||siamo diventati migliori amici||

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Davanti alla porta della camera di Jamie c'è quest'ultima ed Evan, che si sta rimettendo la maglietta, mentre lei è ancora in intimo, fortunatamente, conoscendola potrebbe uscire anche nuda quella li. Trattengo il conato di vomito e gli passo davanti, e sento un pezzo della conversazione

-ci vediamo la prossima volta, chiamami quando serve- dice Jamie con la voce da gallina che si ritrova, e potrei scommettere sulla mia testa, che ha spinto in fuori le tette e sta facendo il viso da cucciola. Io alzo gli occhi senza farmi vedere e continuo a camminare

-si si, lo farò- dice Evan con voce distratta, e pochi secondi dopo sento la porta chiudersi e vengo affiancata da quella sottospecie di umano. Dio ora che è andato a letto con Jamie lo tollero ancora meno. E l'ha fatto prima di quanto mi aspettassi.

-buongiorno Ness- dice sorridendomi, camminando sicuro per il corridoio, le ragazze che lo vedono passare gli sbavano dietro e ciò non fa altro che aumentare il suo ego. Patetico.

-ciao Evan- dico spingendo la porta dei dormitori femminili. L'aria fresca del primo pomeriggio di oramai autunno inoltrato mi fa rabbrividire, e mi stingo nel mio leggero giubbetto in pelle. Mi congratulo con me stessa per aver pensato di portarmi la sciarpa, se non l'avessi fatto starei congelando.

Sento lo schioccare di un accendino, e mi volto per guardare Evan che si sta accendendo una sigaretta, fa il primo tiro a pieni polmoni, dopodiché la toglie dalle labbra e butta fuori il fumo bianco. Lo guardo con un sopracciglio alzato. Lui posa i suoi occhi neri su di me

-che c'è?- mi chiede facendo un altro tiro -vuoi?- mi chiede porgendomela e io mi costringo a scuotere la testa.

-no- dico sicura e continuo a guardare avanti, facendo finta che lui non esista

-che c'è hai paura, Ness?- mi stuzzica creando una nuvoletta bianca, io alzo gli occhi al cielo, poi incontro il suo sguardo, e lo guardo con sufficienza

-no, é che così ne rimane di più per te, e forse muori prima- gli dico porgendogli un sorriso, lui mi guarda male e mi manda tutto il fumo sugli occhi pensando di darmi fastidio, senza sapere che in realtà un paio di mesi fa, ne fumavo una cosa come 10 al giorno. Alzò gli occhi al cielo e mi dirigo verso il bar.

-dove devi andare?- mi chiede continuando a camminarci accanto

-a farmi i cazzi miei, ci si vede in giro Baker- dico aumentando il passo, per seminarlo.

-che hai oggi Ness?- mi chiede ridacchiando e guardandomi -il ciclo?- io alzò gli occhi al cielo e sospiro, ah maschi. Decido di non commentare e di avviarmi verso la porta del bar, prima di entrare mi volto verso Evan.

-no sei semplicemente tu che mi stai sul cazzo- gli dico alzando poi il dito medio nella sua direzione. Lui ricambia subito e io entro nel bar senza girarmi indietro.

Noto il ciuffo scompigliato di Josh in un tavolino, il nostro tavolino, quando dobbiamo parlare di determinate cose ci sediamo sempre nel tavolino più vicino al riscaldamento, io sulla poltroncina mentre lui su uno sgabello. Non ho ricordo di una sola volta in cui non abbiamo rispettato questa specie di tradizione, che è diventata per noi oramai importante.

Mi siedo sulla poltroncina cercando di sorridergli, ma mi esce solo una smorfia sforzata. Ho ancora un leggero mal di testa e mi sento sfinita. Ma il mio migliore amico di certo non è messo meglio di me, come me ha due borse profonde sotto gli occhi azzurri, che brillano. Per un periodo avevano preso il colore del cielo quando minaccia pioggia. Lui e la gemella hanno tenuto quel colore per un bel po'. A differenza di Beth, i suoi sono tornati totalmente azzurri come l'oltremare.

-odio le dopo sbornie- dico io appoggiando la testa sulle braccia, sento la cameriera arrivare e mi appoggia difronte il consueto toast, io la ringrazio con un canno del capo, lei mi sorride e appoggia lo spicchio di pizza difronte al mio migliore amico e se ne va. Aspettiamo che lei non ci veda e facciamo metà dei nostri piatti. Altra tradizione che va avanti da alcuni anni, ordiniamo sempre le stesse cose e ogni volta facciamo metà

-credo che a nessuno piaccia- mi dice il mio migliore amico passandomi il pezzo di pizza destinato a me -ho troppo sonno ragazza- dice sbadigliando -allora che vi stavate dicendo te e Evan Baker qui fuori?- mi chiede fissandomi serio, io per poco non mi soffoco con l'acqua. Quando riesco finalmente a respirare guardo confusa il mio migliore amico

-come hai fatto a vederci?- gli chiedo preoccupata di aver uno stalker difronte a me e di non essermene mai accorta. Lui mi sorride scuotendo la testa

-lo sai che a me non sfugge nulla, Sam- mi dice dando un morso al sua metà del mio toast. Io non ribatto perché so che ha ragione. A questo ragazzo non gli si può nascondere nulla, dico sul serio. -allora mi spieghi che cazzo succede?- mi guarda con quello sguardo che conosco bene, a lui non posso mentire ma soprattutto da lui non posso scappare. Joshua Wilson vuole risposte chiare, e quando le vuole le ottiene, in un modo o nell'altro. Io sbuffo sonoramente e gli lancio un occhiataccia e lui sorride perché sa di aver vinto. Sto brutto stronzo.

-ci conosciamo da quando eravamo piccoli, lui e Aaron erano migliori amici. Ma io ed Evan non ci siamo mai sopportati realmente. Ci odiavamo a vicenda, e ci vendicavamo uno sull'altra. Era una lotta a non finire. Poi non so cosa cavolo sia successo, sta di fatto che un pomeriggio loro due hanno litigato, ho provato a chiedere ad Aaron che cazzo era successo ma non ha mai voluto dirmi nulla- alzo le spalle, quella storia rimarrà per sempre un mistero per me, ne sono più che sicura. -poi sai già cosa è successo, siamo finiti tutti e due in orfanotrofio e non ne abbiamo mai più avuto a che fare con lui- dico alzando gli occhi sul mio migliore amico.

Josh mi guarda e come sempre cerca di leggermi dentro, io alzo gli occhi al cielo perché sa quanto mi da fastidio, ma è anche l'unica persona in grado di riuscire a farlo ancora.

-okay scusa scusa- dice alzando le mani in segno di difesa -ma perché non siete mai andati d'accordo?- mi chiede alzando il sopracciglio, io alzo le spalle con disinvoltura e lui scuote la testa, vedendolo così una persona potrebbe pensare che si stia arrendendo ma mi dispiace dirvi che in verità questo ragazzo non si è mai arreso in vita sua. Nemmeno quando era ora di salvare me. Nessun medico, nessun psicologo l'aveva mai capito. Ma a lui è bastato guardarmi negli occhi, per capire che cazzo avevo, ed è anche questo il motivo per la quale siamo diventati migliori amici.

Il resto del pomeriggio lo passiamo a parlare tra di noi, da argomenti che riguardavano me ad argomenti che riguardavano lui. Per Josh parlare di se stesso è sempre stato un problema, non ne è mai stato capace, ma con pazienza riesci a guadagnarti la sua fiducia, e da quel momento in poi riesci a farti strada tra il suo cuore. Basta sapersene prendere cura.

Quando stanno per cacciarci dal bar ci alziamo ed usciamo. Ci dirigiamo insieme verso i dormitori maschili.

I need a hug [in pausa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora