Capitolo 16

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Capitolo precedente....

si girò e vide la figura svenuta di Uriel che......

....era sospesa in aria con le gambe e le braccia a penzoloni, egli era ancora nella sua forma angelica e fin qui era tutto normale mi vorreste dire, ma l'unica cosa che spaventò Nash era la sua pelle cosparsa da chiazze scure, tinte di nero e viola e dai suoi polsi usciva del sangue, del sangue puro privo di macchie, il suo corpo era  anche esso cosparso da piccoli tagli dovuti all'urto di quell'energia assai forte, Uriel aveva dato tutto il suo dispendio di energia per portare Crystal alla normalità ed adesso era in fin di vita e le nuvole bianche alleviavano leggermente il suo dolore, ma nulla di più, Nash aveva versato qualche lacrime, lacrime piene di rammarico e dolore, vederlo lì anche se svenuto ma pur sofferente da come era contorta la sua mimica facciale, il beta soffriva a vederlo così e si impose di far qualcosa, qualsiasi cosa che fosse in suo potere, si girò nuovamente verso sua sorella maggiore con occhi supplicanti 

-Aura dimmi cosa devo fare, farò qualsiasi cosa pur di non vederlo in questo stato, anche se lo respinto parecchie volte per la mia stupida paura e per...io non voglio perderlo, necessito della sua presenza, diventerà essenziale lo so e non ci posso fare niente- disse Nash lasciando scorrere quelle lacrime silenziose ma comunque cariche di emozioni che andavano in contrasto tra di loro,  Aura a quella frase rimasta in sospeso le si spensero gli occhi sapendo di cosa stesse riferendo, ma poi tornò normale per non far capire a Nash del suo senso di colpa e del dolore che provava ogni volta che ci ripensava, ella si dava la colpa per averlo lasciato solo, ma il fratello non le diede nessuna colpa, nessuno avrebbe potuto prevedere quello che era successo e adesso toccava solo a Nash di superare il suo problema e la sua paura 

-L'unica cosa che puoi fare è usare delle emozioni diverse di quelle che provava Crystal in quel momento, Uriel ha solo trasferito il suo dolore nel suo di corpo e per un angelo sentimenti così negativi sono fateli e sono più che sorpresa che sia ancora vivo.....Nash devi donarli amore e per un lupo sai qual è il gesto che possa significare sia amore, possessione e che fa capire a l'anima gemella di non essere stata rifiutata se non accettando il suo amore con un solo gesto oltre al bacio- disse Aura lasciando che il fratello arrivasse da solo alla soluzione, doveva trovarla da solo così avrebbe anche accettato se stesso e i suoi sentimenti verso l'angelo, Nash spalancò i suoi occhi lucidi, Aura temette che gli si potessero staccare dal loro posto 

-No...n..non mi dire che devo marchiarlo- disse Nash con voce sorpresa ed incredula 

-non credevo di avere un fratellino così intelligente-lo prese in giro mettendosi una mano sulla sua bocca per non scoppiare a ridergli in faccia per colpa della sua espressione alquanto buffa per la ragazza

-ah ah molto divertente da parte tua pigliarmi per i fondelli in questa situazione assai critica quando abbiamo i minuti contati- disse Nash 

-come ti ho già detto, io non posso fare nulla, sta tutto nelle tue mani- disse Aura incrociando le braccia al petto

Nash sospirò e si voltò nuovamente verso Uriel che peggiorò a vista d'occhio, metà del suo viso era nero con sfumature violacee, Uriel si contorceva in spasmi assai evidenti, il suo volto era madido di sudore, il ragazzo lupo si tappò la bocca per non urlare e riprendere a piangere con più assiduità, egli mormorava dei vari no, i singhiozzi mal trattenuti del fratello erano strazianti alle orecchie di Aura e per chiunque potesse ascoltarlo

cosa posso fare? E giusto che io lo marchi senza il suo permesso, ma se lo faccio è per il suo bene e se non lo faccio lo perderò per sempre io, io...non so cosa fare pensò Nash in continuazione da sembrare un disco rotto dopo qualche minuto prese la sua decisione che sia stata in bene o in peggio 

Intanto Armony si destò dalla sua trans e vi si ritrovò in uno spazio assai angusto e chiuso contornato da fitte pietre ed una porta in ferro estremamente in ossidato, ma comunque molto resistente, ella era stessa in un giaciglio di paglia e rametti che le stavano graffiando il corpo, ed era estremamente scomodo da farle emettere mugolii doloranti, all'esterno sentiva delle voci parlare a bassa voce, Armony provò a muoversi in avanti ma un rumore metallico e del dolore che provò al polso e nelle caviglie fece arrestare il suoi movimenti, guardò in basso e vide essere legata dalle catene ed ella impreco pesantemente 

di nuovo imprigionata fantastico....ma che sono una calamita per questi postacci così disgustosamente, antigenici e puzzolenti dio che schifo, ma che ho fatto di male, mi sa che sono nata sotto ad una brutta stella..... adesso per liberarmi sarò costretta ad usare i miei poteri  si lamentò Armony, vedendo le pareti in pietre sporche di sangue secco e scrostato in alcuni punti, per poi rivolgere il suo sguardo sulla porta e pensando cosa poter fare per prima cosa, ella aveva bisogno di un piano ben definito per non incappare in nuovi guai, che ne aveva fin troppi 

-Per prima cosa liberiamoci da queste stupide catene-sussurrò a sé stessa

-Ael- pronunciò con gli occhi che diventarono blu che uguagliavano due preziose gemme di zaffiro, come le sue ciocche dei suoi capelli ebbero lo stesso cambiamento, ella usò la fiamma l'acqua, si concentrò di più per ghiacciare la stessa acqua che le stava avvolgendo le mani e i polsi, l'acqua si congelò da poterle spezzarle con la forza bruta, sperando che con poco potessero rompersi e così successe, le catene si ruppero come un vetro che si frantumava al solo tocco del suolo 

-si c'è lo fatta finalmente- esclamò Armony a bassa voce, asciugandosi la sua fronte imperlata dal leggero sudore ma non fece altro che sporcarsi sia la fronte che una guancia

-ma che brava ma non ti servirà a nulla - disse una voce derisoria che Armony conosceva alla perfezione e preferì ardentemente non sentirla mai più nella sua intera vita 

Ella alzò il volto e scoccò un occhiataccia all'imponente figura maschile, che la stava guardando dall'alto con un insopportabile ghigno che gli stava deturpando il viso e con occhi che trasparivano rancore e vendetta, Armony per un gesto istintivo ed impulsivo, li sputò nelle scarpe e lo mandò a quel paese, Saumis si infuriò per l'affronto subito e la schiaffeggio con irruenza e forza da farle voltare il viso verso sinistra, con la guancia infiammata di rosso scarlatto, le risuonava ancora nelle sue orecchie il rumore della collisione del suo volto con la sua orrida mano venosa di quell'uomo che tanto detestava per aver fatto soffrire così tanto la sua famiglia, anche da morto, si Armony odiava immensamente quell'uomo che a partire dai mesi precedenti fino a quel momento se lo ritrovava pure nei suoi sogni che premunivano catastrofi, desolazioni, dolori e Armony giurò a se stessa che quell'ipotetico futuro non si realizzerà mai finché ella sarà ancora in vita, ed Armony sapeva che sua figlia farà lo stesso, essendo che le assomigliava a molto in alcuni punti caratteriali e quello di non arrendersi davanti alle avversità, sapeva che anche la sua battaglia e non solo la sua  

-e ti definisci un uomo, picchi una donna, per lo più stremata, sei solo un verme, un essere disgustoso mi fai solo pena- disse Armony, sapeva perfettamente che stava giocando con il fuoco a dire quelle parole, ma non riusciva a starsene in silenzio e non stuzzicare la sua rabbia che si infiammava come nulla, ma sotto sotto voleva che Saumis si infuriasse così poteva usare i suoi poteri su di lui, Saumis stava per tirarle un'altro schiaffo, ma venne fermato da una voce estremamente graffiante 

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Ecco a voi un nuovo capitolo spero che vi possa piacere se qualcosa non vi convince non esitate a commentare che mi fa piacere sapere cosa né pensate

Approfitto di questo spazio per ringraziare tutte le persone che leggono, commentano e votano questa storia. Non smetterò mai di ringraziarvi abbastanza...spero che tutto sia di vostro gradimento. Questo è tutto  grazie ancora e scusate per questo spazio che sono sicura lo leggeranno in pochi ma ci tenevo a farlo



                        



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