Capitolo 32: un nuovo futuro

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Ebbene sì, Yigit e Polen sono fratelli, il ragazzo ha vissuto diverso tempo in Canada e non ha avuto modo di frequentare molto la sorella, avendo intrapreso vite completamente diverse. (È tanto bello il Canada, non poteva rimanere allegramente lì??)

La prima cosa che fa il nuovo arrivato appena varcata la soglia del palazzo dell'agenzia, che ospita desso anche i fondi dei suoi futuri uffici è quella di andare a chiamare Sanem per invitarla a scendere.

Yigit è entusiasta di mostrare i nuovi uffici a Sanem, coglie l'attimo che Polen e Can parlano per mostrarle il posto e spiegarle come pensa di organizzare il lavoro. Avendo captato qualcosa, Yigit le chiede se c'è qualcosa tra lei e Can, ma Sanem preferisce non rispondere, anzi, con una scusa banale ritorna al piano di sopra, in agenzia.

Can non gradisce affatto il modo in cui Yigit si avvicina continuamente a Sanem e cerca in vari modi di metterla in guardia, ma lei è convinta della decisione presa e inizia addirittura a fare il conto alla rovescia dei giorni rimasti prima di las...

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Can non gradisce affatto il modo in cui Yigit si avvicina continuamente a Sanem e cerca in vari modi di metterla in guardia, ma lei è convinta della decisione presa e inizia addirittura a fare il conto alla rovescia dei giorni rimasti prima di lasciare il lavoro.

Can

Non sbagliavo mai. Mai. Sentivo una specie di brivido di disgusto nello stomaco quando mi trovavo nella stessa stanza di persone perfide. Era come un sesto senso innato che mi avvertiva di stare il più lontano possibile da certi elementi. Sapevo che avrebbe fatto qualcosa, sentivo che la sua presenza nella mia vita e in quella di Sanem avrebbe portato sventura. Mi era capitato a suo tempo anche quando conobbi Aylin, al solo stringerle la mano avevo già capito che perosna avevo davanti e che non c'era da fidarsi. Eppure lei era completamente cieca. Sembrava divertirsi, anzi si divertiva sicuramente ad usare Yigit per farmi perdere la ragione, odiavo quel suo giochetto esposto di farmi ingelosire, di scappare da me ogni volta per andare da lui, lui e quel suo ghigno soddisfatto che era la soddisfazione di un qualcosa di inesistente. Sanem non aveva nessun interesse verso quell'uomo, mi ripetevo all'infinito, lo stava usando, continuavo a dire me stesso. E se le mie convinzioni fossero in realtà illusioni di quello che volevo? Più cercavo di allontanarla da lui, più lei faceva l'esatto contrario. Più la mettevo in guardia, più lei ignorava i miei avvertimenti, testarda, testarda, non tornava indietro, non mi ascoltava, la mia voce era fiato sprecato. Lei ormai aveva deciso. Lei aveva deciso e quella decisione la detestavo, detestavo che non si fidasse del mio giudizio. La sua voglia di diventare una scrittrice e di realizzare i suoi sogni stupendi cozzavano contro colui a cui lei stava affidando quel sogno. Forse era questo che mi mandava in bestia più di tutto. Quell'editore maledetto stava consentendo a Sanem di sfiorare quel sogno che nel suo cuore era nato con lei, cosa che io non ero mai riuscito a fare, io non ero mai riuscito a farle realizzare i suoi sogni, nemmeno ci avevo tentato. Mi passai le mani nei capelli con rabbia e scaraventai i pugni contro la scrivania del mio ufficio, cosi forte che gli oggetti sopra di essi si alzarono in aria per qualche minuto, attirati l'attenzione di alcuni dipendenti che mi guardarono, distogliendo subito lo sguardo alla risposta dei miei occhi. Le avrei dimostrato quanto si sbagliava su Yigit e l'avrei anche messa in grado di scegliere una casa editrice diversa, più sana e sicura. Dovevo mettermi all'opera o il mio cervello sarebbe scoppiato in mille pezzi così come la faccia di quell'uomo che era diventato il mio nemico numero uno.

"La storia di Sanem & Can"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora