Capitolo 37

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Aurora ancora dormiente, distesa su una superficie umida e assai fangosa. Il luogo circostante era contornato da una fitta oscurità.
Ella si sveglio di soprassalto, come se fosse stata in apnea per diversi minuti, si mise a boccheggiare e a tossire di continuo per poi fermarsi e prendere aria.
Aurora guardò come più poteva il luogo circostante, per trovare i suoi compagni di viaggio, ma non vide nulla tranne che il buio. 
Ella incominciò a tastare il terreno fangoso per avere più indizi del luogo, si mise pure a gattoni ed incominciò a fare i primi passi come se fosse un neonato, sporcandosi i vestiti e le mani, ma era il male minore. Aurora incominciò ad avere assai paura, si accorse che in quel luogo in cui stava  non vi era anima viva, era tutto piatto ed assordante, con nessuno rumore presente nell'aria, non c'era manco l'alitale del vento, la luce era assente, manco uno spiffero era presente, e rendeva il tutto molto lugubre ed assai pauroso per la mente provata della ragazza, che ebbe registrato il colore nero nella sua psiche, rendendolo un colore altamente detestabile.
Aurora incominciò ad avere gli occhi lucidi, da far sfocare la vista, anche se non le serviva a molto.
Ad un tratto dopo aver gattonato per un po', si fermo per provare ad orientarsi, ma fu tutto inutile, posò nuovamente la  mano destra in avanti per poter proseguire il suo cammino  alla cieca.
All'improvviso la ragazza toccò una superficie solida, curva, ruvida e con varie crepe.
Aurora si inginocchiò sulle proprie  gambe e cominciò a tastare ove ebbe toccato in precedenza per tracciare tutta la sagoma dell'oggetto.
Le si illuminarono gli occhi quando appurò che era di forma sferica, ella scavò ai suoi margini per poterla tirare fuori, era assai curiosa di scoprire cosa fosse, essendo che non sembrava un semplice sasso o altro, e lo poteva usare per difendersi nell'eventualità che ci fosse un nemico.
Alla fine ci riuscì e lo tirò fuori dalla sua fossa, lo avvicinò alla sua faccia e con orrore appurò che fosse un cranio di una persona, urlò dallo spavento e lo lanciò il più possibile lontano da se, sporcandosi il viso, incominciando a piangere, solo perché i suoi nervi crollarono all'improvviso per tutto lo stress che stava subendo, non riusciva a sopportare quella situazione, soprattutto sola ed abbandonata con le sue paure più nascoste.

-Ma che posto è questo....voglio svegliarmi e appurare che tutto questo schifo sia un solo un'incubo, un'orrendo incubo- disse ella con isteria, tappandosi le orecchie con le mani e chiudendo le mani, chiuse pure gli occhi ove sgorgavano enormi lacrimoni che solcavano le delicate guance della ragazza, che si stavano mano a mano tingendo di rosso 

Ad un tratto comparvero dal nulla delle fiammelle di color verde, si misero a fluttuare in aria circondando quel luogo macabro, facendolo illuminare di una prospettiva lugubre. Aurora aprì gli occhi di scatto quando una piccola fiamma tra le tante le illuminò il viso, ella la scrutò con terrore, come se quel tenue fuocherello di color verdognolo, si potesse trasformasse da li a poco un mostro terrificante in grado di porre fine in pochi secondi la sua vita. Aurora non stava più pensando in  modo lucido e logico, era offuscata dalla paura, provava ogni secondo di più un senso di inquietudine, ella aveva la strana sensazione che due paia di occhi affilati la stessero osservando dall'alto, con minuziosa attenzione ed interesse quasi maniacale, forse voleva solo metterla alla prova o solo portarla all'esaurimento e vederla perire nelle sue paure, può anche essere che Aurora si stesse immaginando il tutto. 
La ragazza scacciò il suo futile pensiero e si impose di focalizzarsi sul modo di uscire da quel luogo terrificante, levò la fiammella dal suo viso e provò a guardare il posto e ne era rimasta scioccata e allo stesso tempo terrorizzata ed innoridita, voleva solo urlare a squarciagola e scappare il più lontano possibile ed invece si era alzata in piedi, impalata come una trave di legno, anche se i suoi arti inferiori  stavano tremando come due ramoscelli pronti a volare alla prima folata di un vento irrequieto, invece la parte superiore era marmorea, irrigidita, il suo corpo e la sua mente era nel più totale shock.
Davanti ad Aurora si presentava una distesa infinita di cadaveri freddi e con posizioni assai innaturali, alcuni di essi avevano ancora il sangue fresco ed altri secco e raggrumato, avevano dal primo all'ultimo un espressione terrorizzata e disgustata allo stesso tempo, ma erano maggiori i vecchi scheletri sparpagliati qua e là, molti di essi rotti.
Aurora girò la testa da tutte le parti, quando ebbe sentito più volte sussurrare "Aurora vieni da me, vieni da me", da molte voce graffianti e stridule.
La ragazza aveva l'orrore e il timore che le stavano annegando gli occhi 

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