Capitolo 3

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30 a.C. e via

Era il trenta avanti Cristo quando io e mio fratello Tancredi nascemmo. Era dicembre e il freddo delle lande desolate dell'Inghilterra fu la prima cosa che avvertii. Fin da subito io e mio fratello Tancredi non andammo d'accordo: io ero il privilegiato e lui quello messo da parte per la sola colpa di essere nato.

Non me lo ero immaginato, l'avevo sentito dire dalla bocca di mia madre e mio padre mentre discutevano nella nostra piccola capanna.

«Com'è possibile?» urlò mio padre.

«Non lo so» sussurrò qualcun altro che non conoscevo.

«Lestat doveva assorbirlo» continuò mio padre.

«Evidentemente il bambino, Tancredi, era più forte di quanto ci aspettassimo» affermò quello che molto probabilmente doveva essere il medico.

«Perché?» gridò mio padre.

«Quello che importa è che Lestat sia in buona salute» intervenne mia madre.

Cesare, mio padre, prese qualcosa e lo lanciò contro il tendone della capanna. «No. Adesso quel bambino senza poteri ci rovinerà. Ho una brutta sensazione! Me lo dice il tempo

Fu in quel momento, in cui non capii che cosa intendesse mio padre, che decisi di proteggere Tancredi, il figlio e il vampiro odiato da tutti, e di non voltargli mai le spalle; tuttavia, poco dopo la mia crescita, compresi il significato delle parole dell'uomo che mi ha dato la vita. A soli due anni mio fratello riuscì a uccidere dieci persone e ciò ci costrinse a spostarci in Irlanda del Nord, nell'odierna cittadina di Belfast.

Avevo diciotto anni quando il vento – per la prima volta – mi sussurrò qualcosa che inizialmente non intesi e che mi fece rabbrividire: era un avvertimento. Tancredi aveva sterminato l'intero villaggio solo per il gusto di uccidere e tagliare la gola a ciascun abitante (non per bere, visto che non avevamo ancora raggiunto la maggiore età).

Ci spostammo ancora, quella volta nella contea di Donegal, a nord dell'Irlanda, e non avrei mai pensato che poco dopo, proprio in un villaggio di quella contea, avrei dovuto litigare con mio fratello, per la prima volta in modo pesante e violento.

2 d.C.

Tutti gli uomini, compreso mio padre, erano andati a caccia per l'intero villaggio e io e mio fratello – raggiunta da poco la maturità dei vampiri – avremmo dovuto proteggere le donne e i bambini. Tuttavia, il compito risultò molto più difficile del dovuto, perché io dovevo proteggere questi ultimi dalla follia psicotica che Tancredi aveva mostrato negli ultimi anni.

Lo cercai per tutto il villaggio, ma non lo trovai fino a quando non vidi una scena aberrante, che mi fece venire la nausea e sanguinare gli occhi metaforicamente.

Mia madre stava lavando alcuni vestiti nel fiume, quando Tancredi apparve alle sue spalle e in poche mosse le piantò un paletto nella bocca e un altro nel petto. Il corpo di mia madre si seccò per sempre e cadde nel fiume. Non ebbi nemmeno il tempo si reagire.

«Tancredi!» urlai.

Lui mi fissò e alla fine sorrise. Fu allora che vidi per la prima volta il suo sguardo malvagio.

«Cosa hai fatto?» chiesi.

Alla mia domanda, mio fratello cambiò espressione e iniziò a piangere, balbettando un sacco di scuse.

Lo perdonai per non so quale motivo. Forse per la mancanza di amore che aveva avuto per tutta la vita. Non gli avevo dimostrato abbastanza fedeltà?

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