Capitolo 6

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Due problemi su tre risolti: dato che non ero stata ammessa all'Accademia, non dovevo preoccuparmi della retta; inoltre Tancredi se ne era andato via. Per sempre.

Mi domandai più volte chi l'avesse ucciso, ma cercai di non pensarci ulteriormente.

Dovevo solo trovare un modo per fare soldi e pagare le bollette, che sicuramente sarebbero arrivate a breve.

Sospirai e, accendendo il pc sulla scrivania della mia stanza, pensai ad alcune opzioni: oltre a cercarmi un lavoro, potevo mettere a disposizione la stanza su AirB&B. Oppure affittarla, no?

Aprii diversi siti online e postai diversi annunci, sia per trovare un lavoro sia per mettere in affitto la mia stanza; per una volta tutto sembrava filare liscio ed ero tranquilla, finché non comparve Francesco.

Si materializzò sul bancone della cucina mentre scolavo la pasta e per poco non mi bruciai con l'acqua bollente. Mi diede notizie agghiaccianti, che mi fecero pensare sempre più a Lestat e ai miei amici vampiri: il microchip era stato ideato da mio padre adottivo. Aveva scoperto la mia vera natura quando per sbaglio – da piccola – lo morsi e gli leccai la ferita come nulla fosse, così decise di creare un chip in grado di domare la mia vera natura. Funzionò finché non andai a sbattere contro la parete rocciosa nei tunnel sotterranei del Cimitero Monumentale mentre cercavo Chiara Sole, quella notte in compagnia del vero Daniel Micio. Il chip subì dei danni ed è per questo che iniziai a vedere i fantasmi e che gli Akira iniziarono ad avvertirmi non più come essere umano, bensì come creatura sovrannaturale.

Agosto a Milano.

L'ho sempre odiato a morte. L'asfalto prende vita e diventa lava rovente, mentre l'intera città si spopola e i centri commerciali diventano l'unico rifugio per gli esseri umani che non possono permettersi di andare in vacanza.

«Che caldo» si lamenta Francesco mentre lavo i piatti.

«Ma se non hai nemmeno un corpo» ridacchio.

«Lo sento lo stesso» sbuffa il piccolo fantasma. «Comunque, com'è andata? Cos'è successo durante la mia assenza?»

«Niente di così eclatante» taglio corto.

«Stai mentendo» afferma.

«Non è vero» ribatto.

«Invece sì» insiste Francesco. «Dai, dimmelo!»

«Gli esami sono andati bene e sono uscita con il massimo dei voti. Io e Valerio abbiamo sostenuto un colloquio di ammissione per una super fichissima scuola di belle arti, ma... non sono stata presa» mormoro.

«Oh, mi dispiace» sussurra Francesco.

«Nah, non importa. Tanto non avevo i soldi» borbotto fingendomi indifferente.

«È successo altro?» esorta lui.

Sospiro e sputo il rospo. «Tancredi.»

«Cosa c'entra Tancredi? Lui è morto» sussurra Francesco. Lo fisso mordendomi il labbro e all'istante il bambino sgrana gli occhi. «Il suo fantasma. Il suo fantasma è stato qui?»

«Ha tentato di uccidermi e, con l'aiuto di Eva, l'ho scacciato per sempre. È passato oltre e...» balbetto.

«Porca paletta!» esclama il bambino fantasma rimanendo a bocca aperta.

«Ma non sapevo che fosse stato preso. Com'è morto?» chiedo.

«Lestat lo ha ucciso» risponde.

All'improvviso il campanello della porta rimbomba per l'intero appartamento, spezzando il clima freddo.

Chi può essere alle tre del pomeriggio?

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