Capitolo 12: mi sono innamorato di te

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La gioia, lo stupore e la felicità negli occhi di Sanem.  Era incredibile, il suo cuore non poteva credere a quella bellissima coincidenza. Can, l'uomo che amava, era anche la misteriosa e affascinante ombra di quella notte magica a teatro.

Sanem: "A..A…Albatros ? Sei l’albatros?"
Can: "Sanem stai bene?"
Sanem: "Si, sto benissimo Canbay, molto bene. Non ci credo, ho gli organi che mi si muovono, lo stomaco, il cuore, le braccia e le gambe tremano così tanto"
Can:  "Sei un angelo, bellissima, radiosa. Puoi chiamarmi Can d’ora in poi, senza il signore. Da stanotte sono solo Can"
Sanem: "Can, ok, ….adesso posso andare? Non sto molto bene, ho davvero bisogno di prendere aria, ho il cuore che mi esce…"
Can: "Secondo me non devi andare da nessuna parte, resta qui vicino a me, mi prenderò cura io del tuo cuore e poi ti porterò a casa"
Sanem: "Can, lasciami andare, devo respirare, altrimenti ti starò attaccata come una calamita. Grazie, vado a casa da sola"

Sanem esce dal teatro urlando, cantando e ballando. Grida a tutta la città che ha trovato il suo albatros. Pensa a quanto sarebbe bello se Can potesse vederla in quel preciso momento, così ubriaca di felicità, così emozionata come mai lo era stata prima: "Cosa c'è di più meraviglioso di vedere qualcuno che sfiora il cielo con un dito grazie a te?..io grazie a te sto volentaggiando in mezzo alle stelle mio albatros".

Anche Can è al settimo cielo e chiama suo padre Aziz per condividere con lui questo momento di felicità, lo ringrazia perché l’ha convinto a restare ad Istanbul. Can si guarda intorno, si sente così leggero. Lui... l'uomo senza un porto sicuro che aveva trovato la sua ancora in un piccolo e colorato quartiere di Istanbul, la sua Istanbul che quella sera pareva ancora più luminosa.

In camera Sanem è sdraiata a letto, delicatamente accarezza la piuma regalata da Can, il suo albatros. Il sorriso le nasce spontaneamente sul viso, mentre a qualche kilometro di distanza un uomo innamorato mangia polpette troppo piccanti.

"L’amore non dà nulla fuorché sé stesso
e non coglie nulla se non da sé stesso.
L’amore non possiede,
né vorrebbe essere posseduto
poiché l’amore basta a all’amore."
(Khalil Gibran)

Tornato a casa Can trova i bagagli pronti di Polen ed una lettera dove lei scrive che ritorna in Inghilterra.
Al mattino Sanem deve raccontare tutto all’amica Ayhan, il loro bacio è stato spettacolare, la mamma di Sanem, accortasi della vicinanza della figlia con Can interroga Ayhan che non risponde alle domande, non vuole che la figlia stia male.

I ragazzi si incontrano fuori dall‘agenzia, Sanem ha ancora mille domande da fare. Can la chiama subito da lui in ufficio, è  il momento di parlare della sera prima.

Sanem: "Come hai capito che ero io quella che avevi baciato quella sera, al buio?"
Can: "Dal primo giorno che ho sentito il tuo profumo, non sono riuscito a dimenticarlo. Quando l’ho sentito di nuovo, ho capito che eri tu.
Sanem: "Da quanto tempo lo sai?"
Can: "Da molto .."
Sanem: "Quindi mi ha preso in giro, giocavi con me allora?"
Can: "Avevi un fidanzato. Cosa avrei dovuto fare? Potevo forse baciarti?"
Sanem: "Giusto, non poteva. Lo penso anch’io".

Le urla di Deren richiamano l’attenzione di Sanem che deve contattare Osman, ormai testimonial dell’agenzia, per fare un servizio fotografico per delle bevande biologiche. Lui accetta visto che così potrà vedere più spesso Leyla. In più Deren, che da sempre prova attrazione per Can, mette in guardia Sanem su questa frequentazione, lui ha sempre avuto belle donne, di un certo livello. L'avverte di stare attenta che lei potrebbe essere solo un capriccio momentaneo. Anche Emre chiede al fratello dove sia corso la sera prima, ma Can rimanda la conversazione a più tardi.

"La storia di Sanem & Can"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora