Attimo

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"Non è un gioco Ryan!", lo ammonì Elizabeth risentita del fatto che quell'uomo dall'aspetto elegante ed estremamente sensuale, non solo riusciva a leggerle nella mente ma, soprattutto, poteva essere un potenziale criminale.

"Purtroppo Elizabeth è così, nessuno sta giocando, ma l'aspetto essenziale della questione è che nessuno di noi ha voluto entrarci e tantomeno partecipare", precisò ritornando serio. In gioco c'erano non solo la sua vita e il futuro dell'azienda, ma la vita dell'amore della sua vita; Elizabeth.

"Perché quella voce? Perché siamo qui?", si sentì chiedere Ryan da una Elizabeth con i dubbi che le modificavano le espressioni del viso e gli occhioni pieni di domande, annegate in iridi ambrate.

La sequenza delle password venne ultimata e anche le riprese dell'ultima telecamera vennero visualizzate sull'ultimo televisore acceso al plasma; le riprese della telecamera più importante.

La loro via d'uscita.

"Questa stanza l'ha fatta costruire Robert cinque anni orsono, quando ha fatto installare il secondo generatore d'energia e il secondo circuito di telecamere.
Elizabeth si alzò dal freddo divano, stanca della sua impotenza, e si avvicinò alle pesanti tende, che vennero tirate con tutta la sua forza, sotto lo sguardo curioso di Ryan.

Un brivido attraversò il suo corpo mentre il respiro le si mozzò nel petto; le tende nascondevano il muro.
Lo sguardo di Elizabeth passò dal muro grezzo alle iridi dispiaciute di Ryan.
"Siamo sempre al secondo piano della RMT Industries, all'interno dell'azienda stessa. Esattamente dietro la sala relax delle macchinette, direi".

Ryan si avvicinò all'ultima televisione accesa monitorando velocemente tutte le altre e notando il lento avvicinamento della sua fidanzata. Nell'anulare della mano destra il suo anello splendeva, giocando con il bagliore delle televisioni. Sorrise.
"Robert ha un modo tutto suo di vivere e gestire le sue emozioni", continuò a spiegarle alzando la mano verso di lei, in segno di invito.
"Che cosa significa?", insistette avanzando di un passo guardando la sua mano, ma bloccandosi vicino alla scrivania.
"Significa che è facilmente influenzabile".
"O manipolabile?", azzardò lei con tono di voce sospettoso.
"Non direi manipolabile", le rispose continuando la sua spiegazione. "Il capo è un osso duro, ma per via del suo ruolo e del giro di soldi che gestisce la sua azienda, vive costantemente con la paura di un possibile sabotaggio o di attentato alla sua vita".
Ryan abbassò il braccio lungo il corpo mentre cercava di contare quante persone si era intrufolate nell'azienda; tre.
"Effettivamente, non ha tutti i torti", precisò Elizabeth guardandolo negli occhi, quasi sfidandolo e continuando a mantenere le distanze.
"No, infatti", mormorò tristemente Ryan.
"Come fai a conoscere questo posto?"
"L'ho fatto costruire io, secondo le indicazioni di Robert e lo credevo un progetto inutile", le disse indicando un intruso con il dito sullo schermo al primo piano.

"Alla luce dei fatti direi che ci ha salvato la vita", replicò guardandola negli occhi e avvicinandosi di un passo, ma molto lentamente.
"Perché il laringofono?", gli chiese osservando i monitor che registravano tre diversi individui, completamente vestiti di nero e con il viso coperto.
Ciascuno di loro aveva rubato dei disegni ad ogni piano dell'azienda ed ora, come trottole impazzite, stavano lasciando la società.

"Ho dovuto seguire le disposizioni di Robert".
"Te l'ha dato Robert?", affermò incredula, ma allo stesso tempo sollevata.
Forse, ma sottolineò forse, il suo fidanzato non era un criminale pensò Elizabeth osservandolo.

"Sì, Elizabeth. Di solito non giro con un microfono che distorce la voce nella tasca della giacca e tantomeno lo uso", pronunciò sorridendole e avvicinandosi ulteriormente.

Perso di te (#Wattys2019) (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora