Ryan

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La luce del primo pomeriggio illuminava vivacemente le seggiole di legno chiaro di una comune sala universitaria.
Una miriade di voci riempivano una stanza al piano terra di una vecchia struttura di mattoni. Eretta nei secoli, resisteva fiera al passaggio ostinato del tempo. 
La statua, del suo fondatore, sfidava con altrettanta fierezza le intemperie; ma non quel pomeriggio.
No.
Londra, in una giovane e fresca giornata di primavera aveva regalato ai suoi cittadini il suo lato migliore.
Era davvero un peccato rimanere lì chiusi, in quel vecchio edificio, a studiare economia.
Un delicato sospiro uscì dalle labbra di Elizabeth mentre scarabocchiava con la penna blu il suo quaderno.
In quel momento il suo corpo, attraverso l'udito, iniziò a captare qualcosa.
Una voce, una chiara voce maschile.
Subito dopo l'udito, toccarono ai polmoni subire un vero e proprio risveglio traumatico.
Di punto in bianco si ritrovarono a produrre più ossigeno mentre le vene si riempivano di adrenalina.
La gola, diventata arida in pochi secondi, cercò di ingoiare lentamente un po' di saliva, ormai mancante all'appello.
Gli occhi timidi, ma curiosi allo stesso tempo, cercarono in tutti i modi di resistere alla tentazione. Inutilmente.
Si alzarono lentamente cercando di sembrare il più possibili spensierati, ma sapevano dove volevano posarsi: su di lui.
Ed eccolo il proprietario di quella voce: un ragazzo che frequentava il suo stesso corso.
Il cuore, l'unico organo fuggito al congelamento istantaneo, sbatteva dolorosamente contro la cassa toracica.
Il sorriso abbagliante, sul viso abbronzato, attirava indecentemente, gli sguardi interessati di numerose ragazze.
Gli occhi scuri avevano il dono di immobilizzare mentre i capelli neri chiedevano solo di essere accarezzati.
L'oggetto di contemplazione da parte di Elizabeth sfoggiava in quella deliziosa giornata primaverile, un'impeccabile camicia azzurra, infilata velocemente dentro a jeans cuciti su misura.
Il suo fondo schiena era da urlo.
"Respira Elizabeth", mormorò abbassando lo sguardo verso il quaderno, ma guardando con la coda dell'occhio un paio di scarpe da ginnastica eleganti.
Erano così vicine che Elizabeth riuscì a vedere che i lacci erano dello stesso colore della pelle.
"Ciao scusa, questo posto è occupato?", si sentì chiedere mentre una mano indicava la sua borsa posizionata sul posto vicino a lei.
Con tutti i posti liberi, proprio vicino a lei si doveva sedere?
"Certo", riuscì a rispondere con il poco ossigeno che le rimaneva, senza manifestare una sola emozione sul viso; la paresi facciale ormai l'aveva colpita pesantemente.
Sentì il rumore della seggiola scricchiolare sotto ai muscoli potenti mentre spostava la borsa con i libri, agganciandola al suo minuscolo banco.
Un forte e selvaggio profumo da uomo iniziò ad avvolgerla mentre il professore di economia faceva il suo ingresso.
Elizabeth posizionò il suo sguardo sul professore e cercò di ignorare la potente distrazione che l'universo, beffardo, aveva deciso di far sedere proprio al suo fianco.
Fortunatamente, la distrazione, non si mosse di un millimetro per tutta la lezione.
Fortuna che Elizabeth ebbe ancora per tutta la settimana. In quella successiva invece, la potente distrazione si era trasformata già in agonia.
Il ragazzo dai grandi occhi scuri iniziò a considerare il posto vicino a lei come di sua proprietà, evitando gli inviti civettuoli delle sue compagne di corso.
Elizabeth si chiese, per due settimane di seguito, come mai avesse scelto proprio lei come vicina di banco.
All'inizio della terza settimana, capì che quel ragazzo affascinante cercava di evitare le numerose considerazioni non desiderate.
Ulteriore motivo di confusione per Elizabeth: tutti gli altri ragazzi avrebbero pagato per avere il suo successo.
"Tu non parli molto vero?", si sentì chiedere un pomeriggio.
"Non perdo tempo in stupide conversazioni", gli rispose di getto, senza neanche capire da dove fossero uscite quelle parole esatte, ma soprattutto il tono usato.
Una risata, una semplice, innocua e irresistibile risata invase tutto il suo essere. 
"Neanch'io", rispose la voce mentre gli occhi di Elizabeth si alzarono dal quaderno e incontrarono quelli scuri.
"Piacere Ryan", pronunciò il bel fusto sotto lo sguardo generale femminile, incattivito.
"Elizabeth", rispose sorridendo.
In seguito, il tempo, rivelò che quello fu l'inizio della fine; la fine per il piccolo cuore di Elizabeth.
Il giorno successivo Ryan dimenticò il libro di economia ed Elizabeth subì il suo intenso profumo per due intere ore di lezione. Non solo il profumo stordiva i suoi neuroni, ma il dolce calore del suo corpo mandava al rogo il suo istinto conservatore.
Sempre più in soggezione e rapita da ogni suo movimento, Elizabeth cercava di mantenere le distanze mentre Ryan iniziava a guardarla in modo diverso.

Scrutata.

Ecco come si sentiva Elizabeth: osservata.
Era come se Ryan avesse il dono di leggere i suoi più intimi pensieri, solo posando i suoi incredibili occhi scuri su di lei.
La primavera iniziò ad essere sempre più calda, e dal saluto al libro prestato, i due ragazzi iniziarono a conoscersi.
Si ritrovarono insieme, per vicinanza di banco, anche nello stesso gruppo di studio e di lavoro.
Elizabeth scoprì un Ryan meno riservato mentre Ryan iniziò a vedere i sorrisi di Elizabeth.
L'ultima settimana di corso, in un pomeriggio afoso, Elizabeth iniziò per la prima volta a soffrire di tachicardia; subito dopo l'invito, da parte di Ryan, di gustare un bel gelato.
Saltarono così la seconda ora di lezione, passeggiando lentamente fra le vie di Londra, con un cono gelato all'amarena in mano.
Il tempo divenne superfluo mentre i due ragazzi visitarono una mostra di quadri e si persero fra i diversi piani di un immenso negozio di libri e cd di musica.
Le risate furono la colonna sonora di quel pomeriggio diverso. Solo un brontolio nello stomaco li distrasse dal loro tour improvvisato, alla scoperta delle loro reciproche passioni.
Si salutarono davanti alla fermata della metro, con il sorriso sulle labbra e la consapevolezza di avere un nuovo appuntamento; la lezione di economia del giorno successivo.



SPAZIO AUTRICE
ed ecco a voi un po' di Ryan! Che cosa ne dite?

Perso di te (#Wattys2019) (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora