Capitolo 37

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Erano passati dieci giorni.
Dieci fottutissimi giorni da quella conversazione in quella camera del dormitorio del nostro college, dalla camera che continuavo a condividere con Matteo.
Erano dieci giorni che stavo malissimo, dieci giorni che desideravo di tornare a sorridere perché non ce la facevo più, anche nei momenti bui io avevo sempre cercato di trovare qualcosa di bello che mi avrebbe fatta sorridere, cercavo sempre di essere forte e di mostrarmi felice, ma non per gli altri, più che altro per me stessa, non mi piaceva vedermi spenta, preferivo vedermi contenta, in generale, anche nei miei brutti periodi.
Mi mancava, Filippo mi mancava davvero tanto ma allo stesso tempo sapevo di doverlo a me stessa, sapevo che Rachel meritava qualcuno in grado di renderla felice, in grado di essere felice con lei e qualcuno che non la facesse soffrire e che stia con lei per quella che è e non per avere il suo corpo.
Matteo cercava in tutti i modi di tirarmi su il morale, cercava di farmi ridere e a volte ci riusciva ma il mio sorriso non durava molto tempo, attraversava il mio viso e si spegneva, quasi come se non ci fosse mai stato.
Mi mancava tremendamente dormire accanto a lui, mi mancava sentire il battito del suo cuore stando appoggiata al suo petto, mi mancavano le piccole cose che facevamo insieme.
Più volte Clara e Julie avevano cercato di portarmi con loro a delle feste ma io avevo sempre detto di no preferendo il dormitorio a una festa durante la qualche avrei potuto incontrare Filippo.
Lo vedevo a pranzo e anche a cena qualche volta ma non avevo mai il coraggio di guardarlo negli occhi. A volte lo guardavo ma raramente, lo facevo solo quando ero sicura che il suo sguardo non fosse rivolto a me.
A mensa spesso gli si avvicinavano delle ragazze ma le respingeva tutte, una volta era venuta anche Cloredine al nostro tavolo e aveva portato con sé anche le sue due amiche: Victoria e Jasmine. Non aveva perso tempo e subito si era seduta sulle gambe di Filippo e si era avventata sulle sue labbra, io guardavo la scena disgustata e abbassai gli occhi ma dopo un secondo sentii Filippo dirle di andare via e di non andare da lui perché la sua compagnia non gli interessava.
Ero andata a lezione, sembravo quasi un automa in quei giorni, facevo le cose per dovere e non perché volessi farle, mi svegliavo la mattina, solitamente con le occhiaie visto che di notte non dormivo e mi dirigevo verso il bagnetto di quella stanza, mi lavavo, mi vestivo, mi pettinavo e andavo a lezione, non perdevo nemmeno tempo a truccarmi. Spesso, durante la lezione perdevo il filo del discorso dei professori e cominciavo a pensare, a volte riuscivo a riprendermi dopo qualche minuto, altre riuscivo a tornare in me solo al suono della campanella che scandiva la fine di ogni lezione, quando uscivo dalla classe mi guardavo intorno come per accertarmi che Filippo non fosse realmente lì e che non mi sarebbe venuto a prendere a lezione ed era proprio quello che stavo facendo in quel momento, era ora di pranzo, sapevo che tra pochi minuti mi sarebbe toccato vederlo e, ogni volta che si sedeva davanti a me io stringevo i pugni cercando di non farmi sopraffare dalla rabbia, magari per qualcuno sarebbe potuta essere una reazione esagerata ma per me non lo era. Ci avevo messo davvero tanto ad accettarmi come persona, a piacermi e a volermi bene ed è stato un processo davvero lungo ma importante perché, secondo me, avere autostima e piacersi è una delle cose più importanti che ci sia, per cui il fatto che Filippo abbia tradito la mia persona in questo modo e che si sia preso gioco di me mi faceva davvero stare tanto male.
Dopo aver controllato accuratamente che lui non ci fosse nel corridoio cominciai a percorrerlo e ad andare verso la mensa ma proprio quando raggiunsi la porta della mia meta, mi sentii afferrare per il polso, mi voltai e...

Voglio solo te... (coinquilini)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora