In quel caldo sabato pomeriggio, Anna varcò la soglia della polisportiva con il nervoso che veniva rilasciato da ogni sua cellula del corpo.
La rabbia che emanava ogni suo passo veniva impressa sull'asfalto come una macchia di vernice. Detestava aver messo piede fuori casa per andare da uno che si era preso gioco della sua fragilità.
Più cercava di tranquillizzarsi, più la voglia di urlare contro Federico aumentava e il pensiero di non poterlo fare era frustrante per lei.
Nel via vai di genitori che andavano a recuperare i figli dopo un intenso allenamento, Anna cercava di farsi largo per raggiungere il campo da calcio.
In quel momento, le venne in mente quando da bambina andava guardare le partite del fratello. La domenica mattina si sedeva sugli spalti, insieme ai genitori di Niccolò e tifava quella che sarebbe diventata la gang del parcheggio. Per quelle manciate di ore Anna e Michele si sentivano parte di una famiglia vera e propria. Ricevevano tanto di quel calore e di quell'affetto dai coniugi Moriconi che pregavano che la domenica non finisse mai.
La festa iniziava la mattina, quando il citofono annunciava che Niccolò era lì, sotto casa ad aspettarli con il borsone sulle spalle. Quando poi vedeva scendere i fratelli Franceschini, non riusciva a contenere la felicità, sebbene fosse ormai una tradizione.
A distanza di tutti quegli anni poi, Niccolò aveva conservato quel sorriso smagliante in grado di irradiare felicità anche al cuore più gelido. Alle volte quando rideva di cuore, Anna aveva l'impressione di avere accanto quel bambino sdentato che correva su e giù per il campo da calcio.
Travolta dai ricordi, ebbe un sussulto. Per l'ennesima volta si maledisse per non essere in grado di lasciar andare via del tutto il suo ricordo.
Riprese rapidamente a camminare verso il campo da calcio dove avrebbe certamente trovato Federico, sperando di riuscire a mantenere la calma.
Se il ricordo di Niccolò le procurava una dolorosa nostalgia, il pensiero del biondo le provocava l'orticaria.
Contieniti pensò, mentre si avvicinava alla rete del campo. Tra i tanti ragazzi con indosso l'uniforme non lo aveva ancora identificato. Perlustrò con lo sguardo tutto il perimetro finché non lo vide mentre faceva un po' di riscaldamento insieme ad un suo compagno di squadra.
Detestava ammetterlo, ma in quella divisa bianca sembrava uno di quei calciatori che vedi in tv la domenica pomeriggio. Aveva il suo... fascino, ma Anna non lo avrebbe ammesso ad anima viva.
Provò a fare dei cenni con la mano per farsi notare, ma fin quando il compagno di squadra di Federico non gli diede una gomitata, lui non se ne accorse.
Sebbene aspettasse il suo arrivo, un leggero stupore attraversò il volto del ragazzo, che corse subito verso di lei.
- Credevo che mi avresti dato buca alla fine- Il fiato era leggermente affaticato per l'allenamento, ma il tono suadente c'era sempre, purtroppo.
Anna si morse la parte interna della guancia per evitare di dire qualcosa di più.
- Mi dai gli occhiali?- Chiese fredda, a braccia incrociate. Federico alzò un sopracciglio, leggermente meravigliato: aveva intuito che c'era qualcosa che non andava.
Il biondo allora posò una mano sulla rete e con l'altra si sistemò il ciuffo. Sembrava leggermente spiazzato dall'atteggiamento della ragazza.
- Stanno nello spogliatoio, ma fra poco inizia la partita e il mister beh... ecco- Negli occhi di Anna saettò una fiamma di ira: aveva già capito dove stava andando a finire la conversazione.
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FanfictionAnna ha diciannove anni e il cuore infranto. Con la disperazione e la sofferenza di chi ha perso un amore importante, scrive una serie di bozze nelle note del cellulare. E se per caso queste note diventassero pubbliche? 2K views il 17/06/2019