Capitolo 4

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Demetra Romano

Partiamo alle quattro del mattino da quella specie di bunker adibito a casa e scendiamo dall'aeroplano alle 7:40. Valerio e Luca non spiccicano una parola per tutto il viaggio e io ne approfitto per dormire un po'.

Attendiamo i nostri bagagli al rullo dell'aeroporto Charles De Gaulle e quando ci arrivano mi blocco sul posto.

Sono in ansia. Lo ammetto. I miei polmoni si alzano e si abbassano velocemente e il mio cervello corre tra un'infinità di informazioni.

Ho accettato di rivendicare i territori dei miei genitori, ma sarò in grado di gestirli?

«Ehi.» Luca si avvicina e mi prende per mano. «Andrà tutto bene» mi assicura.

«E se non sono in grado?» balbetto.

«Lo sarai» dichiara sorridente lui.

Usciamo dalle porte e vedo due persone che non avrei pensato di vedere subito: Adriel e Daniel.

Entrambi indossano una divisa: una maglietta bianca e una lunga giacca blu.

Ci avviciniamo lentamente e io trattengo il respiro.

«Demetra...» bisbiglia Adriel con gli occhi spalancati.

«Ciao» sussurro, ma i miei occhi sono per Daniel

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«Ciao» sussurro, ma i miei occhi sono per Daniel.

Non mi ricordavo che fosse così bello.

«Ciao! Sono Ulac, figlio di Zaire, e il lupo è con noi» si presenta Luca. Sentire il suo vero nome mi fa rabbrividire.

«Lo sappiamo. Zaire ci ha avvertito» afferma Daniel con tono serio.

Li seguiamo in silenzio fino a una macchina nera. Poco dopo, durante il tragitto, mi addormento sulla spalla di Luca.

 Poco dopo, durante il tragitto, mi addormento sulla spalla di Luca

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«Piccola, siamo arrivati» mormora lui scuotendomi debolmente.

Mi sfrego gli occhi e alzo la testa. Guardo fuori dal finestrino e il mio cuore si riempie di felicità.

Non ci credo. Sono a Parigi. Faccio dei piccoli salti di gioia interiori. Non ci sono mai stata.

L'acqua della Senna scorre lungo le rive e mentre attraversiamo il ponte vedo tante persone diverse, ognuna con una caratteristica che la rende unica: c'è chi si tiene per mano e si stringe nel braccio del proprio amato o amata, chi gioca al telefonino o chi urla parlandoci, chi corre per andare al lavoro e chi cammina spensierato assaporando la magia della città.

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