Il Principe Azzurro e la Strega Cattiva

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Senza dire altro Brian si alza e mi porge la mano per aiutarmi a fare altrettanto. Quando anch'io ritorno alla posizione eretta le sue dita indugiano sulle mie ancora un po', non vuole lasciarmi e nemmeno io vorrei, nemmeno io vorrei lasciare lui, ma adesso ho bisogno di tempo per pensare, ho bisogno di restare un po' da sola. Lascio la mano di Brian e i miei piedi tornano a immergersi nella rena asciutta, recupero le mie scarpe e mi dirigo verso la passerella di legno. Pochi secondi e Brian mi raggiunge, reggendo le scarpe tra l'indice e il medio della mano sinistra e la giacca con le dita dell'altra mano, lasciandola penzolare dalla spalla. Cammina a testa bassa, è preoccupato, molto più preoccupato di quando siamo scesi qui sulla spiaggia. Senza dirci nulla infiliamo calzini e scarpe e, sempre in rigoroso silenzio, cominciamo a percorrere a ritroso la discesa che ci aveva condotti in spiaggia. Chiudo gli occhi per pochi istanti, continuando a camminare, reggendomi con la mano destra alla ringhiera di legno inumidita dalla salsedine: lo sciabordio delle onde s'allontana sempre più da me e la brezza si fa sempre più debole, lieve, fino a scomparire quasi del tutto quando raggiungiamo il lungomare.

Stranamente non c'è molta gente per strada, forse i sanremesi, così come altri milioni e milioni di italiani, sono incollati davanti alla televisione a godersi la semifinale del festival e questo, a pensarci, è un bene non solo per me, che proprio adesso non ho voglia di firmare autografi o vedere gente, ma soprattutto per Brian. Infondo, tra noi è lui la vera star, una star sui-generis, non c'è dubbio, ma è pur sempre una star.

Il tragitto per giungere all'albergo non è molto lungo, giusto una breve e non molto ripida salita che dal lungomare ci porta proprio dinanzi al cancello dell'Hotel Royal, elegantemente illuminato da una lunga fila di luci giallo ambra. Con mio stupore noto che Brian decide di non percorrere il viale che conduce dritti all'ingresso, ma s'incammina invece verso il parco e io, non so per quale assurdo motivo, decido di seguirlo.

-C'eri mai stata qui?- mi chiede lui d'improvviso, rivolgendomi finalmente la parola dopo più di dieci minuti di silenzio.
-No, qui nel parco no. Però a quanto vedo è... è davvero bello- gli rispondo guardandomi intorno.

Palme di vario genere, cespugli di rose gialle s'alternano a quelli di odoroso rosmarino, cisti bianchi e rosa, bougainvillea dalle mille sfumature di fucsia si stagliano rigogliosi intorno a noi, un trionfo di colori e profumi che, nella città dei fiori, è ciò che ogni turista s'aspetta di trovare. Qualche panchina in legno è stata sistemata qua e là lungo il viale, ma a quest'ora nessuno dei clienti dell'albergo vi è seduto per godersi un po' di tranquillità. Anche qui io e Brian siamo soli, soli e in silenzio, ancora una volta. Mi volto verso di lui, ha chinato di nuovo il capo pensieroso, ma quando d'un tratto alza la testa mi giro subito dall'altra parte, non voglio si accorga che lo stavo osservando. Una folata un po' più fredda di brezza di mare ci raggiunge all'improvviso, io mi stringo nel mio cappotto scuro e Brian decide di fermarsi per indossare di nuovo la sua giacca.

Mi fermo pochi passi più avanti di lui, mi mordo le labbra, sospiro confusa, incerta su cosa fare.

-Lilibeth io...- sento Brian sussurrarmi e così mi volto: è esattamente dietro di me, vicinissimo a me.
-Cosa... cosa c'è Brian?- tentenno, davvero non so che fare, cosa dire.
-Quella cosa che ti ho detto prima- riprende, la sua mano destra si alza a sfiorare delicatamente il mio viso raggrinzito dal freddo -Tu non puoi immaginare cosa mi stai...-

-No! Non posso crederci! Tu... Tu sei Brian May, il chitarrista dei Queen!-

Un'esclamazione non molto contenuta fa staccare velocemente la mano di Brian dal mio viso e ci fa voltare verso la direzione da cui abbiamo udito provenire la voce. Un giovane di circa vent'anni, capelli scuri e occhi semicoperti da un vistoso paio d'occhiali da vista dalla larga montatura tonda, s'è avvicinato a noi, forse proprio nel momento in cui i miei occhi erano così intensamente incantati ad ammirare quelli di Brian, e i suoi i miei, che nessuno dei due si è accorto che questo ragazzo non solo ci aveva adocchiati, ma ci ha persino raggiunti.

The Luckycharm - A Brian May Fanfiction- ItalianoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora