Hotel Royal- camera 122
Mezzanotte circaLilibeth P.O.
Ancor prima di rientrare in camera sapevo che anche stanotte non sarei riuscita a dormire. E non per la finale di domani. E nemmeno per il mio litigio con Umberto.
-Brian- penso, fissando il soffitto stesa nel letto -Perché mi hai abbracciata? Perché volevi baciarmi? Io non capisco-
Il suo comportamento non ha fatto altro che peggiorare la mia già precaria situazione psicologico-sentimentale. Già sto con Umberto che mi dedica solo le briciole del suo tempo, cosa potrei avere da Brian che domani a quest'ora starà già facendo le valigie per tornare a Londra? Nulla, assolutamente nulla. Certo, lui è abituato a girare il mondo dieci mesi all'anno su dodici, ad avere tutte le ragazze che vuole anche solo per una notte, ma io? Cosa c'entro io in tutto questo? Sì, anch'io faccio parte del mondo della musica come lui, ma il mio successo, quello delle RodaViva, non è minimamente paragonabile a quello dei Queen. Noi non facciamo tour mondiali che ci tengono lontane da casa per mesi e mesi e poi, anche se dovesse succedere, so che Umberto me lo ritroverei davanti quando meno me l'aspetto, anche in Australia.
Sì perché lui può permettersi il lusso di farmi restare sola come un cane a Natale, a Capodanno e al mio compleanno, ma io invece devo sempre dar conto a lui di tutti i miei spostamenti, dei miei programmi, senza nemmeno potergli mentire visto che la maggior parte degli appuntamenti della mia agenda li prende lui. E' geloso, tremendamente geloso, sa che ho vent'anni meno di lui e che per il lavoro che faccio potrei portarmi a letto ogni sera un ragazzo diverso, eppure. Eppure non lo faccio, non l'ho mai fatto. Umberto è sposato, ha dei figli, tradisce sua moglie con me e già questo mi dovrebbe bastare a reputarmi una puttana, invece non riesco a biasimarmi più di tanto.
-Mi faccio pena da sola, forse sarà questo il motivo- rifletto ancora.
Sospiro e decido di sedermi al bordo del letto. La mia bocca è secca, asciutta, arida, sarà meglio che beva un po' d'acqua, magari è quest'arsura che non mi fa dormire. Accendo la luce dell'abat-jour e mi verso della minerale nel bicchiere, riempiendolo fino all'orlo. Ho sete, tant'è che la bevo tutta d'un fiato.
-Forse la focaccia era troppo salata- rimugino, posando il bicchiere sul comodino -Anche ieri notte mi ha fatto questo stesso effetto, però quella che avevo mangiato con le ragazze era meno unta di quella che ho mangiato stasera con...con Brian- concludo lentamente, come se volessi ricordare a me stessa che quello che è accaduto poche ore fa è stato reale.
Poggio la mano sinistra sulla mia gamba e il sonaglino del mio braccialetto emette il suo classico suono metallico. Alzo di nuovo il braccio e lo guardo, fisso le stelle marine che luccicano al bagliore ambrato dell'abat-jour.
-Non sei sola Lilibeth, ricordatelo, non sei sola- mi ripeto sottovoce.
Ma come? Io non solo sola? No, non è così, non è affatto così. Umberto non è solo perché ha moglie e figli, Brian non è solo perché ha moglie e due figli che lo aspettano a Londra a braccia aperte. E io? Chi ho io? Sì, ho le ragazze, Mizzy, Lisa e Allison mi vogliono bene, lo so, ma non potranno stare sempre accanto a me e farmi da balia a vita. Arriverà il giorno in cui ognuna di loro troverà l'uomo della sua vita, si sposeranno, avranno dei figli e...e io? Cosa farò allora io? Già sarò fortunata se il gruppo non si scioglierà quando decideranno di metter su famiglia, come posso pretendere che anche allora dovranno preoccuparsi di me. E' con Umberto che è tutto sbagliato, è lui la rovina della mia vita. Non avrei mai dovuto permettere che cominciasse, mai. Ma in realtà, è stato tutto così veloce, tutto così fugace che nemmeno me ne sono resa conto, mi sono ritrovata nel letto della sua casa in montagna senza nemmeno opporre un briciolo di resistenza.
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The Luckycharm - A Brian May Fanfiction- Italiano
Fanfiction"Soltanto la musica è all'altezza del mare" Albert Camus