||un treno merci mi ha investito||

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11 anni dopo

Posso resistere, non manca molto, ancora pochi minuti e poi uscirò da questa maledetta aula. Appoggio la testa sulla mia mano e guardo il mio quaderno con aria persa, la mia testa oggi è da un'altra parte, e di rimanere concentrata su un qualcosa proprio non ce la fa. Perciò oggi non ho capito un accidente di quelli che mi hanno spiegato i prof.

Nonostante oggi non mi sia impegnata a rimanere concentrata ho un mal di testa incredibile. Sembra che un autobus mi abbia investito, ma che dico un treno merci mi ha investito.

Alzo lo sguardo nuovamente sull'orologio che oggi sembra avercela con me, visto che va più lentamente del solito, sono passati solo 5 minuti da quando ho guardato l'orologio. Sbuffo senza farmi sentire dal prof e torno a scarabocchiare parole senza senso sul mio quaderno.

Sento il mio letto che mi chiama dal dormitorio, e non vedo l'ora di raggiungerlo.

Un pallina di carta mi arriva tra i capelli, alzo gli occhi al cielo e mi volto, incontrando gli occhi dei gemelli nonché anche i miei due migliori amici, i due rossi mi guardano, in modo totalmente diverso.
Beth mi guarda preoccupata, mi chiede in silenzio che mi succede mentre Josh sorride divertito, e potrei scommetterci una mano che è stato lui a lanciarmi la pallina di carta.
Scuoto la testa in direzione di Beth mentre faccio il dito medio a Josh, cercando di non farmi vedere dal prof. Dopodiché mi giro e torno a guardare difronte a me, prima che il prof cominci ad urlarmi dietro in 10 lingue diverse.

Beth e Josh sono i miei due migliori amici da quando io e Aaron siamo entrati in orfanotrofio, e non mi hanno mai adottato. Aaron ha mantenuto la promessa di rimanermi accanto, infatti non mi ha mai abbandonato, nemmeno ora che siamo al college, o meglio ad una specie di college per orfani. Quando arrivi ad una certa età tutti sono sicuri che non verrai più adottato perciò ti spediscono qui per studiare, così che tu sia in grado di crearti una vita.
Perciò siamo tappati qui, dai quindici anni fino ai ventidue, e non ci possiamo muovere. Io ho 17 anni perciò sono qui dentro da due come i due gemelli, mentre Aaron ne ha 20 ed è qui da 5 anni, è venuto qui insieme a Cole, il suo migliore amico.

Pensare che mi mancano ancora cinque anni da trascorrere qui mi viene voglia di vomitare.

A distogliermi dai pensieri è il prof
-Si sieda vicino a Summer Cooper, la ragazza infondo con i capelli castani che non mi ascolta da tutta la lezione- alzo lo sguardo e incontro quelli del prof di scienze, che mi guarda con uno sguardo che dovrebbe essere severo, ma è il prof più buono che abbiamo
-scusi prof- dico io con un mezzo sorriso -ma non so davvero che farmene con la conoscenza di come sono fatte le cellule- sento la classe ridacchiare
-ti servirà quando ti strangolerò Cooper- mi dice Mr. Brown, io gli faccio un cenno. Solo allora mi rendo conto del ragazzo accanto al prof.

Mi sta guardando negli occhi, sono neri, di un nero che ho visto solo e solamente una volta nella mia vita, e sono quelli che ho odiato di più.

Guardo il ragazzo ha il ciuffo castano scuro e l'orecchino all'orecchio, porta un paio di jeans scuri, una felpa bianca mentre ai piedi porta un paio di Vans rigorosamente nere. Mi ci vuole davvero poco per riconoscere Evan Baker, il ragazzo che ho odiato di più in tutta la mia vita.
Solo allora capisco che il prof. lo stava mandando da me, e che lui si sta venendo a sedere accanto a me. Lui sposta la sedia, lascia cadere con un tonfo lo zaino e si siede accanto a me.

-ma che piacere, da quando non ci vediamo Ness- dice con quella voce, che mi verrebbe solo voglia di prendere a schiaffi
-che ci fai qui Baker?- chiedo non degnandolo nemmeno del mio sguardo, lo sento sorridere
-secondo te? Mi pare di aver capito che quelli che sono qui dentro non hanno più una famiglia, beh fai due più due Ness- mi dice appoggiandosi allo schienale della sedia, gli lancio un occhiataccia e lui sorride.

Evan Baker signori e signore, uno stronzo di prima categoria, uno di quelli che ti fa un sorriso e le tue mutandine già sono scappate, il tipico ragazzo che pensa di avere tutto e tutti ai suoi piedi. Quel tipo di ragazzo che già 8 anni faceva cadere tutte le ragazzine al suo passaggio, beh tutte tranne me. Quello che nei libri viene caratterizzato come bad boy, il bello e impossibile.
Ma non per me, per me è solo uno stronzo con un ego smisurato che dovrebbe imparare a controllare.

Siamo nemici da quando abbiamo 5 anni, da quel giorno non abbiamo mai smesso di farci dispetti, e di vendicarci l'uno sull'altro. Fino a che io non sono sparita nel nulla, o meglio fino a quando mia madre non è morta, e io sono stata rinchiusa in un orfanotrofio.

-non mi chiamare Ness- dico a denti stretti, è da quando avevamo 4 anni che mi chiama così.
-sei sparita di punto in bianco Ness- dice marcando bene l'ultima parola, facendo crescere in me la voglia di tiragli un pugno -tutti si chiedevano dov'eri finita, e nessuno sapeva nulla. Avevamo solo visto l'annuncio di tua madre, morta dentro casa perché- mi giro di scatto lo prendo per il colletto della felpa e lo strattono
-non parlare mai più di mia madre Baker, chiaro?- dico tra i denti, per poi lasciarlo andare
-sei diventata aggressiva Ness- dice con lo stesso ghigno sul viso.

Possiamo dire che in cielo ha qualcuno che lo protegge, perché se non fosse per la campanella che suona si sarebbe ritrovato con un occhio nero, fatto dalla sottoscritta.

Mi alzo dalla sedia, e infilo tutto nello zaino e mi avvio verso l'uscita dell'aula, cammino per i corridoi a passo svelto, nonostante ciò Beth e Josh riescono a raggiungermi e mi affiancano
-chi era?- mi chiede Josh con tono abbastanza autoritario, che mi comporta a lanciargli uno sguardo omicida
-il mio gemello voleva dire, lo conosci? Perché appena si è seduto accanto a te non avete mai smesso di parlare, e soprattutto abbiamo notato la tua solita dolcezza- dice Beth prima guardando male il suo gemello e poi guardandomi con aria dolce. Io sospiro.
-è solo uno stronzo che conoscevo alle elementari- dico come se fosse una cosa da poco. Apro l'anta dell'armadietto e metto i libri al suo interno

-non l'avresti preso per il colletto se era una cosa da nulla- dice Josh sbucando dietro l'anta del mio armadietto
-sì invece sai come sono amo prendere per il colletto e minacciare la gente- dico in tono ironico, facendo capire a tutti e due che non mi va di parlarne. Prendo i libri che mi servono per studiare oggi pomeriggio e poi chiudo l'armadietto -andiamo?- chiedo e i miei due migliori amici annuiscono.

Insieme ci dirigiamo verso la mensa.

I need a hug [in pausa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora