Capitolo undici

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<<Vi avrebbero potuto ammazzare!>>, urlò Adam, stringendo le mani in due pugni. Intorno a loro, le guardie, reduci dallo scontro, cercavano in tutti i modi di non tremare sotto lo sguardo furioso del loro re. 

<<Ma siamo vivi, no?>>, provò a sdrammatizzare Benjamin. Suo padre lo fulminò con lo sguardo, rendendo chiaro che non voleva scherzasse riguardo quelle cose. Accanto a lui, Belle aveva lo sguardo basso e dal modo in cui le tremavano le mani, era evidente che fosse spaventata anche lei al pensiero di poter perdere i suoi figli.

<<La vostra proposta verrà annullata e restituirò il denaro a coloro che hanno finanziato questo primo viaggio che è stato un fallimento totale>>, disse il re, drizzando le spalle. Con un cenno del capo, ordinò alle guardie di andare via e molti di loro, zoppicando, si allontanarono il più in fretta possibile dalla furia che emanava il loro sovrano.

<<Non puoi farlo>>, disse Ben, quando furono da soli.

<<Certo che posso. Ho appoggiato la vostra idea perché anche io ritengo che debbano essere aiutati, ma come avete potuto vedere, non meritano le nostre attenzioni>>, sbottò Adam, lasciandosi cadere dietro la scrivania del suo ufficio. 

<<Ragazzi, per favore, provate a capire>>, mormorò Belle, attirando l'attenzione dei suoi figli. <<Quando io e vostro padre abbiamo visto che era scoppiata quella rissa, ci siamo sentiti impotenti. Eravamo qui e non potevamo fare nulla...poi vi abbiamo visto sparire in compagnia di due persone dell'Isola...Non possiamo permettere che una cosa simile accada di nuovo>>, cercò di spiegare la regina.

<<Ma Evie ed io non torneremo più sull'Isola a meno che non sia estremamente necessario. Non c'è più questo pericolo>>, commentò il giovane principe.

<<Non posso rischiare la vita dei miei uomini per quella...per gli Sperduti>>, si corresse in tempo il re, massaggiandosi le tempie con le dita.

<<Non possono essere puniti tutti. Hai visto che quei ragazzi ci hanno aiutato. Uno di loro si è preso un pugno pur di difendermi...ti prego, papà...>>, sussurrò Ben. Irremovibile, Adam scosse la testa e dall'occhiata che lanciò a tutti loro, entrambi i principi seppero che non voleva più sentire ragioni.

<<Sull'Isola c'è questo piccolo bambino che si chiama Diego. Diego DeMon>>, cominciò Evie, prendendo parola per la prima volta da quando erano tornati. Aveva pensato a lungo a quello che avrebbe detto, dato che si aspettava una reazione simile da parte di suo padre. Mentre Mal  e il suo gruppo li accompagnavano di nuovo alle navi, per assicurarsi che nessuno potesse fare loro del male, aveva preso a pensare, sviluppando il pensiero e cercando le parole per tutto il viaggio di ritorno. Le guardie erano in condizioni pessime(alcuni più di altri), però nel suo cuore non sembrava esserci altro che preoccupazione per i ragazzi dell'Isola. Aveva visto lo sguardo che si erano lanciati i quattro giovani quando li aveva difesi con Ben: quello era stato uno sguardo pieno di speranza. Speranza che potesse sistemare le cose e salvarli. Non poteva deluderli.

<<Hai visto quando ha rubato il denaro a Ben, no? Te ne abbiamo parlato. Ti abbiamo anche detto perché l'ha fatto. Ma forse ti sfugge che se ci occupiamo di loro, persino la loro violenza calerà. La disperazione porta a fare cose impensabili: la fame spinge a rubare qualsiasi cosa pur di ottenere cibo; lo stupro spinge tutti a dare calci e pugni per potersi difendere; la povertà spinge le persone a rubare, perché altrimenti si muore. E la morte non guarda in faccia nessuno. Alla morte non interessa se sei un bambino, uno stupratore, un criminale da strapazzo, il figlio di un cattivo o il figlio di un eroe. Se devi morire, muori. Ma trovo disgustoso che si muoia in quelle condizioni.Dovresti saperlo, tu più di tutti. Dovresti sapere quanto è brutto crescere da soli, perché tutti guardano e giudicano. Dovresti sapere che la violenza spesso è il frutto della disperazione più totale. Dovresti ricordare che persino ad una bestia è stata data la possibilità di morire in pace>>, commentò. Il silenzio che cadde nella stanza fu tale che sembrò essersi fermato persino il tempo, come se qualcuno avesse osato disobbedire alle regole per poter utilizzare la magia e congelarli tutti in quel momento. 

Once upon a time(there was no happily ever after)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora