Da Enzo

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Brian mi segue senza dire altro, per fortuna. Ho tremendamente paura che mi abbia riconosciuta, che abbia capito che ero io a litigare con Umberto pochi minuti fa, a pochi metri da lui. Brian però non conosce Umberto, quindi non dovremmo correre alcun rischio e, infondo, un po' questa cosa mi dispiace. A volte la lieve punta di sadismo presente in me vorrebbe che qualcuno ci scoprisse e lo dicesse a sua moglie, così che lei lo cacciasse di casa e lui andasse a dormire sul divano del suo ufficio, perché sia ben chiaro: io a casa mia Umberto non ce lo voglio, mi priverebbe di troppa libertà, lo so bene. Eppure, per quanto a volte ci speri, nessuno mai ci ha scoperti fino ad ora, Umberto è il classico paraculo nato con la camicia.

-E dove si trova di preciso questa... questa focacceria?-

La domanda improvvisa di Brian mi distoglie dai miei pensieri. Mi volto e me lo trovo alla mia destra che mi guarda in attesa di una mia risposta.

-Non molto lontano da qui, in realtà. Dobbiamo uscire dal lungomare e svoltare nel vicoletto a sinistra poco più in là, lo vedi?- e gli indico una stradina semibuia a pochi passi da noi.

-Ah, ok, non è lontano allora-
-No, assolutamente. Timore dei fotografi?-
-No, non è per quello, anzi, puoi stare tranquilla che fotografi e giornalisti non ne troverai stasera per strada: Jim, il nostro manager, gli ha intimato di lasciarci in pace dopo la sessione fotografica di oggi pomeriggio in terrazza, in caso contrario li denuncia-
-Beh, in effetti... sono davvero insopportabili a volte- commento soltanto, percorrendo con lui l'ultimo tratto di lungomare prima di svoltare nel vicoletto.

La passeggiata dell'imperatrice è molto, molto elegante e ben tenuta, una ordinata simmetria di luci e colori. Le palme e le bouganville che costeggiano il lato interno sono rigogliose e piene di vita, il prato all'inglese è perfettamente rasato e curato, il lastricato è lucido, pulito, ordinato in una perfetta scacchiera in cui larghe mattonelle rettangolari di colore nero si alternano a quelle bianche e le panchine sono in legno scuro, affiancate da lunghi lampioni in stile liberty che donano all'atmosfera un chiarore romanticamente ambrato. Non appena però svoltiamo nella stradina a sinistra lo scenario cambia radicalmente: il vicoletto è alquanto stretto, buio dato che l'illuminazione non è delle migliori e anche la brezza marina è più debole. I palazzi che lo costeggiano sono molto alti, suppongo di inizio secolo o al massimo di fine Ottocento, a pian terreno lastricati di marmo bianco e dipinti di beige dal primo piano fino all'attico, che in genere è una stupenda terrazza che affaccia sul mare.

Mi volto e vedo Brian guardarsi intorno, più impaurito che curioso.

-Tranquillo, non ti sto portando nel Bronx- provo a rassicurarlo.
-Ma certo che lo so- mi risponde, si volta verso di me e conclude: -Mi fido di te- e mi sorride.

Chino il capo imbarazzata, non so se più per il sorriso o più oper la sua dimostrazione di fiducia.

-Beh... grazie- mormoro piano -Siamo...siamo arrivati comunque- e gli indico il negozietto alla nostra destra su cui fa bella mostra di sé una semplicissima insegna al neon: La Focaccia Di Enzo.

Brian si volta nella direzione che gli ho indicato: -Molto bene!- esclama soddisfatto -La fame comincia a farsi sentire con tutti questi profumini in giro-

E come dargli torto, nell'aria c'è un profumo di focaccia che farebbe resuscitare i morti!

Insieme varchiamo la soglia, Brian dà un'occhiata in giro e in me cresce l'ansia perché ho il timore di averlo portato in un posto un po' troppo al di sotto dei suoi standard: per quanto possa dire di essere un tipo a cui piacciono le cose semplici, non so a quali tipi di cose semplici sia abituato lui che è inglese, o meglio, lui che è Brian May il chitarrista dei Queen. Quando però lo vedo sorridere tiro un sospiro di sollievo, non ho commesso l'errore più imperdonabile della mia vita a portarlo qui.

The Luckycharm - A Brian May Fanfiction- ItalianoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora