La cima della torre Unicredit è sempre stata il mio posto preferito: quello in cui riflettere; quello in cui pensare; quello in cui salutare. La città di Milano è stata la mia casa per oltre cent'anni e fa male abbandonarla proprio ora, ma devo farlo. Non posso permettere che Demetra rientri in contatto con i vampiri e l'unica soluzione è lasciare la città.Erano passati due giorni ed ero stato troppo debole: ero andato a trovarla. La guardavo dal tetto di un edificio accanto all'ospedale: la tendina della sua stanza non era mai tirata e quindi riuscivo a vedere all'interno che lei era ancora in coma.
«Che cosa hai fatto, Lestat?» chiese Daniel, ma non risposi. Continuai a guardare il corpo inerme di Demetra giacere sul letto di ospedale. «Potevi essere felice...»
«No» sospirai scuotendo la testa debolmente.
«Che cosa no? Lestat, perché ci hai nascosto che Demetra è la figlia di Viktor e di Mirea?» domandò lui, ma nemmeno quella volta risposi.
«Andiamo a parlare in un luogo più consono» proposi.
Ritornammo al cimitero, nei tunnel sotterranei, e dissi: «Daniel, va' a chiamare Adriel.» Andai nella mia stanza e attesi.
Improvvisamente tutto nella stanza iniziò a tremare: i quadri attaccati alle pareti caddero e uno dei miei vasi sulla scrivania si ruppe in mille pezzi all'impatto con il pavimento. Andai alla porta e la aprii: nel corridoio niente era stato danneggiato. Quando richiusi la porta alle mie spalle tutto era tornato al suo posto: il vaso non era più rotto e i quadri erano tornati appesi alla parete.
Com'era possibile?
La porta si aprì ed entrarono Daniel e Adriel.
«Adesso puoi spiegarmi?» esortò Daniel.
«Che cosa succede?» chiese Adriel.
«Lestat ha deciso di sparire dalla vita di Demetra» ribatté il mio subalterno.
«Che cosa?» squittì lei. «Non puoi.»
«Certo che posso. Officium meum est non amare: et salvum facere, adoremus eum, et vivat» affermai.
I due ragazzi mi guardarono perplessi; conoscevano il significato della frase, ma non capivano la sua vera importanza.
«Che cosa ha ottenuto Demetra? Ci ha conosciuto e poi...? In poche settimane si è ritrovata senza genitori adottivi e con un grande trauma da affrontare...» Non finii la frase, ma avevo espresso perfettamente il concetto.
«Lestat, ascoltami. Capisco che pensi di averle causato un grande dolore, ma sta bene. I medici l'hanno messa in coma farmacologico per poterla osservare meglio» disse Daniel con fiducia. «Sta bene. Ho fatto delle copie delle lastre e l'unica anomalia che hanno riscontrato si trova alla base della prima vertebra. È per questo che è in coma...»
«Vuoi davvero sapere che cosa è quell'anomalia, Daniel?» esortai rabbioso. «Si tratta di un dannato chip che le ostacola la trasformazione. Quando ha compiuto diciotto anni doveva essere già in grado di... fare qualcosa... da vampiro originale, ma quel chip glielo impedisce.»
«Perché non glielo togliamo, allora?» insistette Daniel.
«Perché no!» ribattei furente.
Nonostante fossi aberrato dalla presenza di quella tecnologia nel corpo della mia Demetra, ciò mi aiutò. Mi aveva spinto a fare quello che ogni persona che ne ama un'altra dovrebbe fare: darle uno spazio vero e proprio.
«Ma andando via così le togli anche l'amore e...» mormorò Adriel.
«Le toglierò anche gli amici, purtroppo, ma è per il suo bene. Sposteremo il centro dei vampiri a Parigi e tutto questo dovrà essere cancellato» dissi indicando le mura che ci circondavano.
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Il segreto dei Ricordi
FantasíaSECONDO LIBRO DELLA SAGA DEI SEGRETI Questa storia si può trovare facilmente su Amazon sia in cartaceo che in Kindle Demetra Romano, rimasta senza genitori e amici, deve ricominciare a vivere. Deve essere strano tornare alla normalità quando invec...