Jeff
Mi svegliai di soprassalto nel mio letto, era quasi l'alba, e io non ricordavo nulla. Tutto, fino a quel momento, era solo un ricordo sfocato.
Nell'aria c'era una strana atmosfera, come irreale.
Mi guardai intorno, accorgendomi che quella non era la mia stanza, e tantomeno il mio letto.
La camera era spaziosa e con il soffitto basso, ai muri erano appesi numerosi poster di band musicali come I Geen Day, Led Zeppelin e Deep Purple.
In un angolo della stanza era stata messa alla rinfusa una vecchia batteria, affiancata da una chitarra.
La porta si aprì con un cigolio, e Bianca entrò nella camera con una pila di vestiti puliti e stirati in mano, sorrise, e li appoggiò sul comodino alla sinistra del letto.
Dimostrava quattordici anni, i capelli erano lasciati cadere sulle spalle. La pelle era più scura, un po' abbronzata forse dopo una giornata al mare.
Sotto la maglietta bianca a maniche corte si vedeva un costume da bagno viola, che confermò le mie ipotesi.
-Finalmente ti sei svegliato.- disse tranquilla.
Avrei voluto afficinarmi a lei, abbracciarla in qualche modo, perché iniziavo veramente a temere che fosse tutto un sogno.
Quando provai a parlarle, dalla mia bocca uscirono altre parole, e con la voce di qualcun altro.
-Quanto tempo ho dormito?-
Bianca sorrise. -Circa due ore. Certo che sei proprio un cretino, ti avevo detto che provando quell'esibizione con lo skate davanti ai tuoi amici si saresti rotto un osso, e cosa è successo? Ti sei rotto una gamba.-
Lo ammetto, non ci stavo capendo nulla.
Parlai di nuovo, con la voce dell'altro ragazzo.
-Per favore, non dirlo a mamma. Se scoprisse che mi avevi avvertito aumenterebbe la punizione.-
Bianca sorrisse divertita. Un sorriso solare, come se avesse appena ascoltato una barzelletta molto divertente, un sorriso che non avevo mai visto di persona.
-Va bene.- acconsentì lei. -Sei il fratello più irresponsabile di sempre, Adam.-
-Come dici tu, sorellina.-
Bianca si appoggiò al muro, sembrava come se avesse qualcosa per la testa, qualcosa che non riusciva a spiegare.
-Adam, ti posso parlare di... di una persona?-
-Certo, chi é?-
Bianca evitò il mio sguardo, o meglio, quello di suo fratello.
-Questo ragazzo che ho incontrato... da quando sei morto, io non riuscivo più ad essere veramente felice. Lui è stata l'unica persona a farmi ritrovare il sorriso, ancora una volta.-
Non riuscivo più a respirare, era come se stessi affogando lentamente.
-Lui...- continuò lei -Può sembrare spaventoso, sadico, pazzo, ma in fondo ha ancora una parte della sua umanità, anche se piccola. Dopo che te ne sei andato, lui è stato come un fratello per me, ha rischiato la vita per me, anche se so che tu non potresti mai perdonarlo per ciò che ha fatto, ma promettimi di provarci. Ok?-
Annuii leggermente.
-È lui che mi ha portato qui, perché se ora ti sto parlando, significa che sono morta anche io.- esitò. -E questo per mano sua.-
Sul suo volto non c'era risentimento. Non c'era rabbia o disperazione, solo un'espressione di rassegnazione e pace.
Esattamente la stessa espressione che aveva solo poche ore prima...
Lei sorrise malinconica, e mi osservò ancora.
-Ora torna a dormire, Adam. Sarai stanco.- e aprì la porta della camera, preparandosi ad uscire.
Tentai di bloccarla, di fermarla, provai a gridarle di tornare indietro, di non andarsene.
Inutile.
Appena la porta si chiuse, la camera sfumò, come un dipinto di un'artista bagnato dall'acqua.
Mi risvegliai, quella volta per davvero, in un bagno di sudore. Mi guardai velocemente intorno, ritrovandomi a fissare la mia solita stanza disordinata, senza nessuno pronto ad aprire la porta per fare una chiacchierata ultraterrena.
Non poteva essere lei...
Quel sogno... sembrava più un ricordo, che si era tramutato poi un una sorta di dialogo tra defunti.
Era vero, tutto vero.
Io l'avevo uccisa, io le ho fatto del male... Ma non volevo... non volevo farlo!
Solo un ordine, avevo solo obbedito a uno stupido ordine.
... No... Non era un ordine, era un capriccio di una mente crudele e oscura, una delle più orribili.
Le aveva accolte, le aveva difese, e poi le aveva uccise. Tutto senza nemmeno una briciola di rimpianto.
L'aggettivo mostro gli si addiceva completamente.
Successivamente la mia catena di pensieri si spostò ancora su di lei, e su quello che era successo solo poche ore prima.
Il sangue sulle pareti... Il suo piccolo braccialetto appoggiato ai suoi piedi...
Non avrei voluto ricordare, ma non potevo. Ricordo di come giunsi davanti alla sua finestra e la aprii, facendola involontariamente cigolare sui cardini.
Lei aprì i suoi profondi occhi castani, che nel buio si tingevano del colore dell'ossidiana.
Sorrise placidamente.
-Sapevo saresti arrivato.-
-...Credevo che stessi dormendo.-
Bianca ignorò il mio commento, alzandosi a sedere sul morbido piumone violetto.
-Che c'è, perché fai quella faccia?-
-Dopo la nostra incursione all'interno del piano Slender ha deciso di punirmi un'altra volta.- confessai.
Lei aveva un'espressione talmente paziente che mi ricordò una madre che cercava di far confessare al figlio un casino da lui commesso, e un po' mi sentivo davvero in soggezione, come se fossi veramente un bambino al cospetto della madre. E i suoi occhi non aiutavano.
Per un attimo provai a immaginarla da adulta, sposata, con dei figli, e scoprii di riuscirci benissimo. Non era affatto difficile vederla un giorno come una vera madre.
Me ne vergognavo parecchio, quindi tentai di scacciare quella sensazione.
-Di che punizione si tratta?-
-Non ho voglia di parlarne.- replicai chiudendo la questione.
Rimanemmo in silenzio per qualche minuto, che io passai a cercare di evitare il suo sguardo dolce.
Mi dava fastidio che lei si comportasse così tranquillamente, mentre io stavo cercando soltanto di non urlare dal dolore. Avevo come l'impressione che lei sapesse tutto, tutto quanto.
Ed era così, ma ancora non lo immaginavo.
-Ho trovato il tuo braccialetto.- dissi a un certo punto, ritrovando un minimo di dignità.
-Davvero?-
Le porsi la catena d'argento, il pendente che brillava nel buio.
-L'hai perso alla centrale di polizia. L'ho recuperato.-
I suoi occhi sembrano sul punto di lasciare andare delle lacrime, ma si trattenne.
Sussurrò un debole grazie, e prese il bracciale con dita tremanti.
Continuammo a evitarci in silenzio, fino a che lei chinò la testa, e il suo corpo venne scosso dai singhiozzi.
Piangeva, riversando fuori un'enorme dolore.
Le sfiorai una spalla, con un misto di confusione e dubbio, cosa fare in una situazione del genere?
Lei parlò, la voce incrinata dal pianto.
-J-Jeff... Io... Io h-ho paura.-
-Devi tranquillizzarti, io non... non ti farò niente...- tentai di difendermi.
Lei si asciugò le lacrime.
-Non ho paura di te... Io... h-ho paura di cosa mi accadrà, quando tutto questo sarà finito...- disse le ultime parole come se le lasciassero un sapore amaro in bocca.
-...Di che cosa stai parlando?- le chiesi con voce tremante, a causa del panico che mi penetrava nelle ossa.
Lei fece una pausa.
-Jeff, perché sei venuto qui?- chiese improvvisamente fredda come il marmo.
La guardai, mentre si voltava per osservare gli effetti del suo tono su di me.
Lo ripeté ancora.
-Jeff, dimmi il motivo per cui sei venuto, ora.-
Abbassai lo sguardo.
-Mi ha costretto a venire. Io... non voglio eseguire i suoi ordini, Bianca! Lo giuro su quello che vuoi, ma non farò quello che mi ha detto!-
Di nuovo comparve un sorriso malinconico sul suo volto dai lineamenti dolci, un volto che non avrei scordato.
-Jeff, è il tuo dovere. Se non lo farai, lui...-
Non le lasciai terminare la frase.
-No! Non voglio farlo, non voglio farti ancora del male!-
Altre lacrime silenziose righarono il suo viso, ma nonostante il dolore, lei sorrideva.
Sorrideva ancora.
Mi ritrovai anch'io a piangere, stringendo la mano che teneva il suo bracciale.
-...Non voglio perdere la mia sorellina.-
Chiuse gli occhi scuri.
-Devi farlo, se non lo farai, la tua punizione sarà ancora peggiore.- disse.
Scossi il capo.
-L'unica vera punizione sarebbe perderti in questo modo.-
Lei si girò verso il muro alle sue spalle, nascondendo il fremito del labbro.
-La mia sola sopravvivenza è un insulto a voi, finché io vivo, voi non siete al sicuro.- rispose.
Tentai di replicare, ma lei mi zittì con un segno della mano.
Rimanemmo ancora una volta fermi.
-Se devo morire lo farò a mio piacere, sceglierò io come lasciare questo cazzo di mondo.-
Si asciugò ancora il viso e si prese le ginocchia con le braccia, rannicchiata con la schiena sul muro.
Mi studiò il volto.
-Fa male?- chiese poi improvvisamente.
-Che cosa?-
-Il tuo sorriso... voglio sorridere così, quando... tornerò a dormire anch'io.-
-No, non dirai sul serio...-
-Sì, Jeff. Uccidimi come ogni altra tua vittima.- sul volto un'espressione determinata. -Voglio un sorriso come il tuo, voglio tornare a dormire felice.-
Avrei voluto dire che era impazzita, che era una follia, ma queste parole pronunciate da un folle non avrebbero avuto alcun senso, così rimasi immobile.
Mi stava ancora guardando speranzosa.
-...Ti prego.-
Capii che stava soffrendo, che non voleva più avere a che fare con gente che le chiedeva se stava bene o quanto era stato orribile e spaventoso rimanere intrappolata per giorni con dei pazzi psicopatici, che non voleva essere ancora costretta a sorridere quando avrebbe voluto solo gridare tutta la sua rabbia e disprezzo.
...
La accontentai...
Tenne gli occhi chiusi, mentre le sue guance venivano scavate, ricoperte dal liquido cremisi.
Non aveva lasciato trasparire alcuna emozione, tantomeno dolore.
-Come sto?- aveva chiesto infine senza aprire gli occhi.
Mi tremava la voce.
-...Sei bellissima quando sorridi.-
Ricordo quando mi voltai, infine, verso la stanza macchiata di sangue.
...Non l'avrei più dimenticata, quella scena, e tantomeno quella ragazza.
Il suo corpo rannicchiato in posizione fetale, gli occhi chiusi e i capelli castani che le incorniciavano il viso, i tagli aperti e sanguinanti sulle guancie.
Ai suoi piedi, in una pozza scarlatta, il braccialetto d'argento, con il suo luccichio quasi completamente affogato dal sangue.
Sul muro alle sue spalle, la frase con inchiostro scarlatto:"Go to Sleep, my little Sister"
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-ℂ𝕣𝕖𝕖𝕡𝕪𝕙𝕠𝕦𝕤𝕖- revelation
Horror"Chi sono? Da dove vengono? Alcuni possono essere considerati umani, ma altri no. Ma la vera domanda è: esistono davvero? È una cosa che in molti continuano a chiedersi. La loro natura è sconosciuta. Le uniche fonti che abbiamo non possono neanche e...