-Ma si può sapere cosa cavolo ti urli?- sbotta infuriata lei varcando l'uscio -Ho la focaccia sul fuoco, non mi posso allontanare dai fornelli quando vuoi tu, come se nulla fosse!-
E' la prima volta che vedo Maria, la moglie di Enzo: ha i capelli raccolti in un alto e folto chignon, il viso liscio e roseo come quello di un bambino e i suoi occhi sono grandi, celesti, un bagliore in questo minuscolo locale poco illuminato.
-Lo so che se non vieni subito è perché hai qualcosa sul fuoco- replica irritato suo marito -Ma abbiamo due clienti importanti e non dobbiamo farli aspettare-
Maria, incuriosita sul chi possano essere questi clienti importanti di cui parla suo marito, si volta verso me e Brian, ci osserva per qualche secondo e poi, sgranando gli occhi e portandosi le mani alla bocca semi spalancata per coprirla, esclama ad alta voce: -No! Non posso crederci!-
Io e Brian ci voltiamo l'uno in direzione dell'altra e ci fissiamo per qualche secondo con sguardo interrogativo.
-No! Nel nostro locale! E' davvero un onore averla qui, la sua musica è stupenda!- prosegue Maria, ancora più stupefatta.
-Beh...- tentenna Brian chinando il capo -...in effetti...-Questa proprio non ci voleva. Nello stato d'animo turbato in cui è adesso penso che Brian vorrebbe solo stare tranquillo il più possibile, evitare di vedere tanta gente nuova, fan, ammiratori, e invece. E' vero, è una persona molto, molto disponibile, ma ora potrebbe solo fingere d'essere felice.
-Lo so Maria- intervengo allora io -So che può sembrare strano, cioè... fa strano trovarsi davanti una persona così famosa, ma... ma sai: anche i musicisti hanno uno stomaco-
-Ma lei, signorina Lilibeth, anche se mangia un po' di più non ingrassa mai. E' sempre stupenda, io la seguo sempre col suo gruppo, le RodaViva, fate delle canzoni stupende-Io e Brian ci voltiamo di nuovo l'uno in direzione dell'altra, stavolta però con sguardo sbigottito.
-Quindi... quindi tu...- balbetto, volgendomi di nuovo verso di lei -Quindi Maria, tu... tu ti stai riferendo a... a me?!- le domando scioccata, puntandomi l'indice al petto manco fossi un'assassina.
-Ma certo signorina Lilibeth e a chi se no? Non vedo altri musicisti intorno a noi in questo momento-Coff... coff... coff...
La tosse improvvisa, non so però quanto spontanea, di Brian mi ricorda la sua presenza.
-Ah... beh... ecco...- balbetto ancora, non so se in questo momento sono più in imbarazzo io o lui -...certo, hai ragione Maria, che stupida che sono-
-Lei e le sue amiche siete bravissime e...-
-Dammi del tu Maria, tranquilla, dammi del tu-
-Oh, grazie signorina...cioè Lilibeth. Dicevo, tu e le tue amiche siete davvero bravissime. Mio marito mi ha detto che ieri sera siete venute qui al locale, ma purtroppo io non c'ero, nostra figlia deve partorire il mese prossimo e...-
-Oh beh, capisco Maria, tanti auguri allora-
-Grazie- risponde orgogliosa lei prima di proseguire -In compenso però vi ho viste in tv, al Festival: la vostra canzone è davvero bella e anche voi eravate belle, tutte e quattro, ma... ma secondo me il tuo vestito era il più elegante con quel fiocco laterale, eri stupenda Lilibeth-Avverto un leggero imbarazzo arrossirmi le gote, imbarazzo che cresce quando anche Brian s'accoda al suo complimento: -Ma certo Maria: Lilibeth è stupenda- e ancora una volta i suoi occhi brillano così tanto da farmi sentire completamente impotente dinanzi a cotanta bellezza, la sua bellezza. La mia mano d'istinto sale verso la sua guancia, ma s'arresta non appena ricordo che non siamo soli. Brian s'accorge del mio tentennamento, s'avvicina a me, sta per sussurrarmi qualcosa, ma il sonoro squillo del timer del fornetto fa trasalire entrambi.
Tin...
-Oh, benissimo, la tua farinata è pronta Brian- dice Enzo, voltandosi verso il microonde -E tu, Maria, è pronta la focaccia di Recco? Elisabetta ne vuole una fetta-
-Ma certo che è pronta, stavo giusto andando a prenderla e... e poi per te tutto è sempre pronto Lilibeth-
-Grazie Maria, gentilissima-
-Figurati dovere... ma, ma me lo firmeresti un autografo? Ho dei foglietti qui, sotto la cassa- e fa per chinarsi, ma suo marito la ferma: -Prima però vai a prendere la focaccia a Elisabetta, se no si brucia- brontola, tirando fuori la fetta di farinata dal fornetto.-E va bene, e va bene!- si lamenta lei -Sempre di fretta tu, eh?-
-Sì, perché devi lavorare come lavoro io!-
-E io lavoro, lavoro, mica sono sfaticata. Io davvero non so come....-Maria torna in cucina e i suoi lamenti si perdono nei meandri del laboratorio. Io, Brian ed Enzo restiamo in silenzio per qualche secondo, poi è di nuovo il padrone di casa a prendere la parola, stavolta rivolgendosi all'ospite inglese.
-Mangiate qui o ve le incarto?- gli chiede.
Brian si volta verso di me, non sa quali siano le mie intenzioni e, da vero gentleman qual è, vuole che sia io a scegliere dove consumare la nostra cena.
-Incarta tutto Enzo- gli rispondo -Ceniamo sul lungomare-
-Ottima scelta Elisabetta, il mare è sempre un'ottima scelta- conclude sorridendo.Da un ripiano accanto al fornetto estrae un foglio di carta giallino, vi avvolge la fetta di farinata e la chiude per bene. Quando Maria esce dal laboratorio ha tra le mani un'enorme teglia, rotonda e fumante: il profumo dolcemente intenso dello stracchino che farcisce la focaccia di Recco inebria tutta la piccola sala in meno di dieci secondi.
-Com'è da vicino il signor Baudo, Lilibeth?- mi domanda lei poggiando la teglia sul bancone.
-Beh com'è...è esattamente come lo vedete in televisione, alto, molto... molto composto, serio, severo-
-Proprio perché è così serio non so come gli abbiano messo vicino quel... quel Grillo. A me non fa ridere- commenta critico Enzo.
-Ma è ligure, come... come voi- provo io a smorzare i toni, infondo è soltanto un comico.
-Ligure o non ligure a me non piace- termina secco lui tagliando la mia fetta di focaccia di Recco.-Allora Lilibeth, posso prendere il foglietto per... per l'autografo?- mi chiede ancora Maria, le donne non s'arrendono mai e questo Enzo ancora non l'ha capito.
-Ma certo Maria, prendilo pure e...e dimmi pure quanto vi dobbiamo-
-Ma nulla, non ci dovete nulla, assolutamente-
-Eh no Maria, così non andiamo d'accordo- insisto io, aprendo la mia borsetta.
-No Lilibeth, se fai così mi offendo-
-Mi offendo di più io invece. Su Maria, dimmi quanto vi devo- ed estraggo il portafogli dalla tracolla.Maria sospira indecisa e si volta verso suo marito che sta incartando il mio pezzo di focaccia. Lui le fa un lieve cenno con la testa, socchiudendo lievemente gli occhi, lei si volta di nuovo verso di me e mi dice: -Duemila lire, sono due mila lire-
-E ti volevi perdere per duemila lire!- esclamo sollevata, mi sono sentita alquanto in imbarazzo nell'essere trattata come una star, dato che non lo sono.
Apro il portafogli e mi avvicino alla cassa dove Maria sta già facendo lo scontrino, ma Brian, di cui avevo dimenticato l'esistenza dato che è rimasto completamente in silenzio negli ultimi cinque minuti, mi raggiunge.
-Eh no stavolta lo dico io- esclama deciso.
Lo guardo, tra le mani stringe il suo portafogli da cui ha già tirato fuori le duemila lire -Mai far pagare le signore- asserisce caustico e posa la banconota marroncina accanto alla cassa.
-Non... non pensavo avessi le lire con te... cioè...forse non mi sono spiegata bene, io...- farfuglio confusa.
Non voglio offenderlo, è solo che non pensavo avesse cambiato delle sterline in lire per una permanenza di soli due giorni tutta Ariston-Hotel Royal, Hotel Royal-Ariston.
-Si, capisco cosa intendi- mi risponde lui -Ma... ma sai: a me piace essere sempre autonomo e poi può sempre capitare un piacevole imprevisto come questo-
Sorride malizioso Brian e gli sorrido anch'io mentre Maria prende i soldi e li sistema nella cassa.
Dopo averle firmato un autografo, rigorosamente con dedica, io e Brian ci congediamo salutando calorosamente i due padroni di casa, agguanto la nostra cena, bollente che quasi mi ustiona le dita, e usciamo dalla focacceria. Non appena ne varchiamo la soglia però un gruppetto di ragazzi che passeggia nel vicoletto ci intravede.
-Ma... ma quello non è Brian May dei Queen?- fa un giovane a uno dei suoi amici -Mi sembra proprio lui, Brian May dei Queen- e indica verso di noi.
L'amico si volta nella nostra direzione e d'istinto lo seguono anche tutti gli altri ragazzi della comitiva.
-Brian, dobbiamo camminare più veloce- gli sussurro, afferrandogli la mano sinistra.
-E perché?- mi domanda lui cascando dalle nuvole.
-Il perché te lo spiego dopo, ora seguimi-
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The Luckycharm - A Brian May Fanfiction- Italiano
Fanfic"Soltanto la musica è all'altezza del mare" Albert Camus