Capitolo 3

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"TI VUOI MUOVERE AD USCIRE DA QUEL PARCHEGGIO ! "

A volte mi dimentico di parlare in inglese e lo mischio con un po'di  italiano.
Lasciamo stare.
Dopo essere andata via da scuola sono stata in palestra a fare lezione di karate ai bambini per 1 ora e poi per altre 3 ore mi sono allenata io.
Finito tutto sono corsa in macchina per andare a casa e ora sto aspettando che questo imbecile esca dal parcheggio per poter finalmente salire a farmi una doccia.
Entro in casa e mi fiondo subito da wodka per dargli da mangiare.
Apro le finestre e faccio entrare aria fresca.
Ho un sacco di scatoloni che mi ha recuperato Jhon, pronti per essere riempiti ma non ho voglia.
Ma poi non saprei dove portarli visto che ho saputo solo ieri che avrei dovuto traslocare. Va bene, sto cercando mille scuse.
Jhon mi ha offerto la vecchia camera dove sono stata per i primi mesi che mi sono trasferita qui ma non voglio approfittare della sua gentilezza.
In più ora ho una vita frenetica e non voglio essere di impiccio a nessuno.
È stato molto contento quando gli ho detto del lavoro a scuola!
Per lui sono come una nipote, non hanno avuto figli, e dopo la morte di sua moglie è rimasto solo...
L unica persona che gli è rimasta sono io.
Esco dalla doccia e mi infilo subito la mia camicia da notte, per stasera non penso di uscire...
Annoiata metto una pizza surgelata in forno e mi metto a montare qualche scatoloni.
Anche se non ne ho voglia capisco che devo farlo, perciò incomincio a impacchettare qualcosa , non ho molto in casa, solo una valanga di libri,
la mia seconda passione...
Dopo la boxe ovviamente.
Mentre metto via alcune cose mi suona il telefono e appena vedo il nome sullo schermo mi si apre un sorriso da quarantadue denti

"ehi stronzetta"

mi urlano in coro i due pazzi che mi ritrovo come amici

"ehi romeo e Giulietta! ... Come sta andando il viaggio??"

"insomma... Lucas ha paura di ogni piccolo insetto.... NON È VERO JIM!!!"

Sento urlare in sottofondo

"bhe l Australia è piena di insidie, io starei attenta"
"se vedessero te, anche i canguri smetterebbero di tirare pugni" sghignazzano

"... Come va li?"

"abbastanza bene... Ho iniziato a fare qualche scatolone per il trasloco,anche se non so ancora dove andare... In più ho trovato lavoro a scuola!"

"siamo super felici per il lavoro, e per il trasloco non hai trovato ancora niente?"

"a dirla tutto non ho neanche cercato! Non ne ho avuto il tempo,.. Ma ora mi metto su internet e cerco qualcosa"

"lo sai che puoi usare il nostro appartamento se vuoi!"

"grazie, ma tanto non mi cambia niente, prima o poi dovrò trovarmi un posto mio..."

" Ci dispiace non essere li per darti una mano"

"non preoccupatevi, divertitevi e basta!! mi mancate ragazzi... Tornate presto, ci sentiamo in settimana"

Lucas e Jim...li ho conosciuti quando sono entrata in questo appartamento, loro abitavano sotto.
Da subito è nata una bella amicizia, ma poco dopo si sono trasferiti, poco lontano da qui, e l amicizia è rimasta.
Sono fidanzati da otto anni e si amano alla follia...
Quell amore inconzionato che tutti almeno una volta nella vita dovrebbero provare...
Che vorrei vivere anch'io prima o poi.
farebbero di tutto l uno per l altro,
infatti Jim ha lasciato il suo lavoro per trascorrere del tempo in Australia dalla famiglia di Lucas...
Non tornava da 5 anni...
E questo mi ricorda me....
Sono sei anni che non metto piede in Italia,
e un po' mi manca,
mi manca tutto. come l'aria.
Tranne la nebbia che qui a San Francisco fa da padrona.
Ma non è la stessa nebbia...
Quella che si alzava al mattino dal campo di grano davanti casa...
Non rimpiango niente,
ma a volte chiudo gli occhi e mi immagino di stare sul divano con mio fratello a prendere in giro mia mamma che non sa usare il cellulare.
Mi mancano terribilmente...
Non parlo di mio papà perché purtroppo non ho ricordi di lui...
È morto quando io avevo 4 anni.
Probabilmente mi sento così sola perché non ho nessuno vicino a me...
Vorrei lasciarmi andare, ma lo scopo che ho nella vita non mi permette di affezionarmi a nessuno.
Ho intenzione di trasferirmi, mi piacerebbe la costa sud californiana...
Los Angeles per esempio.
Oppure Thailandia, o che ne so... Hawaii...
San Francisco è bellissima, ma è troppo cupa per una come me...
io voglio vivere dove l ocano mi bagna i piedi e la sabbia è calda.
Non come qui che l oceano mi ricorda soltanto quanto è profondo, freddo e scuro. Proprio come me.
Sento di non appartenere a questa città, anche se mi ha accolto a braccia aperte.
Probabilmente è più simile a me di quanto io creda.
Guardo il Golden Gate Bridge dalla finestra, un sacco di auto mobili vanno avanti e indietro...
E io rimango ferma.
Per un numero di ore infinite.
Sono le 4:16 di sabato mattina...
Il sole non è ancora sorto e io non ho ancora chiuso occhio, quindi metto la tuta e infilo le scarpe.
Sono abituata a dormire pochissimo, quattro ore per notte sono già un evento.
Ma preferisco uscire, perché stare ferma immobile mi da la sensazione di pietrificarmi lentamente.
L aria è fresca, e mi fa risvegliare all istante.
Incomincio a correre per le strade quasi deserte,
solo qualche locale è ancora aperto,
i giornalai a lato delle strade stanno esponendo i quotidiani,
e vicino ai bar si sente già il profumo delle brioches...
Scendo giù per una ripidissima strada che sfocia direttamente sul oceano.
Per chi si allena come me
San Francisco è la città ideale!
Tutte strade ripide, e un continuo sali e scendi di vie.
Dopo un altro paio di chilometri il sole è quasi sorto, passo attraverso un parchetto per bambini e la mia attenzione viene catturata da un suono gutturale che conosco fin troppo bene...
"arggg"
Quello è il classico rumore che ti esce dalla bocca quando ti sferrano un gran pugno in pancia...
Mi dirigo verso quel rumore e appena giro dietro uno sciovolo noto 3 ragazzi molto robusti prende a calci e pugni qualcosa... Ma... È una persona!
Mi avvicino subito.
Uno dei tre mi nota

"ehi piccola ti sei persa? "

Ancora con sta storia?!! Tristi uomini che pensano che le donne sono tutte sperdute tipo biancaneve.

" no so bene dove sono"
"e allora cosa vuoi?"

Nel frattempo anche gli altri due si girano a guardarmi. Sono già stufa e non ho voglia di giocare, in più il ragazzo a terra ricoperto di sangue non da segni di vita.
Non riesco a guardarlo bene perché il viso è nascosto dallo scivolo.

"vi conviene andare via di corsa... Stamattina mi sento buona e vi do la possibilità di scappare"

in coro ridono di gusto... Io non rido un cazzo.
Mollo un dritto in faccia a quello più vicino a me, probabilmente rompendogli il setto nasale, almeno dal "crack" che ho sentito mi sembrava quello...
Si avventato su di me anche gli altri due, uno mi tiene le braccia da dietro e l altro si avvicina ghignando.
Un bel calcio nelle palle lo fa cadere in ginocchio.
È quello che mi tiene da dietro allenta un pochino la presa, probabilmente per lo stupore del mio gesto.
Metto un mio piede in mezzo alle sue gambe e lo faccio cadere dando anche a lui un bel calcio nello stomaco.
Non mi accorgo, uno mi tira per una caviglia e finisco con la faccia a terra, cerca di tirarmi per un piede ma riesco a girarmi per dargli un calcio sul braccio.
Molla la presa e scatto in piedi.

"andatevene a casa"

Sdraiato a terra per il dolore, sputa un po' di sangue, mi guarda con occhi iniettati di sangue.

"non sai in che guaio ti sei cacciata".

Me ne frego e gli tiro un altro calcio.
Un rumore di auto ci distrae.
I due un po' più sani caricano in spalla il terzo e vanno via.
Mi guardo velocemente per controllare se ho delle ferite, ma grazie a dio sto bene, ho solo uno strappo nei pantaloni, sul ginocchio.
Mi abbasso subito sul corpo che giace a terra.
È svenuto...

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