Sono già le tre

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         Hotel Royal – Camera 112
                 Tre di notte circa

Lilibeth P.O.

Lentamente apro gli occhi e mi accorgo che il mio capo non è poggiato sul cuscino. Il petto di Brian sale e scende a un ritmo lento, lento e costante come il suo respiro, come il battito del suo cuore. Sta dormendo beato, felice e non voglio svegliarlo. Pian piano mi alzo, cercando di fare il meno rumore possibile, lui avverte che qualcosa si sta muovendo attorno a lui, lievemente s'agita, biascica un debole lamento, ma poi riprende a dormire sereno. Mi siedo ai piedi del letto, mi volto verso il comodino e guardo per un istante la sveglia: sono quasi le tre di notte. Volgo di nuovo il mio sguardo verso Brian, il copriletto bordeaux l'avvolge fino alla vita, è davvero bellissimo con quei riccioli scuri che gli incorniciano il volto. Sospiro e sorrido compiaciuta, questa serata ha avuto davvero un risvolto inaspettato, ma la cosa più bella è che sono stata io, di mia iniziativa, a farla evolvere in modo così soddisfacente.

Mi guardo intorno, vorrei uscire in terrazza a prendere un po' d'aria, ma mi servirebbe qualcosa da mettere addosso che non sia la mia camicia da notte con le bretelline, siamo pur sempre in Febbraio. Sul grande comò stile impero alla destra del letto scorgo due vestaglie da notte, quelle che i grandi alberghi danno in dotazione nelle suite, mi alzo, ne prendo una e la spiego. Tutta di velluto bordeaux, probabilmente per abbinarla alla tappezzeria della stanza che è tutta di questo colore, al tatto l'avverto abbastanza calda e avvolgente, proprio quello che ci vuole a una freddolosa come me. La indosso e l'annodo per bene alla vita così da non avere petto e collo scoperti, chiudo la luce dell'abat-jour e raggiungo la scrivania per fare lo stesso col lume, ma scorgo che il vinile di Armstrong è rimasto a girare a vuoto sul giradischi.

-Scusaci caro Louis, ma sai...io e Brian eravamo un po' troppo impegnati per venire a metterti a posto- mormoro al vinile, come se potesse sentirmi.

Con delicatezza sollevo l'asta del giradischi, ma vi lascio il vinile, non vorrei romperlo o rovinarlo, immagino che uno come Brian ci tenga tanto ai suoi dischi. Spengo anche il lume dello scrittoio e raggiungo la porta-finestra: non appena la apro la fresca brezza della sera m'avvolge, ma non mi dispiace, anzi, ho bisogno di respirare la briosa aria di mare, ho bisogno di riflettere un po'. Esco sul terrazzo e velocemente lascio scorrere la porta-finestra alle mie spalle, non voglio che Brian prenda freddo per colpa mia. La terrazza è davvero stupenda, immagino che di giorno, alla luce splendente del sole della riviera, sia ancora più bella, e poi è immensa, grandissima, così grande che non riesco a individuarne i confini. Il pavimento è completamente rivestito in cotto, alle estremità della balaustra vi sono due lampioni accesi e in un angolo un tavolino in ferro battuto con quattro sedie, probabilmente in estate vi serviranno la colazione e i pasti del servizio in camera.

-Eh ma...ma lui è pur sempre Brian May dei Queen- rimugino tra me e me, ricordando che il bellissimo uomo con cui l'altra sera ho mangiato la focaccia sul lungomare e con cui ho fatto l'amore stasera è pur sempre uno dei chitarristi più ricchi e famosi del mondo.

A passo lento raggiungo la larga balaustra di cemento bianco e mi fermo ad ammirare in silenzio il panorama. Siamo così in alto che quasi posso toccare le punte delle palme che sono giù in giardino, le luci delle case si confondono con quelle delle stelle nel cielo. In lontananza, i contorni della costa sembrano disegnati da mani inesperte di bambini tanto sono frastagliati, discontinui e imperfetti.

-Non immaginavo sarebbe stato così...così bello- penso, posando le mani sulla balaustra.

Respiro a pieni polmoni l'aria di mare. Quante volte ho fatto l'amore in vita mia? Tante, davvero tante, ma non era mai stato così intenso, così eccitante, mai. A dire la verità, adesso avverto un po' la pancia indolenzita, Brian ci ha messo davvero molta energia, tanta passione. E' stato così delicato quando ci siamo conosciuti, quando mi ha baciato la mano davanti alla porta della sua camera, non che stasera mi abbia trattata male, ci mancherebbe, ma non mi aspettavo tanta forza da un tipo gracile e magro come lui, e invece. Nemmeno Umberto ci ha mai messo tutta questa forza.

The Luckycharm - A Brian May Fanfiction- ItalianoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora