Camere separate

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-Buonasera signorina- la calda voce di Brian May mi saluta educatamente.
-Ah...- ho solo la forza di balbettare, se non pronuncio qualcosa entro due secondi penso che chiamerà la neuro -...Buona... buonasera- lo saluto allora anch'io -Prego- e mi sposto per permettergli di uscire.
-Grazie- mi risponde lui ed esce dall'ascensore.

Strano che sia solo. Possibile che solo lui abbia la camera qui al quinto piano? E poi, perché nessuno dei due bodyguard l'ha scortato fin qui? Chissà. Certo che le rockstar sono davvero strane, ma... ma cavolo quanto è bello così da vicino! Io non sono una fan sfegatata dei Queen, però da donna devo ammettere che se un uomo così bello mi facesse la corte farei molta fatica a non cedervi.

-Ma tu non puoi Lilibeth, tu sei già...impegnata- provo a ricompormi, o meglio, provo a ricomporre i miei pensieri e a farli tornare a essere casti, ma non ci riesco.

M'incanto a guardarlo: indossa un semplice cappottino nero di cui ha leggermente alzato il bavero per proteggere il collo dalla fresca brezza notturna, i morbidi riccioli neri gli incorniciano il volto bellissimo, seppure stanco per il viaggio, e con sé ha la sua valigia, una semplice valigia in pelle marrone. Non appena mette piede in corridoio si volta per pochissimi, interminabili secondi a guardarmi e io abbasso subito il capo. Faccio per entrare nell'ascensore, ma un suo richiamo mi ferma: -Mi.. mi scusi- e mi volto verso di lui.

-Prego, mi dica-
-Mi saprebbe indicare dov'è la camera 112? Sa, è la prima volta che vengo qui e...-
-Beh, io ci alloggio solo da ieri, ma... ma penso di sapere dov'è. Mi segua-

Silenzioso, Brian mi segue nel corridoio dell'attico dell'Hotel Royal, camminando alla mia destra, pensando chissà a cosa, chissà a chi. Io metto le mani in tasca e sistemo la nappina in modo da non farla cadere, se smarrissi le chiavi della mia stanza d'albergo proprio nell'albergo dove alloggio sarebbe il colmo. Svoltiamo a destra, so benissimo dov'è la stanza di Brian perché non è molto lontana da quella di lui, la 109. Mi guardo intorno, anche in questo corridoio le pareti sono rallegrate da stupende nature morte e anche qui la polvere della moquette comincia a dare terribilmente fastidio al mio naso che s'irrigidisce, mi pizzica, provo a fregarmelo ma non riesco a controllare questo pizzicore tant'è che starnutisco, di nuovo, vigorosamente.

Etciù!

E mi fermo. Brian si ferma accanto a me, mi guarda e in tono preoccupato mi fa: -Allergia alla polvere?-

-Beh, sì, penso che sia questa la causa- gli rispondo, ricominciando a camminare.

Brian corre per pochi passi e mi raggiunge ancora, vicini percorriamo gli ultimi metri che ancora ci separano dalla sua stanza.

-Ecco, siamo arrivati- gli annuncio trionfale, sorridendogli -Questa è la camera 112- e gli indico la porta color panna, alla nostra destra, su cui è affisso il cartellino plastificato con il numero 112.
-Oh, grazie...- mi risponde soltanto.

Mi volto a osservarlo di nuovo, ha un'espressione alquanto delusa, come se non fosse felice di aver raggiunto la meta, il comodo letto della sua suite d'albergo, dopo un lungo viaggio.

-Io... io allora vado- mi congedo, muovendo i primi passi a ritroso -Buonanotte-
-Buonanotte- replica lui a voce molto bassa, il suo saluto è quasi impercettibile.

Mi volto e comincio a camminare per tornare all'ascensore, infondo il mio intento iniziale era quello di andare a fare una passeggiata fuori di qui, ma la voce di Brian mi fa fermare di scatto.

-Hai... hai detto che se qui da ieri sera, giusto?-

Lentamente mi volto ancora verso di lui -Prego?- gli chiedo a mia volta.

-Sì, lei... cioè... tu, se posso permettermi di darti del tu, tu hai detto che sei qui soltanto da ieri sera. Sei qui in vacanza?-

Stringo gli occhi, davvero non riesco a capire cosa possa interessare a Brian May, il famosissimo chitarrista dei famosissimi Queen, del mio pernottamento qui a Sanremo, ma per educazione dovrò pur rispondergli qualcosa. Molto lentamente allora comincio a camminare verso di lui.

-Sì, io si... io sono qui in vacanza- gli mento, non voglio che sappia chi sono. Lo vedo posare a terra la valigia, come se volesse prolungare questa nostra conversazione per chissà quanto tempo -E comunque, certo, puoi darmi tranquillamente del tu-
-Oh, benissimo allora... io... io sono Brian, Brian May, piacere di conoscerti- e mi tende la mano, ormai l'ho raggiunto di nuovo.
-Io sono Elisabetta, ma puoi chiamarmi Lilibeth- mi presento io e gli stringo la mano -E comunque so benissimo chi sei, sei il chitarrista dei Queen-

Brian china il capo imbarazzato, so che è umile, ma non pensavo fino a questo punto. Lascia la mia mano e quando alza la testa le verdi venature dei suoi occhi brillano per l'emozione.

-Sì, ecco io... sono il chitarrista dei Queen, vero. E' bello sapere che mi conosci, che ci conosci-
-Beh, siete gli ospiti d'onore quest'anno al Festival, noi tutti vi stavamo aspettando con impazienza-
-Allora ci guarderai anche tu domani in tv?-
-Io, domani, in... in tv?- rispondo perplessa. Non penso avrò bisogno di aspettare la messa in onda di domani per vederli esibire sul palco dell'Ariston, credo proprio che io e le ragazze sbirceremo la loro esibizione da dietro le quinte -Ma sì, certo che vi vedrò in TV- gli mento ancora, devo rendere plausibile la mia storiella -Anzi, non vedo l'ora-

Brian mi sorride orgoglioso e io ricambio il suo sorriso. E' davvero un bell'uomo, so che ha quasi vent'anni più di me, ma è davvero bello.

-Degli anni non te n'è mai fregato nulla Lilibeth- penso tra me e me e lo fisso ancora.

Un brivido d'adrenalina mi percorre la schiena, freddo, ghiacciato nonostante indossi il cappottino. Cosa mi sta succedendo?

-Sei italiana?- mi domanda d'un tratto, sembra che stia facendo di tutto per continuare a parlare con me.
-Sì, io sono italiana-
-Ah! Complimenti! Il vostro Paese è bellissimo: avete l'arte, la cucina, il sole, sopratutto il sole. Da noi in Inghilterra raramente ci sono giornate assolate come da voi. Avete tante...tante bellezze- conclude e i suoi occhi scendono languidamente sul mio corpo.

-Ah.. beh.. sì, ma certo...- balbetto come un'idiota, il suo sguardo è così accattivante che davvero fa perdere la ragione -L'Italia è un Paese stupendo, mi auguro tu possa visitarla tutta-

E cala il silenzio, un imbarazzante silenzio tra noi, un silenzio a cui devo mettere fine prima di scavarmi da sola la fossa direttamente davanti alla sua camera -Come mai... ecco, come mai sei da solo?-

-Tu dici qui sull'attico?-
-Si, qui sull'attico intendo. Tu e gli altri non avete le camere attigue?-
-No, niente camere attigue, preferiamo stare ognuno per fatti propri- mi risponde con tono leggermente infastidito, forse gli ho posto una domanda scomoda. Sarà meglio andare a fare questa maledetta passeggiata prima di fare altri guai.

-Beh, penso sia ora di andare. Sarai sicuramente stanco del viaggio- gli dico allora -Io ti... ti auguro la buonanotte Brian. E' stato un piacere conoscerti e... e in bocca al lupo per questa vostra esperienza a Sanremo- e gli tendo la mano per salutarlo.
-Grazie Lilibeth. Buona vacanza e... buonanotte anche a te- mi saluta lui con la sua voce calda.

Brian afferra la mia mano, penso voglia soltanto stringermela ancora e invece no, fa un gesto che mi lascia senza parole, un gesto che mai nessuno, in diciannove anni della mia vita, aveva fatto nei miei riguardi: china piano piano il capo e, con molta delicatezza, bacia la mia mano, la bacia pur senza sfiorare la mia pelle con le labbra, da vero gentleman.

Resto qualche secondo senza fiato, solo quando Brian alza di nuovo la testa e lascia la mia mano recupero il respiro perso. I nostri sguardi s'incontrano ancora e sento che vorrei restare ancora qui, a parlare con lui in questo polveroso corridoio dell'Hotel Royal, ma il suo viso è così stanco che mi sentirei in colpa se rimanessi qualche minuto in più. Deglutisco a fatica mentre i suoi occhi mi osservano, mi fissano come se solo ciò bastasse a trattenermi qui, a non farmi andar via da lui. Timidamente gli sorrido e mi sorride anche lui, poi, senza dire altro, mi volto e prendo fiato ancora. Mentre comincio a camminare per raggiungere di nuovo l'ascensore, sento Brian aprire la porta della sua camera: passeggiare adesso mi farà più che bene.

Buonasera Queenies!
Mi auguro che il capitolo vi sia piaciuto adesso che i nostri protagonisti si sono finalmente conosciuti ;) Volevo annunciarvi che sabato prossimo pubblicherò una one-shot e il giorno non è casuale. Non vi dico altro ;) A sabato!

Baci
Manuela-Rhapsody

The Luckycharm - A Brian May Fanfiction- ItalianoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora