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Bianca

Guardai mia madre, seduta dall'altro lato del tavolo, che mi allungava un piatto che non guardai neanche.
Stava lì davanti a me, alta e magra, con i capelli biondi alternati da scie grigie e bianche.
Aveva smesso completamente di curare il suo aspetto durante i giorni della mia assenza.
-Temevamo di averti perso per sempre... - sussurrò con la sua voce flebile.
-E se fosse stato così? Che avreste fatto? - risposi acida fissandola negli occhi chiari.
Né mia madre né mio padre sapevano da chi avevo preso i miei lineamenti e i miei occhi. Entrambi i miei genitori avevano i capelli biondi e gli occhi a metà tra il grigio e l'azzurro, erano entrambi alti e mia madre non aveva neanche mai avuto forme particolari, e dopo la mia nascita, pensarono a uno scherzo della natura.
Occhi a metà tra il nero e il castano, i capelli sempre e comunque scuri e mossi, i lineamenti così diversi dai loro, che erano marcati e spigolosi, a contrasto con i miei più dolci e semplici.
Mio padre passò anni della sua vita a pensare che io non fossi la loro vera figlia.
E ora desideravo fosse stato così.
-... Dopo quell'incidente... Non potevamo perdere anche te, dopo tuo fratello, eri l'unica cosa che ci era rimasta. - rispose con agitazione la donna.
-Allora avreste dovuto prendervi cura di me! Anche solo un minimo! Capisco il trauma per la morte di Adam, ma isolarmi dalle vostre vite non ha alleviato il vostro dolore! - feci una pausa appena mi accorsi di aver gridato. -Come potete vedere, l'ha soltanto aumentato. -
Mi alzai, per poter andare in camera mia, ma venni fermata dalla sua mano intorno al mio polso.
-Tesoro, ti prego. Dimmi che cosa ti hanno fatto! Sei così diversa, da quando sei tornata... Che ti hanno fatto, bambina mia?! -
-Non sono una bambina, e loro non mi hanno fatto proprio niente. -
-Non dire sciocchezze! - ora era arrabbiata anche lei. -Guardati! Lividi e tagli dappertutto! Per favore, rispondimi, cosa ti ha fatto quel pazzo?! -
-Non mi ha fatto niente! Lui non mi ha fatto proprio niente! - gridai in risposta liberandomi dalla sua presa e correndo via, mentre lei mi supplicava di tornare.
Andai nella mia camera e mi chiusi dentro a chiave. Per un paio di minuti rimasi in ascolto per sentire se lei mi avesse seguito fino alla porta, ma dato il silenzio, mi stesi sul morbido letto della mia stanza.
Il mio corpo reclamava riposo, ma io mi rifiutavo di stendermi, per paura di addormentarmi.
Iniziai a pensare alle parole di mia madre. "Che cosa ti hanno fatto?!"
In realtà non ne avevo idea.
Mi guardai allo specchio per la prima volta dopo giorni, per poi vedere davanti a me una creatura che non assomigliava per niente a quella che era partita con l'amica del cuore per un'avventura nel bosco, ottimista e determinata.
Davanti a me, stava dritta in piedi un essere dai vestiti laceri e sporchi, le dita delle mani macchiate di sangue, il volto, braccia e gambe ricoperte di tagli e lividi.
Mi sfilai la camicia sporca, per vedere per intero il corpo pallido davanti a me.
Le costole sempre più marchate sotto la pelle, le ossa dei fianchi quasi sporgenti, le spalle magre e incurvate per difesa dal freddo gelido della stanza.
Girai su me stessa, scoprendo le scapole e la colonna vertebrale costellate di lividi e escoriazioni.
Pensai a quando venni scaraventata a terra da Jeff, per due volte, entrambe sul terreno duro e quasi roccioso, entrambe le volte seguite da fitte di dolore alla schiena.
Quando ero arrivata, avevo rifiutato un qualsiasi medico e un qualsiasi aiuto, rifiutando anche il cibo che mi era stato offerto, ma solo in quel momento mi accorsi di quanto ne avrei avuto bisogno.
... Ma preferivo morire di fame piuttosto che dover sopportare tutta quella gente che mi chiedeva se andava tutto bene, che mi chiedeva che cosa mi era successo.
Solo il giorno prima ero nella mia camera alla Creepyhouse, a ridere e parlare con Linda, a fantasticare su come sarebbe stato vivere lì con lei e gli altri.
Sembravano passati mesi.
Mi infilai la camicia, non riuscendo più a sopportare la vista di quel corpo nudo e fragile.
Stavo per aprire la porta, pronta ad affrontare una seconda litigata, quando sentì le voci dei miei genitori che parlavano cupe tra loro.
-Cosa pensi le abbiano fatto? -
-Non lo so, cara. Ma sembra diversa. In qualche modo l'hanno cambiata. -
-... Secondo te è stata violentata? -
-No! No... Spero vivamente che non sia così, ma...- fece una breve pausa. -... Non la escluderei come ipotesi. - quest'ultima frase fu seguita dai singhiozzi isterici di mia madre, poi dalle parole di conforto del martito.
-Ma stai tranquilla, probabilmente non è così, magari ci sbagliamo! L'avranno solo... torturata psicologicamente o cose simili... -
-E questo ti rembra meglio?! Questa sarebbe una prospettiva migliore, secondo te?! -
A quel punto mi allontanai dalla porta.
Non volevo sentire altre cazzate, e soprattutto non volevo sentire il pianto di mia madre.

-ℂ𝕣𝕖𝕖𝕡𝕪𝕙𝕠𝕦𝕤𝕖- revelationDove le storie prendono vita. Scoprilo ora