochi secondi riuscì di nuovo a liberarsi.
"Una camomilla" dissi, mentre schivai un altro pugno "Un rilassante magari"
In quell'esatto momento sentii un rumore provenire dall'entrata, sia io che lui ci girammo e notammo Rebecca alla soglia con gli occhi sbarrati. Io ed il tizio ci guardammo per alcuni secondi negli occhi, poi mi girai di scatto verso di lei e urlai "Vattene!"
Lui mi tirò un calcio e mi fece cadere, per poi uscire dall'appartamento e rincorrerla. Mi alzai e li seguii. Lo presi con una ragnatela e lo spinsi all'indietro, mi misi davanti a lui e lo bloccai. Mi voltai verso di lei, che si era fermata a guardarmi con gli occhi pieni di lacrime "Continua a correre" urlai, continuando a sbarrare la strada all'uomo "Vai!" esclamai.

Mi voltai verso di lui e iniziai a spingerlo il più forte possibile, iniziando ad urlare per lo sforzo. Lo bloccai al muro e iniziai a dargli una serie di pugni. A un certo punto, però, riuscì a prendermi la mano e a scaraventarmi a terra, per poi continuare a scendere le scale.
Mi alzai e studiai lo spazio disponibile "Karen" richiamai il costume "Quante possibilità di successo ci sono?" domandai velocemente, lei fece qualche calcolo e poi rispose "Se riesci a calcolare bene il tempo, circa l'80%" guardai la rampa di scale "Bene" e presi un respiro profondo "Chiama la polizia ed, eventualmente, un'ambulanza" e mi lanciai nel vuoto.
Mi lasciai cadere, fino a quando non arrivai al piano di quel tizio. Sparai una ragnatela verso il muro e mi lanciai contro di lui, ma mi prese per il collo e mi sbatté contro il cemento "Non hai ancora capito che non mi batterai mai?" chiese, stringendo sempre di più "Questo lo credi tu" sussurrai per il poco ossigeno, lanciando una ragnatela e staccando un pezzo della ringhiera, per poi sbattergliela in testa. Mi lasciò cadere a terra e, toccandosi il cranio, iniziò ad indietreggiare, fino a quando non cadde nel vuoto -Non posso lasciarlo morire. Lanciai una ragnatela e lo presi per la gamba, ma, a causa del troppo peso, caddi anch'io. Durante la caduta, riuscii a sparare una ragnatela contro il soffitto di una rampa di scale, lo lasciai appeso ad una delle ringhiere ed atterrai al suolo "Mi dispiace amico" gli diedi una pacca e me ne andai.

Riuscii a sentire le sirene avvicinarsi sempre di più, uscii dall'edificio e mi guardai intorno "Rebecca" urlai, portandomi le mani ai fianchi della bocca e la vidi sbucare da dietro il muro in lacrime. Gli corsi incontro e la abbracciai forte "Mi dispiace così tanto" iniziò a dire, con la voce impastata dalla paura e dal pianto.
Le misi le mani sulle guance e gliele asciugai "Non è colpa tua" e la portai di nuovo vicino a me "Non hai nessuna colpa" e iniziai ad accarezzargli i capelli.
La polizia arrivò, gli feci vedere dov'era l'uomo e, una volta che lo presero e lo ammanettarono, una macchina lo portò in caserma, intanto i vari agenti ci chiesero di raccontargli ogni dettaglio di ciò che era successo e se l'avessimo mai visto prima.

"Sono tornata" urlò, posando le chiavi e togliendosi le scarpe, accorgendosi dell'assenza della sua famiglia in casa. Poi si infilò sotto al mio braccio e mi aiutò a salire le scale "Qui c'è un asciugamano e degli indumenti di mio fratello" affermò, posandoli sullo scaffale in bagno. Stavo per chiedergli se si sarebbe infastidito, ma lei mi precedette "Non se ne accorgerà neanche" alzò le spalle sorridendo.
La presi dai fianchi e la avvicinai a me "Non ti sei ancora tolto la maschera" disse, sfilandomela delicatamente, io sorrisi e gli misi una ciocca di capelli dietro l'orecchio "Grazie" sussurrai, posando le mie labbra sulle sue.
Lei, continuando a baciarmi, mi spinse lentamente verso il bagno e chiuse la porta a chiave, successivamente, continuando a farmi indietreggiare, mi fece sedere sulla cesta dei vestiti, che era in legno, e si mise a cavalcioni su di me.

Mi accarezzò leggermente i capelli e approfondì il bacio, intanto io, battei (?) la mano sul petto per far allargare il costume e lo feci scivolare, lasciandomi a petto nudo. Lei si staccò e si tolse la maglia, per poi avvicinarsi di nuovo e continuare a sfiorarmi delicatamente la pelle. Le misi le mani sui fianchi, per poi salire e slacciare i gancetti del suo reggiseno, lasciandolo cadere a terra.
Ci staccammo per prendere fiato e notai che era diventata completamente rossa in viso "Sei tenera quando arrossisci" sussurrai, per poi dargli un altro bacio.
Lei sorrise e si avvicinò, facendomi appoggiare la schiena al muro e facendo aderire completamente il suo seno sul mio petto, lasciandomi una scia di baci, che partivano dalla mandibola, fino ad arrivare al collo, dove lasciò dei segni violacei.

In quell'esatto momento sentimmo la porta dell'entrata chiudersi e la voce di Jackson "Rebecca" urlò per farsi sentire, lei si rivestì velocemente "Fatti la doccia" sussurrò, per poi uscire dal bagno -Ma proprio adesso dovevano arrivare- pensai e mi buttai sotto al getto d'acqua, pensando alla lunga e strana giornata che mi era capitata.

Angolo autrice

SO CHE STATE SCLERANDO DENTRO. LO STO FACENDO PURE IO CHE SONO LA SCRITTRICE.
Come sempre: spero che questo capitolo vi sia piaciuto, se è così allora continuate a leggere, aggiornerò molto presto. Consigliate la storia a qualsiasi persona che potrebbe interessarsi, voi, intanto, mettete una stellina e commentate. Qualsiasi persona che voglia consigli o che vorrebbe che leggessi qualche storia: mandatemi un messaggio in privato, vi risponderò il prima possibile.
GRAZIE PER AVER LETTO e scusate per gli errori.

Amore Proibito [Peter Parker]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora