Capitolo diciotto

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Quando Elsa tornò ad Arandelle, Anna passò più o meno venti minuti con le mani strette intorno alle braccia di sua sorella, chiedendole in continuazione se stava bene e assicurandosi che non si fosse ferita durante il terremoto. Elsa comprendeva la sua preoccupazione, davvero, però era così stanca che avrebbe preferito Anna la lasciasse respirare. Kristoff non era nei paraggi e la regina immaginò si fosse recato al villaggio per vedere se il popolo aveva bisogno di qualcosa, dato che il terremoto era stato avvertito con molta forza persino nel suo regno. Non poteva ancora credere che Genevieve, la figlia di re Adam, avesse risvegliato i suoi poteri. Sapeva dal primo momento in cui l'aveva visto che in lei si trovava un immenso potere che aspettava il momento adeguato per venire fuori, aveva solo bisogno che Evie trovasse qualcosa per cui combattere. Lei aveva sentito il bisogno di proteggere Anna quando si erano svegliati i suoi poteri, Evie aveva deciso che doveva proteggere le persone che vivevano sull'Isola. 

<<A cosa pensi?>>, domandò Anna quando arrivarono alla camera della regina. Persino quando le aveva detto di voler risposare, la giovane principessa aveva deciso di seguire sua sorella. Conoscendola, Elsa sapeva che ci avrebbe impiegato un po' di tempo prima di lasciarla andare. Magari, avrebbe smesso dopo l'arrivo di Kristoff.

<<Niente in particolare, Anna. Pensavo alla riunione>>, disse la donna, aprendo la porta di camera sua. Sua sorella si lasciò cadere sul comodo letto a due piazze, finalmente contenta di poter comportarsi da giovane spensierata lontana dagli occhi indiscreti dei loro servitori. Appartenere alla famiglia reale poteva essere molto complicato, sopratutto quando avevi gli occhi di tutti puntati addosso. Non era un mistero per nessuno che Elsa non aveva intenzione di sposarsi (alcuni contestavano ancora questa scelta), perciò l'unica in grado di poter dare loro degli eredi era proprio Anna e ogni singolo abitante di Arandelle guardava lei e Kristoff con estrema curiosità, attenendo il giorno in cui la principessa avrebbe detto di essere in dolce attesa. Quindi, bramava dei momenti di intimità con le poche persone che non facevano domande e che non pretendevano sfornasse un bambino da un giorno all'altro. 

<<Già...è vero. Di cosa avete parlato?>>, volle sapere la principessa.

<<Re Adam ha visto le condizione di vita degli abitanti dell'Isola degli Sperduti ed ha chiesto ai vari regni di offrire una mano. L'obiettivo sarebbe radunare dei volontari disposti a lavorare sull'Isola per cercare di porre rimedio ai nostri errori>>, ammise la regina, sedendosi accanto a sua sorella. 

<<Quando noi dicevamo che era una pessima idea, nessuno ci ha dato ascolto. Scommetto, invece, che appena Adam ha aperto bocca, tutti si sono affrettati ad offrire il proprio aiuto>>.

<<No, ti sbagli. Sono così pieni di odio nei confronti di quelle persone che non ne vogliono proprio sentire parlare. Credimi, quando ci riuniamo, siamo sempre io, Benjamin ed Evie contro l'intero consiglio>>, mormorò Elsa, slegandosi i capelli. La treccia ordinata preparata dalle sue servitrici aveva cominciato a farle venire un forte mal di testa, perciò sentiva il bisogno di scioglierla e cercare di far affluire nuovamente ossigeno al cervello. 

<<"Evie"?>>, chiese Anna, inarcando un sopracciglio. 

<<La principessa. Figlia di Adam...>>.

<<No, so chi è. Intendo dire...adesso tu la chiami "Evie"? Sono sempre stati Benjamin e Genevieve...cos'è cambiato adesso?>>. Elsa seppe subito che sua sorella aveva uno scopo ben preciso, che quello era il suo modo di girare intorno alla questione fino a portarla dove desiderava la sua mente. Doveva fare attenzione a come rispondeva. Non poteva permettersi passi falsi. 

<<E' solo un nomignolo, Anna. Non capisco perché ti sconvolge tanto>>, ammise, aprendosi in un sorriso stanco. Sua sorella la guardò, prima di mettersi a sedere e guardarla negli occhi. 

Once upon a time(there was no happily ever after)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora