21. Ti dedico il silenzio

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Niccolò chiuse il portone con una lacrima che gli rigava la guancia.
Cercò con tutte le sue forze di trattenere il pianto, ma quelle gocce di sale scendevano lungo il suo viso senza controllo.

Scese di fretta quelle maledette scale, con la vista offuscata dalle stille di dolore.
Ad ogni passo sentiva una morsa sul collo che gli impediva di respirare regolarmente.
Si sentiva soffocare.
Le sue mani continuavano a tremare e il suo cuore... Dio solo sa a quante palpitazioni fosse arrivato!

Il suo unico obiettivo era fuggire via da lì e riuscire a raggiungere la sua automobile senza farsi vedere in quello stato.
Era un ragazzo forte, non poteva farsi vedere in lacrime da nessuno.

Uscì dallo stabile senza voltarsi ed entrò nel porto sicuro della sua autovettura.

Silenzio.
Era la quiete prima della tempesta.

Non appena si sedette, la rabbia prese il sopravvento: sferrò un pugno contro il cruscotto con una violenza inaudita.

Iniziò ad imprecare , ad urlare contro se stesso tutto l'odio che aveva nel corpo.

-Cazzo! Non dove andare così- Disse con quel poco di voce che gli restava.

Per evitare di scagliarsi con la sua auto, serrò le mani in due pugni e le poggiò sul volante. Cercava di respirare regolarmente, ma non riusciva a tranquillizzarsi, anzi.
Sembrava che qualcuno premesse le mani sul suo collo, impedendogli di respirare.

Fu allora che lanciò via gli occhiali e quelle lacrime silenziose diventarono un pianto accorato.

Il suo petto iniziò ad avere dei sussulti per il singhiozzo.

La sua anima ululava dal dolore per ciò che era appena successo: non aveva avuto una lite così accesso con nessuno, neanche con il suo peggior nemico.

La cosa che poi lo addolorava maggiormente era l'aver scoperto in quel modo il tradimento di Anna.

Era tutto vero. Lei ti ha tradito

Quelle frasi si era incastonate nella sua testa e lo stavano uccidendo lentamente.

Il pensiero delle mani di un altro sulla pelle delicata di Anna  stava intossicando il suo cuore come il veleno della peggior serpe esistente.

E dove era successo? Su quel letto dove si erano amati per tante volte? Quante volte?

Ma adesso importava davvero? Davvero aveva senso continuare a tormentare la sua mente con delle domande a cui non avrebbe mai trovato una risposta?
Una parte di lui si rimproverava proprio di infliggersi questo dolore con la propria immaginazione

So tutto

Con Federico non è successo nulla!

Coprì il suo bel viso con le mani. Avrebbe voluto tanto smettere di piangere, ma era impossibile controllare quelle lacrime trattenute da mesi.

Si sentiva umiliato, deluso, trafitto: lui non riusciva a capacitarsi di come Anna avesse potuto fare un gesto del genere. Non capiva come poi potesse scaricare tutte le colpe addosso a lui, fingendo di non aver fatto assolutamente nulla.

Chi era davvero Anna? Era quella di cui si era innamorato quella fredda sera d'Aprile, la musa di tutte le sue canzoni, oppure era la ragazza che aveva avuto di fronte a lui pochi minuti prima?

Il suo cuore era straziato dal dolore, ma la sua mente era ottenebrata dalla rabbia per essersi illuso che con lei le cose potessero essere diverse.

Con la sua Wendy non poteva che essere un lieto fine, un sogno. Invece era precipitato nell'incubo peggiore della sua vita.

Si sentiva così sciocco e al tempo stesso così fragile per aver abbassato tutte le difese ed aver lasciato il cuore in bella vista, pronto per essere trafitto dal peggior dardo possibile.

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