Ghiandaia Imitatrice

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Sembrava quasi suscitata dalla frustrazione.

"Ti riferisci alla Karasuno" in quel momento non capii esattamente.

Sembrava un'affermazione, ma avevo quasi l'impressione che nascesse come una domanda.

"Si" risposi.

"Ho sentito che andranno ai nazionali" mi guardò irritato.

"Non che mi importi molto... tanto verranno distrutti" risposi e vidi l'espressione dell'uomo mutare da arrabbiata a sorpresa.

Iniziai a fare dei palleggi al muro.

"Nonostante abbiano vinto contro la Shiratorizawa che non dubito sia una squadra forte, ai nazionali dovranno affrontare gradini più alti e ripidi" spiegai.

"Cosa intendi ragazzina?" chiese.

"Quello che intendo signore é che la Karasuno è indubbiamente una squadra forte, ma non è imbattibile" continuai a palleggiare indisturbata.

"Sei nuova di qui?" chiese lui.

"Trasferita oggi, vengo da Tokyo. Frequentavo il Nekoma" sorrisi leggermente al pensiero di Kenma e Kuroo.

Non li avevo ancora sentiti quel giorno.

"Ed eri nel club di pallavolo scommetto" disse l'uomo.

"Scommette bene" fermai nuovamente la palla per tornare a guardarlo.

"La nostra femminile perse contro quella del Nekoma" incrociò le braccia.

"Ho sentito dire che questo fu possibile grazie all'intervento di una giocatrice in particolare, com'è che la chiamavano?" chiese.

Capii che era ironico. Ecco perché non mi piaceva quest'uomo.

"Non ne ho idea" risposi per poi ricominciare a palleggiare.

"Oh, giusto. Ghiandaia Imitatrice" mi bloccai.

"Credo si stia confondendo con un film" lo derisi.

"Io credo che lei sia qui davanti a me" mi bloccò la palla facendo si che lo guardassi.

"Ho sentito dire che hai proprio delle doti straordinarie" ghignò.

"Anche se così fosse sarebbero inutili, non crede? Non avete più una squadra femminile" lo guardai malissimo.

"Furbetta, sei venuta qui proprio per questo, non è vero?" annuii leggermente.

Successivamente lo superai e feci per andarmene.

"Io non direi inutile" urlò creando una specie di eco.

Mi voltai curiosa.

"Non resisterai. Neanche una settimana e tornerai qui. Perché ormai ne hai bisogno. Devi arrivare ad imitare il più forte, anche se in questo caso è un tappo"

"'L'altezza è forza'. Penso che anche Wakatoshi sia rimasto fregato da questo pensiero" risposi.

L'uomo si morse la lingua. Aveva toccato un tasto dolente.

"Farsi strada per riuscire a superare qualcuno considerato più forte poiché più alto. È frustrante, difficile e delle volte vuoi mollare" lo guardai negli occhi senza paura.

"Ghiandaia Imitatrice è solo un nomignolo stupido che dimostra che se non sei alto in questo sport devi crearti un varco. Che può essere la grande elevazione come nel caso di quel piccoletto, ma che può essere l'imitazione nel mio caso. Ho dovuto crearmi una strada da sola e quando ce l'ho fatta..."

"Hai perso tutto" completò la mia frase.

"Ti voglio fare una proposta" disse l'uomo.

"Non sono interessata" mentii.

"Oh, si che lo sei. Tu vuoi vincere e vuoi farlo facendo sentire il tuo avversario sottomesso da se stesso replicando le sue stesse giocate" aveva maledettamente ragione.

Anche se detto così sembrava meschino e disonesto, più di quanto in realtà fosse.

"Che ne pensi di entrare a far parte del club?" chiese mettendomi una mano sulla spalla.

"Ma non ha chiuso quello femminile?" prendevo tempo, avevo capito a cosa si riferisse e la proposta mi allettava parecchio.

Prendevo tempo perché avrei dovuto dirgli di no.

"Intendo quello maschile" ghignò.

'Prevedibile'.

"No"  mi voltai e mi diressi verso la porta.

"No?! Come sarebbe no?!" chiese confuso.

"Per quanto il mio corpo 'abbia bisogno' di replicare quell'attacco capisco perfettamente da me che non posso permettermelo" spiegai seria in volto e anche un po' alterata.

Lui mi guardò senza dire nulla.

"Dimmi cosa ti manca e lo metterò a tua disposizione" urlò.

"Mi manca un alzatore capace, non posso fare quella giocata con il primo che capita, ci vuole un minimo di feeling. E poi questa giocata non è da prendere alla leggera, potrei farmi male davvero"

"Noi abbiamo Oikawa!" disse come ulluminato. Ora sembrava più speranzoso e i suoi occhi sembravano essere illuminati da una strana luce... quasi inquietante.

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