Capitolo 11

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Il mio corpo viene sollevato e, per quanto io provi ad aprire gli occhi, ho la vista appannata.

Sento che mi stanno facendo sdraiare in un luogo asciutto e subito dopo aver udito il rumore dell'accensione di un motore comprendo di essere in un'automobile.

«Adesso ti porto a casa e tutto andrà bene.»

È la voce di Luca a cullarmi.

La macchina si ferma e la grande folata di vento freddo che avverto mi fa capire che la mia portiera è stata aperta. Il mio corpo viene sollevato ancora una volta e non appena sento uno scricchiolio della porta riconosco l'odore della mia casa.

Percepisco la morbidezza del mio divano, sul quale vengo adagiata, e quando il mio cuore, la mia vista e i miei polmoni tornano a funzionare, apro gli occhi.

Luca è in cucina a preparare una tisana – l'odore mi sembra quello – ed è di spalle. Non si è nemmeno tolto il giubbotto...

Ho addosso una coperta e sono tutta bagnata...

Devo togliermi tutti questi indumenti prima che mi venga il raffreddore, penso e proprio in quel momento starnutisco.

Luca sussulta e si volta verso di me. «Sei sveglia.»

Mi metto a sedere e lo osservo: spegne il fornello e si avvicina con una delle mie tazze, fumante. «Tieni» sussurra sedendosi sulle ginocchia per terra.

«Prima dovrei togliermi questi vestiti bagnati» mormoro senza guardarlo negli occhi.

Lui annuisce, posa la tazza sul tavolino di vetro – che è come nuovo, il che mi lascia senza parole – e mi aiuta ad alzarmi.

«Sto bene... Grazie per...» bisbiglio imbarazzata.

«Non preoccuparti» mi interrompe Luca.

Mi accompagna fino alla porta del bagno e mi dice: «Se non esci entro dieci minuti, entro io.»

«Perché dovresti farlo?» esorto ridendo.

«Perché sei stata aggredita, sei scappata dalla mia auto e sei svenuta in un parco.»

«Da quando hai tanta pena per me?» sbuffo.

Lui alza gli occhi al cielo e si volta. Chiudo la porta e sospiro. Sono svenuta perché l'energia di quella bambina era tanto forte?

Ho tutto il corpo dolorante.

Entro in doccia. Mi bagno con un getto più caldo della lava per far distendere i muscoli e penso a Zaire.

Voglio davvero trovarlo?

Voglio davvero farmi cancellare la memoria?

No, voglio solo cancellare il mio innamoramento. Saprò il nome di Lestat, ma non avrà più alcun significato.

Due colpi alla porta mi fanno sussultare, quasi scivolare, e sento la voce di Luca dire: «Sono passati dieci minuti. Adesso entro!»

«Nooooo!» urlo. «Sto uscendo!»

Sbuffo, ma allo stesso tempo questa sua preoccupazione mi piace.

Mi asciugo e, prendendo della biancheria dal cassetto segreto che uso in caso di necessità, mi metto il pigiama che ho lasciato stamattina.

Apro la porta del bagno e davanti al mio viso compare di nuovo la mia tazza fumante.

«Grazie» sussurro prendendola e sedendomi sul divano.

Mentre sorseggio la tisana, Luca rimane in cucina, dandomi le spalle. All'improvviso mormoro: «Senti, Luca...»

Lui alza la testa e si volta verso di me. «Mh?»

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