Ti va se parliamo un po'?

216 23 33
                                    

A passo spedito, così spedito da sembrare una corsa, io e Brian raggiungiamo di nuovo la passeggiata dell'imperatrice. La fresca brezza di mare e il rumore delle onde che sbattono sulla battigia tornano a riempire i miei occhi, le mie orecchie, il mio cuore. A differenza di un quarto d'ora fa, quando era abitato solo da me, Umberto e il solitario chitarrista dei Queen, ora il lungomare è un po' più affollato, popolato da alcune coppiette che passeggiano a braccetto e un da folto gruppo di signore e signori di mezza età che chiacchierano a voce alquanto alta, probabilmente saranno appena usciti da uno dei ristoranti che affacciano sul mare.

Lascio la mano di Brian non appena raggiungiamo una panchina più in disparte delle altre, lontana dai lampioni.

-Possiamo... possiamo sederci qua se vuoi. E' vero che non si vede il mare, ma qui non ti vedrà nessuno- gli propongo, indicandogli la panchina da me scelta.
-Sì, ma certo, qui andrà benissimo- concorda Brian e mi fa cenno di prender posto prima che lo faccia lui.

Mi siedo e Brian si accomoda accanto a me.

-Adesso me lo dici perché siamo dovuti tornare qui di corsa?- mi domanda lui.
-Sì, hai ragione scusami, ma...ma un gruppo di ragazzini ti aveva riconosciuto e così...- mi fermo e lo guardo, spero capisca che l'ho fatto per lui.

Brian mi fissa qualche secondo prima di sussurrarmi: -Oh...beh...allora, grazie Lilibeth- e mi sorride, ha capito tutto, come sempre.

-Penso che...penso che sia meglio mangiare prima che la nostra cena si raffreddi- cambio argomento io.
-Sì, ma sì, hai ragione, ho...ho una certa fame-

Scartoccio il primo dei pacchettini preparati da Enzo con tanta cura, abbasso leggermente la testa per vederne meglio il contenuto e constato: -Questa è la tua farinata- e porgo a Brian la sua cena.

-Grazie- mi dice -Ma, mica avresti un fazzolettino? Sai, non voglio sporcarmi le mani-
-Ah- esclamo io restando di stucco, penso che la mia idea di mangiare per strada non corrisponda alla sua -Sì, come no. Di sicuro devo averne un pacchetto in borsa-

Apro la mia tracolla e vi estraggo il pacchetto di fazzoletti da cui ne tiro fuori uno per Brian. Lui mi ringrazia con un lieve cenno del capo, lo spiega, lo avvolge intorno al trancio di farinata e accartoccia il foglio di carta giallina -Questo è un po' troppo unto per essere utilizzato ancora- mormora fra sé e sé, si alza e lo getta nel cestino non molto lontano da noi.

Sbalordita da cotanta accuratezza, resto per qualche secondo a pensare al modo in cui mangiare la mia fetta di focaccia senza sembrargli una rozza donna antidiluviana. In genere quando mangio per strada non seguo esattamente il bon-ton, in realtà non lo rispetto nemmeno quando mangio a tavola ma questo è un altro discorso, e non ho mai avvolto la fetta di qualsivoglia genere alimentare in un fazzoletto prima di mangiarla, uso direttamente il foglio unto in cui è stata incartata.

-Ma stavolta ti tocca Lilibeth- penso tra me e me, rassegnata.

Apro il mio cartoccio e respiro a pieni polmoni il delizioso, caldo profumo di stracchino. Prendo un altro fazzolettino di carta dal pacchetto, lo spiego e a malincuore vi avvolgo la mia fetta di focaccia, a malincuore perché adesso sarò costretta a buttar via il foglio di carta che l'avvolgeva. E' unto, sì, è sporco, ma vi sono rimasti attaccati dei pezzettini di stracchino fuoriusciti dal ripieno e che avrei potuto mangiare dopo. Non è giusto!

-Che c'è?- mi chiede Brian fissandomi, sta educatamente aspettando me per cominciare a mangiare-Tutto bene?-
-Sì, sì Brian, benissimo. Aspetta che butto via questa e... e cominciamo-

Mi alzo dalla panchina e raggiungo il cestino: -Ciao caro, addio- sussurro tristemente, vedendo cadere il foglio giallino, e soprattutto i miei pezzettini di formaggio, nell'ignobile vortice della pattumiera.

The Luckycharm - A Brian May Fanfiction- ItalianoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora