Capitolo nove

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Evie bussò alla porta della stanza di suo fratello, aspettando con pazienza che aprisse. La donna accanto a lei aveva un vassoio tra le mani, il quale aveva due bicchieri e una teiera. Ben aprì la porta e sorrise ad entrambe, poi le lasciò passare, curioso di sapere come mai sua sorella gli avesse fatto visita proprio in quel momento. Era quasi ora di andare a dormire, dato che il giorno dopo dovevano recarsi sull'Isola degli Sperduti con il primo carico di merci. 

<<A cosa devo la tua visita, Genevieve?>>, chiese, mentre la donna posava il vassoio sul tavolo in mogano presente nella stanza del futuro re. Si inchinò dinnanzi ad entrambi, prima di andare via e lasciarli da soli. 

<<Ho pensato che un po' di tè avrebbe aiutato entrambi a rilassare i nervi>>, ammise la ragazza, alzando le spalle. Ben rise, mostrandole con un cenno del capo che aveva proprio ragione. Facendo molta attenzione a non scottarsi, Evie versò il liquido ancora caldo nelle tazze, porgendone poi una a suo fratello. Lui si sedette sul letto, mentre lei alla sedia della scrivania. 

<<Grazie>>, disse. 

<<Sono davvero agitata>>, ammise la principessa, osservando suo fratello che beveva il tè.

<<Vedrai che andrà tutto bene. Nelle condizioni in cui si trovano, hanno bisogno del nostro aiuto>>, disse, stringendo le sopracciglia. Abbassò lo sguardo verso la tazza, studiandola attentamente.<<Ha un sapore diverso. E' più...buono>>, aggiunse, lanciando uno sguardo a sua sorella.

<<Fata Madrina ha scoperto delle erbe che conciliano il sonno, perciò ho chiesto di aggiungerne un po' per assicurarci di dormire>>, gli rivelò. <<Spero non ti dispiaccia>>, si affrettò a dire.

<<Non preoccuparti. Mi piace di più così>>, commentò Ben, sorridendo.

<<Ritornando alla questione Isola...non credi che avremo dei problemi, vero?>>, domandò.

<<Con noi ci saranno delle guardie, non preoccuparti>>.

<<No, non ho paura che possano attaccarci. Ho paura che possano rifiutare, oppure diventare ostili. Ci odiano, Ben, siamo onesti. Delle persone come loro odiano la pietà, perciò temo che possano reagire male>>, ammise Evie. Suo fratello si alzò, si avvicinò e posò la tazza sulla scrivania. Si inginocchiò davanti a lei, prendendole una mano.

<<Evie, voglio mostrare loro che possono fidarsi di me. So che saranno ostili, non mi aspetto altro. Ma insieme ci assicureremo che capiscano che le nostre intenzioni sono buone, vedrai che si apriranno a noi>>, mormorò. La ragazza annuì, alzandosi in piedi e aiutandolo a fare lo stesso.

<<Credo che sia ora di andare a dormire>>, disse Evie, ridendo.

<<Ti va di restare qui?>>, chiese. Quando erano piccoli e uno dei due era troppo agitato o spaventato, erano soliti dormire insieme per potersi calmare a vicenda. Evie aveva spesso degli incubi e solo Ben riusciva a calmarla, ma sopratutto a farle dormire sogni tranquilli. Ben, dal canto suo, era stato influenzato da una leggenda che raccontavano i bambini ed era terrorizzato dal buio, ma accanto ad Evie gli passava tutto. 

<<Siamo troppo grandi per fare queste cose. La gente comincerebbe a speculare>>, mormorò sua sorella. 

<<E a chi importa?>>, ribatté.

<<Importa a noi. Abbiamo bisogno di tutto l'appoggio che possiamo ottenere dal popolo, cosa che non avremo se credono che abbiamo una relazione incestuosa, Benjamin>>, lo riprese lei. <<Ma apprezzo davvero tanto la tua proposta. Grazie>>, aggiunse, addolcendo il tono della voce. 

Once upon a time(there was no happily ever after)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora