Eleven ; Same time, same place

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[LUKE]

Erano passati ormai due giorni dalla notte nella quale Ashton era stato aggredito. Quando la mattina dopo eravamo tornati in ospedale ad aspettarci c'erano David, Jay e la famiglia di Michael. Sua madre era pallida in viso, aveva gli occhi chiari pieni di lacrime e appena vide il tinto gli corse in contro, abbracciandolo forte. Credetti di aver sentito alcune delle sue costole incrinarsi sotto quella stretta così ferrea. Il padre teneva le mani sulle spalle di una ragazza, pensai la sorella di Michael data la somiglianza quasi stupefacente. Ovviamente lei aveva un colore di capelli naturale, un biondo molto chiaro. Mentre la guardavo mi chiesi se anche il fratello avesse quel colore di capelli naturale e mi ritrovai a mordermi il labbro immaginandolo. Sarebbe stato bellissimo anche così.

Lo avevano interrogato quasi subito dopo e io restai fuori, seduto su una scomoda sedia in plastica. Quando era uscito sembrava assente, quasi sconvolto come la sera prima. Ma almeno non stava piangendo. Mi venne in contro assieme a suo padre, mi ringraziarono entrambi per poi mandarmi a casa. Io me ne andai, anche se non del tutto convinto, e quando arrivai a casa mi buttai sul mio letto. Non ero andato a scuola quel giorno ma non importava, la mia media era alta e quella era sicuramente una cosa più importante. Anche se per me non c'era mai stato nulla di più importante della scuola, prima di allora.

Non sentivo Michael da quella mattina, mi aveva mandato un messaggio poco dopo che io fossi uscito, dove mi ringraziava un'altra volta e mi prometteva che mi avrebbe salutato in maniera migliore appena si fosse ripreso e i suoi genitori lo avrebbero lasciato libero. Il tutto abbellito da una stupida faccina che faceva l'occhiolino. Mi aveva fatto ridere e ammirai il modo che aveva di affrontare una cosa del genere con questa leggerezza, nonostante la sera prima fosse crollato. Lo ammiravo davvero.

"Luke?" mi chiamò Jay, entrando nella mia stanza dopo aver bussato. Mi misi seduto bene sul letto, sorridendo in maniera dolce e invitandola ad entrare.

"È successo qualcosa a Michael?" chiesi, corrugando le sopracciglia e portandomi d'istinto il labbro tra i denti preoccupato. Lei sorrise, scuotendo la testa.

"No, con lui tutto bene.. Sembra completamente calmo ora e ha risposto a tutte le domande che gli ha fatto l'agente" disse. "Ma.. Volevo sapere perché avesse chiamato te, in verità" disse, un sorriso leggermente più malizioso mentre si sedeva sul bordo del mio letto. Mi sentii arrossire mentre abbassavo lo sguardo sulle mie stesse mani.

"Oh beh noi.. Io.. - gonfiai le guance, sbuffando leggermente imbarazzato - Andiamo a scuola assieme e.. Si, siamo amici" dissi, mordendomi di nuovo il labbro e costringendomi ad alzare lo sguardo sulla donna.

"Solo amici?" chiese, sorridendo ancora più esplicitamente di prima. "Si vedi.. Sappiamo tutti che tu e Calum siete gay - scrollò le spalle - e non è mai stato un problema, perciò puoi dirmelo se è il tuo fidanzato" disse. Io arrossii ancora di più.

"Oh no, no noi.. Te l'ho detto, siamo solo amici" dissi, sorridendo. Lei assottigliò lo sguardo, scrutandomi come se stesse cercando di capire se stessi mentendo o meno. Gli occhi di Jay sembravano sempre intenti a scrutarti dentro, l'anima, forse era proprio per quel motivo che era maledettamente brava nel suo lavoro.

"Farò finta di crederci.. - si alzò dal letto, scrollando con le mani i pantaloni da lavoro che portava - Ma Dav mi ha detto come lo stringevi davanti all'ospedale e.. Calum ti ha preso in giro per tutta la durata della colazione dicendo che quando tu e Michael siete arrivati a casa tu lo hai fulminato con lo sguardo solo perché ha sfiorato il braccio a Michael" disse, ridendo sotto ai baffi. Io mi sentii arrossire ancora di più, se fosse stato davvero possibile.

(Stay) HighBar {Muke}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora