Nel capitolo precedente sono stati cambiati dei dettagli per riportare la storia nell'ambiente fiabesco tipico della Disney. Per questo motivo, ho sostituito la radio con un orologio; l'ambulanza con una nave e la limousine con una carrozza.
Ps: so che la fata di Cenerentola si chiama "Fata Smemorina", però dato che voglio rendere la storia più seria, si chiamerà "Fata Madrina"(traducendo, quindi, il nome che ha in inglese).
E infine, com'è il vostro rapporto con le relazioni poliamorose? Perché mi andava di fare questo esperimento, però se è un tema che dovesse farvi sentire a disagio, mi faccio indietro e continuiamo nel modo classico.Ad Auradon, la magia era stata bandita. Nemmeno gli esseri buoni che avevano aiutato i re e le regine potevano più usarla: le leggi, che punivano chiunque avesse osato utilizzare la magia, erano severissime e presto avevano tutti capito che era meglio obbedire. Tutti gli oggetti magici erano conservati nella torre più alta del castello reale, sorvegliata tutti i giorni dalle guardie. L'unico oggetto magico ancora in circolazione era la bacchetta di Fata Madrina. La sua bacchetta era l'unica cosa in grado di aprire la barriera, dunque consentire alle navi di Auradon di giungere all'Isola per lasciare ciò di cui avevano bisogno. Adam si fidava di lei e sapeva che avrebbe utilizzato la bacchetta solo per quello scopo, ma per sicurezza, era l'unico a possedere la chiave per aprire lo scrigno dov'era tenuta. Per questo motivo, Fata Madrina fu quasi sconvolta di vederlo giungere nel suo piccolo studio con lo scrigno tra le mani. Al suo seguito, c'erano Belle, Benjamin e Genevieve e le loro espressioni presagivano cattive notizie.
<<Mio Signore, che sorpresa. Cosa ci fa qui?>>, domandò la fata, confusa. Adam entrò nel suo studio, posando lo scrigno sulla sua scrivania come se fosse la cosa più pesante che avesse mai avuto tra le mani.
<<Ho bisogno che utilizzi la bacchetta per aprire la barriera>>, ammise lui, stringendo la mascella. Evie abbassò lo sguardo, sentendo le mani tremarle. Non potevano farle una colpa: aveva appena scoperto che sua madre era una delle streghe più potenti della loro storia, doveva pur fare qualcosa per cercare di scoprire un po' di più riguardo alla donna. Meritava di sapere cosa fosse capace di fare, meritava di conoscere la loro storia e...meritava di vedere come sarebbe stata la sua vita se fosse cresciuta sull'Isola degli Sperduti.
<<Ma il carico con le merci parte domattina>>, disse lei, stringendo le sopracciglia.
<<Non sarà la nave ad arrivare sull'Isola, infatti. Sarà una carrozza con Ben ed Evie>>, disse il re, lanciando un'occhiata veloce ai suoi figli. Era quello il motivo per cui non aveva mai voluto dirglielo: sapeva che si sarebbe voluta recare su quella prigione. Era terrorizzato al pensiero che potesse accaderle qualcosa, ma al tempo stesso, negarglielo era ancora più rischioso. Evie era una ragazza sveglia e quando si metteva in testa qualcosa, giocava sporco per ottenerlo. Non osava immaginare in che tipo di guai si sarebbe messa per accedere a quell'isola, quanto pericolo avrebbe potuto incontrare. Perciò, aveva preferito accontentarla ma imporle delle regole per assicurare la sua incolumità.
<<Signore, io...cosa succede, non capisco?>>, ammise Fata Madrina, ancora più confusa di quando erano arrivati.
<<Evie sa. Ha chiesto di poter visitare l'Isola per avere delle informazioni su...Grimhilde>>, le spiegò Belle, facendo un passo avanti. Gli occhi castani della fata si posarono sulla giovane, assumendo l'espressione di tristezza che la regina stessa aveva assunto mentre le raccontavano la verità.
<<Evie, cara, io so che hai buone intenzioni, ma sei sicura di volerlo fare? Insomma, potresti mettere in pericolo te e tuo fratello>>, disse la fata con estrema dolcezza. Loro non capivano. Loro vedevano solo il male su quell'Isola. Nonostante il fatto che fossero passati anni, riservavano ancora rancore nei confronti di tutti quelli che avevano lasciato lì. Non pensavano che forse le cose erano cambiate; che c'erano dei bambini in mezzo e forse...avevano bisogno di aiuto. Non realizzavano che Evie sarebbe potuta crescere in quello stesso luogo se non...Evie era una sperduta, non importava il luogo in cui fosse cresciuta. Lei apparteneva all'Isola. Il minimo che poteva fare era andare a vedere com'era la vita sull'isola.
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Once upon a time(there was no happily ever after)
FanfictionVi hanno narrato tante storie dove i cattivi diventano buoni, ma se fosse il buono a diventare cattivo?