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Jeff

-Perché ci tenevi tanto, a quei documenti? - chiese Linda con un tono tagliente.
-Posso avere degli affari privati o vi devo raccontare sempre tutto? - risposi nello stesso modo.
La ragazza sembrò mettere il broncio, che scomparì subito appena si voltò verso l'amica.
-Non provare più ad andare incontro alla morte, capito?! Se seguissi ogni cosa che fa quello scemo saresti morta entro domani mattina! - enfatizzò facendo finta che "lo scemo" non fosse lì ad ascoltarle.
Bianca roteò gli occhi, ma si vedeva che stava cercando di trattenere un sorriso.
-Va bene, comandante! Devo fare anche venti piegamenti per farmi perdonare o basta così? -
Linda sorrise all'amica, poi le passò una mano nei capelli castani scompigliati.
Solo all'ora notai che Bianca era davvero piccola di statura. Mi arrivava a stento alla spalla, e mi sembrò incredibile non averlo notato prima.

Ricominciammo a ripercorrere quei bui corridoi, intervallati solo ogni tanto da finestre dal vetro spesso ricoperte di sangue di chi aveva tentato di romperne una per scappare.
Inutilmente.
Guardai attraverso una con il vetro non troppo macchiato. Ci trovavamo al secondo piano della stazione, e riuscivo a vedere chiaramente tutte le persone che camminavano tranquillamente poco sotto di noi, mentre vivevano le loro vite, ignare della carneficina che si stava svolgendo nell'edificio esattamente affianco a loro.
I miei pensieri furono interrotti da dei passi.
Pesanti e irregolari, facendomi pensare che qualcuno si stesse trascinando su una sola gamba.
Mi voltai velocemente, impugnando il coltello, pronto a scagliarlo verso ogni minaccia.
Anche Bianca e Linda si erano accorte del rumore, e si guardavano intorno, i volti tesi che scrutavano tutto il corridoio, le armi pronte, che nelle loro mani sembravano quasi innoque.
I passi cessarono, per poi riprendere subito. Si era accorto che c'era qualcun altro, e ora si dirigevano in fretta verso di noi.
Mi rilassai un po' vedendo la persona che ci si presentò davanti: un uomo di mezz'età ferito a una gamba e con un brutto taglio su una guancia.
Era ferito, ma anche armato. Stringeva la pistola d'ordinanza con entrame le mani, per via del tremolio di una di esse.
-Linda... - l'uomo pronunciò il suo nome con una sorta di rimprovero. -Che cosa... che ci fai qui... -
-Papà...? -
Il viso della ragazza era pieno di terrore.
"E così è tuo padre... merda..."
Non sarebbe stato facile come avevo pensato, non sarebbe bastato ucciderlo subito come avevo sperato. Non in presenza della figlia.
-Sei... Dalla loro parte? Tu hai contribuito a uccidere queste persone? - chiese l'uomo con rabbia.
Linda lo guardava, mentre tentava di formulare una risposta, ma dalle sue labbra non uscì alcun suono.
A quel punto si fece avanti Bianca.
-Signor Castle, la prego, non è stata sua figlia ad ammazzare i suoi compagni. Noi non abbiamo fatto niente! -
-Oh, non pensate di potermi mentire! Io vi ho sentite mentre parlavate con lui. - e mi indicò puntando l'arma contro di me. -Siete sue alleate! Vi hanno fatto il lavaggio del cervello, quei mostri.-
Gli occhi di Bianca erano colmi d'odio.
-Non sono mostri! -sbraitò ignorando la pistola che ora era puntata su di lei. -Lei non può immaginare ciò che hanno sopportato! Voi li condannate tutti a una vita da criminali... Ma all'inizio erano proprio come voi! Avevano amici, famiglia, e gli è stato tolto tutto! E voi li trattate in questo modo, solo perché invece del suicidio hanno scelto di ribellarsi?! Di vendicarsi?!- riprese un attimo fiato, con le mani che stringevano il coltello, desiderose di poterlo usare davvero. - ...Siete voi i veri mostri. -
Il signor Castle la scrutò per un attimo, poi scoppiò a ridere.
-È esattamente come pensavo... Tuo fratello ti ha convito che sono loro i buoni, vero? Sai, io l'ho sempre odiato, quel bastardo. Era un delinquente! Lui e la sua mania da pazzi! - ora la osservava con più interesse, come se fosse la scheda di un nuovo pericoloso criminale da analizzare. -Era un dannato figlio di puttana. Per fortuna è finito all'inferno.  -
Sapevo cosa stava per succedere, e sapevo che non sarei mai riuscito a evitarlo. Per questo, quando l'uomo sparò il colpo, mi sentii impreparato.
Spiccai una corsa, tentando di arrivare a Bianca prima del proiettile, di farle in qualche modo da scudo.
Ma il tempo sembrò rallentare, ripiegarsi, per farmi sentire ogni cosa. Per fare in modo che alle mie orecchie giungesse ogni singolo rumore.
La carne che si lacerava, in sangue che schizzava le pareti, il proiettile che altrettanto lentamente penetrava nello stomaco, perforandolo.
Gli occhi di Bianca erano spalancati dal terrore, la bocca aperta in un grido silenzioso, ma che mi riempì di disperazione ancora prima che esso giungesse a me, colmo di dolore.
La vidi mentre si inginocchiava a terra, in una pozza di sangue, nello stesso istante in cui il corpo di Linda le cadeva davanti, immobile, freddo, con una ferita da arma da fuoco nella pancia.

-ℂ𝕣𝕖𝕖𝕡𝕪𝕙𝕠𝕦𝕤𝕖- revelationDove le storie prendono vita. Scoprilo ora