Lontano da te II

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Sorridendo fra sé per la propria stupidità, Elizabeth decise di muoversi per identificare lo sconosciuto e capirne l'identità.

La sua voce però la bloccò sul posto, mentre rispondeva al telefono; la voce non era naturale.

"Hai fatto quello che ti ho ordinato?", disse la voce metallica dello sconosciuto, fermandosi a pochi passi dall'ufficio di Ryan.

Il cuore di Elizabeth stava scoppiando dalla paura, appena il cervello aveva realizzato che cosa stava per succedere.

In quell'attimo surreale, mentre si stava verificando un probabile sabotaggio, il senso di repulsione
e di apprensione in prossimità di un vero pericolo, colpì duramente lo stomaco di Elizabeth.

Nonostante le viscere attorcigliate e il sangue fermo nelle vene ghiacciate, il coraggio della paura, quella sorta di arditezza temeraria e quasi disperata, che talvolta nasce per istinto di conservazione in una situazione di estremo pericolo, riuscì a sbloccarla.

La sua mente si mosse rapida pensando che non c'era nessuno da chiamare ormai in azienda, a quell'ora; l'unica cosa che poté fare, fu afferrare il suo cellulare, e buttarsi sotto all'imponente scrivania.

Con il timore di uno sviluppo sfavorevole per lei, potè solo sperare di non farsi scoprire. Purtroppo non aveva avuto altre alternative e mentre disattivava la suoneria, cercò di rimanere immobile.

Per fortuna l'imponente scrivania era di legno scuro e senza intercapedini visive esterne. Un immenso blocco di legno pesante, dalla profondità fuori misura, l'avvolse completamente.

Elizabeth, con il sottofondo della voce modulata, si rannicchiò contro la parete mandando un messaggio a Ryan con il cellulare.

*Aiuto. Azienda. Intruso*

Chiuse gli occhi un secondo cercando di farsi coraggio, ingoiando la saliva.
Quando i passi decisi e veloci entrarono nell'ufficio, il suo cuore perse un battito.

Si concentrò su Ryan, richiamando alla memoria il suo viso, il suo sorriso, ma soprattutto il suo profumo che in realtà riusciva a percepire.
Riuscì così disconnettere per un secondo il cervello, ma non bastò. 

I passi veloci erano sempre più vicini; stavano facendo il giro della scrivania posizionandosi proprio lì davanti.

Un colpo al cuore.

Soprattutto perché sul display del telefono non si visualizzavano le notifiche di lettura dei suoi messaggi.

L'uomo stava ancora parlando al telefono con la voce distorta da film dell'orrore. Un bene perché voleva solo dire una cosa: non si era ancora accorto di lei.

Rannicchiata contro il legno scuro, non riusciva a capire molto delle parole pronunciate mentre solo le sue dita si muovevano silenziose sulla tastiera.

*tuo ufficio, sotto scrivania, intruso tocca disegni*

Maledizione pensò mentre anche quest'ultimi messaggi andavano a vuoto.

Mentre malediceva la sua sfortuna qualcosa attirò la sua attenzione; l'immobilita dello sconosciuto.

Girò gli occhi senza muovere la testa e notò delle belle scarpe eleganti,
ferme a fianco alla sedia nera.

Perso di te (#Wattys2019) (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora