Capitolo 50: ricordi di te

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"Con il gelo nella mente
Sto correndo verso te
Siamo nella stessa sorte
Che tagliente ci cambierà
Aspettiamo solo un segno
Un destino, un'eternità
E dimmi come posso fare per raggiungerti adesso
Per raggiungerti adesso, per raggiungere te"

(Gocce di Memoria- Giorgia)

Sanem si volta, al suo fianco l'impetuoso mare di Istanbul, dietro di lei un uomo che non ricorda niente di un amore che ormai le sembra di aver vissuto da sola. Un uomo che lei stessa ha la sensazione di non aver mai conosciuto davvero. Can non può e non deve lasciarla andare via. L'eco delle parole di suo padre riecheggiano nella sua testa, sospinte anche da una sensazione di disagio e perdita dell'orientamento vissuta quando Sanem è lontana da lui. Ha bisogno di capire, deve sciogliere i dubbi che annebbiano la sua vita, quella ragazza ha dentro di lei verità che lui stesso ha esigenza di conoscere. Cosi la segue, questa volta non può lasciarla andare semplicemente via.
Can: "Sanem"
Sanem: "Cosa c'è?
Can: "Forse sarebbe meglio se tu soffrissi di meno e ascoltassi con calma ciò che volevo dirti"
Sanem: "Per me è sufficiente quello che ho già sentito"
Can: "Mio padre mi ha suggerito che il mio amore per te apparirà appena ti terrò per mano e penso che abbia perfettamente ragione".

Sanem, però, non ha più la forza di ascoltare le parole di Can. Sono mesi che tutti ipotizzano e prevedono che prima o poi la sua memoria tornerà. Ma lei non crede più a quelle supposizioni, non crede più alla possibilità che il cuore dell'uomo che ama ritrovi dentro le sue cavità il ricordo della loro storia perduta. Le speranze iniziano a scemare pian piano.

Il pomeriggio stesso Can ha appuntamento con il dottore che lo ha in cura, dopo gli ultimi controlli fatti, spera di ricevere buone notizie. "Tutte le analisi fatte vanno bene, ha avuto un brutto incidente ma non ci sono state conseguenze fisiche gravi. Nel suo caso, penso abbia bisogno di uno psicologo, pazienti come lei sig. Can, potrebbero non ricordare più ciò che hanno dimenticato. Questo non è il mio campo, deve incontrare uno specialista".

Can: "C'è un motivo specifico dottore? Un turbinio di pensieri invadono la sua testa.
Dottore "E' importante che il paziente desideri ricordare tutto ciò che ha dimenticato. A volte è il cervello stesso che non vuole ricordare. Direi che sarebbe meglio se cercasse di ricordare ciò che è successo".

Il responso del dottore ha messo Can in una posizione ancora più complicata

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Il responso del dottore ha messo Can in una posizione ancora più complicata. La sua testa difettosa scoppia più del solito dopo questa conversazione, soprattutto per quel momento, quel piccolo ricordo recente che la sua mente ha carpito durante il colloquio con il medico, ovvero quando Sanem le ha parlato di un anno che l'ha vista chiusa in un ospedale a causa della sua partenza.

Can

Il dottore mi guardava con insistenza, parlando di quella diagnosi che ormai era un fardello pesante e insopportabile da portare. Era in difficoltà anche lui, in difficoltà in quel tentativo flebile di entrare nella mia testa confusa e monca di due anni di vita. Credo che non essere specializzato in questo tipo di cose lo percepisse come un sollievo in quel momento, era semplice uscire dal gioco e incaricare un'altra persona di occuparsi dei miei ricordi cancellati. In quella visita dove esami e controlli erano senza dubbio perfetti per la mia salute mi colpì molto una cosa, il suo dirmi che spesso il dimenticare era legato a ricordi dolorosi che io stesso, inconsciamente mi rifiutavo di riportare a galla. La mia mente senza che potessi controllarla si ritrovo a visionare un'immagine di un momento preciso, quando appena tornato alla vita Sanem mi raccontò di essere stata in ospedale. Ogni volta che pensavo a quelle poche parole, a quel suo confessarmi che io ero partito e lei a causa di questo era finita in ospedale, sentivo un dolore forte che mi faceva tremare il corpo nella sua interezza. Forse la mia mente voleva evitare il ricordo di quei giorni, di quanto ero stato capace di farla soffrire, ma perché ero andato via? perché avevo lasciato quella ragazza? quanti sorrisi le avevo donato durante la nostra storia e quante invece lacrime erano sgorgate dai suoi occhi a causa mia? La mia battaglia interiore era sempre più incandescente e a stento riuscivo a mettere a tacere pensieri, sensi di colpa, sensazioni, vuoti totali di sentimenti e brividi a cui non riuscivo a dare una spiegazione. Sapevo solo che ricordare il dolore che aveva provato Sanem a causa mia era talmente tremendo che rischiavo in questo modo di non riuscire a ricordare nemmeno tutto il resto, nemmeno il calore di quelle sue braccia dove spesso, immaginai, mi ero rifugiato e dove avevo ospitato lei.

"La storia di Sanem & Can"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora