Capitolo 55

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Pov's Rachel
Mi svegliai, presi i vestiti e andai a lavarmi. Quando uscii dalla doccia lavai i denti e misi i vestiti che quel giorno consistevano in una felpa corta nera e un jeans nero a vita alta, misi le scarpe da tennis e mi diressi verso la cucina. Per andare lì dovetti passare davanti la camera di Filippo, guardai al suo interno e vidi che il letto era completamente vuoto. Andai in cucina e feci colazione con del latte e qualche biscotto, poi uscii dalla porta di casa. Come ogni volta, per arrivare al college, dovetti passare attraverso il giardino che aveva dei sentieri che dividevano la "zona pedonale" da quella dove c'erano l'erba, i fiori e gli alberi. Sentii una mano sulla mia spalla e mi voltai incontrando i due occhi di cui m'ero perdutamente innamorata. Io lo guardai con aria interrogativa perché non capivo, era da circa quattro giorni che non provava nemmeno a rivolgermi la parola e ora era qui, davanti a me, fino a quando, nell'ultima settimana ci ritrovavamo in quella posizione solo raramente quando eravamo a tavola con i nostri amici ma io facevo di tutto per non ritrovarmi faccia a faccia con lui. A interrompere il flusso dei miei pensieri fu proprio Filippo che mi chiese:
"Ti va di venire con me?"
Io, rimasi imbambolata a guardarlo senza neanche accorgermene finché lui non mi chiese impaziente:
"Allora?"
"Perché dovrei venire con te?"
"Ti prego"
"Ho lezione"
"Ieri a mensa hai detto che oggi saresti anche potuta non venire al college visto che la maggior parte dei professori sono assenti"
"Dove vuoi andare?"
Lui sorrise incerto e poi mi prese per la mano diretto verso la sua macchina. Mentre andavamo verso la direzione indicata da Filippo, guardai le nostre mani intrecciate e non potei fare a meno di pensare a quanto fossero perfette l'una per l'altra. Guardai Filippo in viso e vidi che anche lui era impegnato a guardare le nostre mani, poi sollevò la testa, mi guardò e sorrise. Quando arrivammo a destinazione mi aprì lo sportello ed entrai in macchina. Dopo circa mezz'ora di viaggio e di silenzio, gli chiesi:
"Dove stiamo andando?"
"Vedrai"
Dopo circa altri 15 minuti arrivammo in una ampia radura molto bella. Filippo prese una tovaglia a scacchi tipica dei picnic e un cestino pieno di cibo. Io sorrisi e lo aiutai a mettere la tovaglia e un'altra coperta sull'erba. Mangiammo e subito dopo ci coricammo sulla coperta blu che aveva portato. I nostri silenzi venivano colmati dal suono del ruscello vicino a noi ma ad interrompere questa situazione fu Filippo che mi chiese:
"Posso parlarti?"
Io mi girai verso di lui visto che gli davo le spalle e annuii semplicemente, così lui prese a parlare:
"Volevo chiederti scusa. Dovevo dirti fin dal principio di essere un cantante e lo sapevo bene ma non ce l'ho fatta, avevo paura"
"Paura? E di cosa? Pensavi che non avrei accettato il fatto che sei un cantante? Credo che sia uno dei lavori più belli che possano esistere"
"Lo è, ma non è questo il punto. Nella mia vita ho incontrato tante persone che si sono avvicinate a me solo perché erano consapevoli del fatto che io fossi un cantante e Rach, so che tu non sei una di queste persone ma non volevo innamorarmi di te per poi stare male. Solo io so quello che ho passato nel periodo in cui la persona di cui ero innamorato è andata via da me e non volevo che si ripetesse. Ecco tutto. Scusami, davvero. Ti amo e mi manchi bimba, mi manca tutto di te"
Annuii e poi risposi:
"Non sono così, non mi sarei avvicinata a te solo perché sei un cantante"
"Lo so"
"Mi sono arrabbiata perché credevo che tu non me lo avessi detto perché non ti fidavi e non volevi condividere questa felicità con me"
"Io voglio condividere tutto con te"
"Ti amo Filippo" in quel momento gli si illuminarono gli occhi e mi baciò come se non lo avesse mai fatto, come se fosse la prima volta che le sue labbra sfioravano le mie. Sorrisi nel bacio e poi ci coricammo, io con la testa sul suo petto. Lo guardai negli occhi e gli chiesi:
"Cosa provi quando canti?"
"L'ansia che provo è la stessa che mi dà la forza di salire sul palco e di spaccare tutto. Quando salgo lì e canto sono la persona più felice del mondo. Ho sempre pensato che la musica abbia il potere di legare le persone e quando sono lì, il legame che ho con le persone che cantano con me lo sento tutto, sento il loro amore. Vedo i ragazzi sotto il palco che si baciano, che piangono per una mia canzone. Mi piace raccontare delle storie e arrivare nel loro cuore. Non me ne frega niente dei soldi, di essere famoso. Quando canto voglio solo emozionare"
Sorrisi e poi dissi:
"Da piccola anch'io avevo degli idoli, so cosa significa sentirli cantare dal vivo, so cosa significa piangere per le loro canzoni oppure sentirne una e diventare felice anche se ero triste"
Mi sollevai e lo baciai ancora sulle labbra, poi mi misi con l'orecchio sul suo petto e iniziai ad ascoltare il battito del suo cuore mentre lui mi accarezzava i capelli...

Voglio solo te... (coinquilini)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora