Capitolo 51 (prima parte) : mi sono innamorato di te, per la seconda volta

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Questo capitolo è dedicato a voi, che grazie al nostro libro avete spiccato il volo, volando alto e tornando a sognare.

Anna & Raffaella

And it seems like there's no way out of this for me
(E sembra che non ci sia mai una via d'uscita, da questo, per me)
I used to bring you sunshine
(Ti portavo il sole)
Now all I ever do is bring you down, oooh
(Ora tutto ciò che faccio è ferirti, oooh)
How would it be if you were standing in my shoes
(Come sarebbero le cose se tu fossi al mio posto)
Can't you see that it's impossible to choose
(Non vedi che è impossibile scegliere)
No there's no making sense of it
(No non c'è nessun senso in questo)
Every way I go I'm bound to lose, oh yeah
(Qualsiasi sia la mia scelta sono obbligato a perdere, oh yeah)
(Too Much Love Will Kill You - Queen)

Dicono che la notte porti consiglio. Per Sanem è stata una nottata amica e nemica allo stesso tempo, sono tante le decisioni da prendere dopo lo scontro avvenuto sotto il porticato con quell'uomo di nome Can. La ragazza non riesce a chiudere occhio, troppi pensieri, troppe paure. Sanem sente il bisogno di allontanarsi da tutto ciò che in questo periodo la turba, l'angoscia, decide così di tornare al quartiere. Aveva lasciato la casa dei suoi genitori quando Can era partito improvvisamente, tutto lì intorno aveva il suo profumo, la scogliera poco distante teatro di incontri e scontri. Poi la parentesi in ospedale e la ricerca di un luogo sterile di ricordi del suo kotu kral. Il suo trasferimento alla tenuta è stato terapeutico per Sanem, ha ritrovato quell'equilibrio interiore che aveva perso. Ora è arrivato il momento di riabbracciare casa, la sua famiglia e riprendere le stesse abitudini di un tempo, aiutando il padre al negozio.

 Ora è arrivato il momento di riabbracciare casa, la sua famiglia e riprendere le stesse abitudini di un tempo, aiutando il padre al negozio

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La mattina stessa, Sanem è pronta a lasciare la tenuta. Ha molta malinconia e tristezza dentro di sé mentre saluta Mihriban, colei che l'ha accolta nel suo mondo, isolato e fuori dal caos cittadino. Sanem per l'emozione riesce a fatica a parlare. La sua voce tremolante pronuncia a malapena un "arrivederci" e un "grazie", poi i suoi occhi si riempiono di lacrime. Sale sul taxi, con sé ha una piccola valigia colma di emozioni vissute in quel luogo tanto caro.

Sanem

Feci le valige lasciando che le mie mani riempissero quegli spazi in modo automatico. Mi beai degli ultimi profumi di quel luogo che era stato il mio rifugio e il mio protettore, quando lui era partito. Lasciavo quel posto così importante perché avevo solo un desiderio, tornare a casa, a casa. Quando si soffre, quando si pensa di dover ricominciare è automatico pensare a dove si è nati è l'anima che te lo chiede, è il destino che ti porta al punto di partenza. Perché il calore della famiglia e dalla tua camera da bambina, quella con gli albatros in volo sui muri è l'unica cosa a cui adesso riesco ad aggrapparmi per non scivolare nuovamente in quel senso di vuoto che ho provato per trecentosessantacinque giorni, quando ero sola senza di lui. Adesso sono sola con lui. Niente più richieste di stare da soli insieme. Do un ultimo sguardo al mio passato e salgo sul quel taxi, quanto sono strani i taxi? ricordo un giorno di non so quanto tempo fa, quando Guliz, sempre dentro un taxi mi raccontò erroneamente che Polen si era trasferita a vivere da Can, la famosa sera della scoperta dell'albatros e io ero scesa dalla macchina, bisognosa di camminare, oppure quando quella macchina gialla mi trascinò via dalla mia festa di compleanno, la sera in cui Can mi aveva chiuso fuori dalla sua anima, per l'ennesima volta. Cacciata dal suo cuore forse no, ma da quel posto, da quel momento, dal suo orgoglio, dalla gelosia, dai miei sbagli. Si era lasciato ingannare da Fabbri e da Aylin, come avevo fatto io. Spesso la nostra ingenuità o le nostre convinzioni avevano oltremodo diviso le nostre strade, cancellando quelle linee bianche al centro della carreggiata, quelle che ti permettono di non uscire di strada. Sono nuovamente su questo taxi e nuovamente vengo trascinata via da lui, da lui che a differenza di quella sera.... già lui quella sera neanche la ricorda. Non devo farmi venire in testa attimi di vita che abbiamo stretto insieme, perché essi ricordati solo da me non hanno la stessa valenza. Prima quando guardavo Can negli occhi vedevo tutto il film della nostra storia, perché i suoi erano stati cambiati e condizionati da momenti da film, da momenti da romanzi meravigliosi, da baci tanto desiderati, da carezze rubate, da vicinanze pericolose, da progetti... infranti. I nostri occhi erano come lo schermo di quello che avevamo vissuto, insieme. I miei non potevano che essere vuoti, al momento che i suoi si erano svuotati di me, di noi, noi... quel noi che adesso è come questo taxi, si lascia dietro tutto, alla ricerca di un nuovo inizio, anche se un inizio senza di lui, il suo sorriso, la sua sola presenza e respiro non riesco ancora a vederlo. Forse Can aveva capito tutto, viaggiare era l'unico modo per andare alla ricerca di se stessi, per trovarsi. Forse partire sarebbe stata la scelta giusta, forse lasciare Istanbul e il mio albatros alle spalle mi avrebbe ridato la vita, quella vita che senza di lui e il suo amore mi sembrava così spenta, come un giardino chiuso dove i bambini non possono più entrare a giocare. Il taxi si ferma davanti a casa, rimango immobile qualche secondo, il mio sguardo confonde una macchina in lontananza, un ragazzo bellissimo sta consegnando un pacchetto a un'impiegata che ha deciso di licenziarsi. Immagino quella ragazza, le mani tramanti, il cuore che le urlava di non scendere dall'auto, la sua stanza e lo scartare frenetico di un regalo da parte di colui che aveva già capito tutto. Credetemi nessun regalo più emozionate esiste per una scrittrice di una penna, soltanto che ti ama davvero può arrivare a quel gesto così intimo, non permesso a tutti. Quella ragazza però era troppo cieca e spaventata per capire quello che stava succedendo, quello che stavo provando, quello che lui provava, quel re cattivo giudicato in modo sbagliato. "Non scendere da quella macchina Sanem" dico, pochi secondi prima di aprire la portiera di quel taxi giallo e di trovarmi nuovamente a casa, con la mia camera e gli albatros in volo sulla parete.

"La storia di Sanem & Can"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora