Solo due giorni

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La ringrazio con un lieve cenno del capo e, senza nemmeno voltarmi a guardare dove sto per sedermi, faccio per accomodarmi sulla poltrona di destra, ma un rumore sordo dal basso, il classico rumore dei fogli che si accartocciano, mi blocca di scatto.

-Mio Dio!- esclamo e subito mi alzo di nuovo. Mi volto e sulla poltroncina scorgo degli spartiti, i fogli che il mio sedere stava spiegazzando.
-Perdonami Lilibeth, io... io sono mortificato- le chiedo umilmente scusa, afferro gli spartiti e provo a stenderli con le mani per rimediare al danno fatto, ma lei mi tranquillizza: -Non preoccuparti Brian, non si sono rotti- mi raggiunge e mi tende la mano -Dalli pure a me-

Le porgo i fogli stropicciati e lei dolcemente li afferra mentre la mia mano indugia ancora sulla sua come poco fa, in corridoio. I miei occhi fissano i suoi, belli, grandi, pieni d'espressione e di luce, anche se c'è qualcosa, qualcosa che ancora non sono riuscito a capire cos'è, qualcosa che non la rende pienamente felice. Lilibeth china il capo imbarazzata, ha intuito che il mio per lei non è soltanto l'amichevole interesse che può nutrire un musicista verso una sua collega, così stacca la sua mano dalla mia e si dirige verso il comodino.

-Stavi... stavi scrivendo qualche canzone nuova?- le domando, spero che questo possa servire a stemperare la tensione creatasi tra noi a causa mia.
-Sì, beh... ci provavo ieri sera, ma...- comincia a spiegarmi, poi s'interrompe. Posa sul comodino gli spartiti e la cintura, poi torna da me ai piedi del letto -Ora ti puoi accomodare, la poltrona è libera- mi dice e mi sorride.
-Certo, grazie- le rispondo e prendo posto sulla poltroncina, stavolta senza fare danni.

Lei si accomoda accanto a me, sull'altra poltroncina, e slaccia alcuni bottoni del suo cappotto per stare più comoda.

-Ti... ti capita spesso di non dormire la notte?- le chiedo.
-Beh sì, mi capita spesso. Quando sono nervosa o stressata mi capita praticamente ogni notte. Anche da piccola, quando ero agitata per qualcosa, di notte non riuscivo a dormire, poi nel corso degli anni...-
-Quanti anni hai?- le chiedo a bruciapelo.

So che un uomo non dovrebbe mai chiedere l'età a una signora, ma lei è giovane, si vede che è giovanissima.

-Diciannove, ne ho diciannove- mi risponde.

Lo immaginavo, si vede lontano un miglio che è molto più giovane di me, giovane e bellissima, il suo sorriso m'infonde un brivido frizzante e brioso come l'aria di primavera.

-Sei giovanissima, vedrai che col tempo riuscirai a superare questa difficoltà- provo a tranquillizzarla.
-Parli come se avessi ottant'anni!-
-Non ne ho ottanta, ma a Luglio saranno ben trentasette e, credimi, cominciano a farsi sentire-
-Potrai anche sentirli tu, ma... ma io te ne do dieci di meno- mi risponde e mi regala uno sguardo molto, molto sensuale.
-Io... io ti ringrazio per il complimento- stavolta sono io a chinare il capo per l'imbarazzo.
-E' la verità. E poi, non abbiamo tantissimi anni di differenza, sono soltanto...-
-Diciassette- puntualizzo -Abbiamo diciassette anni di differenza-

-Sei velocissimo a fare i calcoli, complimenti-
-Sì, beh... sai, io sono un fisico oltre che un chitarrista-
-Lo so, so che ti piacciono le stelle-
-Già e fin da quando ero bambino. Mio padre di notte mi portava fuori città per vedere le stelle con il cannocchiale che avevamo costruito insieme. Fu allora che capii che nella vita avrei voluto studiarle, comprendere tutto il... il meccanismo che c'è dietro l'universo, i Pianeti, le galassie. Tutto questo mi ha sempre affascinato- le spiego, spero di non annoiarla, ma dallo sguardo ammirato con cui mi sta fissando non penso che la sto tediando a morte -Mio padre è ingegnere, quindi lui ha sempre appoggiato la mia idea di proseguire gli studi, conseguire la laurea...-

-Con tuo padre hai costruito anche la tua chitarra, giusto?-
-Sì, la Red Special l'abbiamo costruita insieme. Oltre le stelle, l'altra cosa di cui non potrei mai fare a meno nella vita è la musica. Paradossalmente ho cominciato prendendo lezioni di pianoforte, poi a sette anni i miei mi hanno regalato la prima acustica e... e da allora non mi sono più staccato da una chitarra in vita mia-
-Ti capita di suonare ancora il pianoforte?-
-Sì, lo suono, certo. Ma mi devo concentrare parecchio, non ho la stessa scioltezza di Freddie!- rido e anche lei ride con me.
-Beh, ti capisco. Io invece sono negata con la chitarra. Mizzy, la nostra chitarrista, non sai quante volte ha provato a insegnarmi a suonarla, ma nulla!-
-Ognuno è più portato per qualcosa, mi sembra giusto- chioso, penso sia arrivato il momento di parlare un po' di lei -Quindi... quindi il vostro gruppo si chiama RodaViva e da quanti anni suonate insieme?-

-Suoniamo insieme praticamente da sempre. Ci conosciamo da quando siamo piccole. Abbiamo tutte la stessa età, alle elementari eravamo tutte nella stessa classe. Il pomeriggio facevamo i compiti insieme, giocavamo insieme...poi verso i sette anni abbiamo cominciato ad appassionarci alla musica. Marilena, che poi sarebbe Mizzy, ha cominciato a prendere lezioni di chitarra, Lisa di basso, Annalisa, cioè Allison, lezioni di batteria e io di pianoforte. L'idea di creare il gruppo è venuta di conseguenza, è... è stata quasi una necessità-
-Quindi Mizzy è la mia collega. Sarei curioso di sentirla suonare-
-Già, è vero, Mizzy è la tua collega- dice sorridendo -Ma...purtroppo, come tu ben sai, qui a Sanremo siamo costrette a esibirci in playback quindi non potrai sentirci dal vivo. Sarei molto felice se però accettassi il mio invito a uno dei nostri concerti, magari quello a Londra il prossimo mese di Giugno-
-Sarebbe un onore per me-
-Ma che dici? L'onore è mio, anzi nostro. Tra l'altro sarà anche la prima volta che suoneremo in Inghilterra-
-Non siete mai venute da noi?-

-No, in Inghilterra non abbiamo mai fatto concerti. Fino ad ora, a parte l'Italia, ci siamo esibite in Francia, in Belgio, in Spagna...però il vostro Paese è uno dei nostri obiettivi principali, se così possiamo definirlo, anche perché noi siamo italiane ma scriviamo canzoni in inglese-
-Ah, capisco, beh... questo aumenta, e non di poco, il vostro target- le spiego, in questo momento mi sento più un produttore musicale che un musicista.
-Sì ma così aumenta anche la concorrenza- ribatte lei -Sai quanti cantanti e gruppi scrivono testi in inglese pur non essendo inglesi? Tantissimi Brian, non immagini quanti. E questo, credimi, è lo scoglio più duro da superare-

-Ma io sono sicuro che lo supererete- provo a farle forza, mi avvicino leggermente a lei e poso la mia mano sul suo ginocchio. Lilibeth mi guarda stranita, non s'aspettava un gesto così audace da un tipo timido e insicuro come me e in effetti mi meraviglio anch'io di ciò che sto facendo.
-Ma...ma come puoi dire una cosa del genere se ancora non hai ascoltato nemmeno una nostra canzone?- mi risponde, quasi mormorando, spostando il ginocchio per costringermi a posare la mano altrove.
-Lo dico perché...- tentenno e mi ritraggo, stavolta sono io a essere in imbarazzo -...perché se siete qui a Sanremo, che so essere la competizione canora più importante qui nel vostro Paese, ci sarà un motivo-
-Eh Brian, una volta Sanremo era Sanremo- sospira -Quando lo vedevo da piccola in televisione e si cantava dal vivo, quella sì che era davvero una gara-
-Hai ragione, il playback in una gara musicale non è il massimo e... e non lo è nemmeno per noi ospiti-
-Già, concordo perfettamente. Poi per noi il problema è stato anche un altro: le canzoni in gara devono essere tutte in italiano e...-
-... e voi scrivete i testi in inglese-
-Esatto. Quindi abbiamo dovuto tradurre il testo in italiano, arrangiare di nuovo la parte musicale... un casino, guarda, un casino davvero-

-Ma alla fine ce l'avete fatta, ora siete qui-
-Sì, ma... ma non so, quando l'ascolto in italiano la mia canzone... non mi convince-
-L'hai scritta tu?-
-Sì, ho scritto io il testo-
-E come s'intitola?-
-Moon Flames. Almeno il titolo abbiamo potuto lasciarlo in inglese-
-Ah, bene, almeno quello- commento sarcastico -Però, interessante Moon Flames e scommetto che sarà anche bello il testo dato che... dato che l'hai scritto tu-

Lilibeth si morde il labbro e abbassa la testa, forse ci sto provando troppo spudoratamente, ma ho solo due giorni, solo due giorni di tempo e uno sta già passando.

The Luckycharm - A Brian May Fanfiction- ItalianoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora