Capitolo 2

213 8 0
                                    


Entro nel primo parcheggio libero quasi sgommando, sono in ritardo di quindici minuti alla mia terza giornata di lezioni, non male dai, poteva andarmi peggio!

Trovo la preside ad aspettarmi all entrata.
"Signorina Rossi, è un pochino in ritardo oggi"

Vaffanculo

"Mi dispiace moltissimo preside Lodge! C'era molto traffico"
"Bene ma che non ricapiti più, non è facile tenere a bada una classe di diciotto ragazzi"

Vaffanculo

"Certo, capisco, capisco. Scusi ancora"

Aspetta, aspetta, perché diciotto ragazzi?!

"Scusi preside ma ha detto diciotto ragazzi? Io di solito lavoro con la classe da dodici!"
"Oh si, non me lo dica, le prime sono in gita scolastica con il professore di educazione fisica quindi tutte le altre classi sono scoperte, e di soldi per le sostituzioni, ehm, pochi, lei lo sostituirà egregiamente nelle quinte"

Che?! Ma questa vegliarda è suonata!
Le prime non sono molto facili da gestire: una mandria di ragazzini brufolosi e in calore, ma riesco a tenerli a bada alzando un pochino la voce. Però con le quinte potrebbe andarmi meglio!!
Alla fine sono più maturi e magari mi faranno fare le mie due ore in santa pace.

Entro dopo di lei, che tira dritto per il suo ufficio mentre io svolto a destra verso la palestra, ripenso a come mi sono ritrovata qui, al fatto che per non pagare una multa molto salata ho deciso di convertire la contravvenzione in lavori socialmente utili, ah, l'America!. E tra tutti i lavori più di merda che c'erano da fare ho scelto il meno peggio, per me, sono pur sempre laureata in scienze motorie l’anno scorso.
Ma è da quando ho otto anni che pratico boxe.
La mia cameretta in Italia è stra piena di medaglie e coppe...
Non ho mai fatto boxe per vincere stupide coppe, per me era una cosa più profonda, un modo per dimostrare a me stessa cosa potevo fare con tutta la rabbia che avevo dentro.
Ho iniziato a praticare dopo che un bambino, in terza elementare mi prendeva in giro per la gonna che avevo indosso quel giorno... Eravamo al parco e io volevo andare con il suo skateboard ma la gonna me lo impediva.
Ha incominciato a chiamarmi femminuccia, e mi diceva che avrei dovuto giocare con le bambole anziché andare sullo skateboard.
Stufa di sentirlo ridere, con gli occhi piene di lacrime gli ho dato un calcio nelle parti basse.
Piangeva che era un piacere...
Mi cresce un sorriso sulle labbra ripensando a quel giorno.
Da lì mi sono ripromessa di non farmi sottomettere più da nessuno.
Quindi è stato facile scegliere di venire qui. Ma alla mia partner in crime, Jen, non è andata bene come a me, lei si è ritrovata a pulire una spiaggia dai rifiuti.
Entro nello spogliatoio femminile e appoggio il borsone con il cambio su una panca.
Arrivo in palestra e vedo una mandria di ragazzi importunare quattro ragazzine che stanno riponendo le palle e la rete che hanno usato per la loro lezione di pallavolo.
Si vede subito che non sono le ragazze più popolari della scuola, goffe impacciate e a disagio dai continui dispetti di quei dementi...
loro non mi notano e decido di fare un finto colpo di tosse per attirare l attenzione.
Alla terza volta che tossico uno mi nota.

"ehi... bambolina hai sbagliato aula?"
"ti sei persa? Ti accompagno io se vuoi"
"jo non ti preoccupare ci penso io a lei"
"no no mi fa piacere accompagnarla"
Si avvicina questo ragazzo con capelli biondissimi tirati su col gel...
Ora mi diverto!!!
"ciao sono nuova, non so bene dove devo andare..."
Vediamo che succede...
"non ti preoccupare dolcezza ci penso io a te"
"grazie"

Ci allontaniamo di poco dalla palestra,con i fischi e le urla tipo orango dei suoi amici.
Mi guida verso gli spogliatoi tenendo una sua mano appoggiata sulla mia schiena.. e dopo poco questo scemo che fa?!
Mi piazza una mano sul culo!!!!
Con un movimento rapido gli mollo un pugno nello stomaco, non forte da farlo svenire ma abbastanza da farlo piegare in due.

Only.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora