Thirty-eight; "My Life"

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[MICHAEL]

Quella stanza sembrava stesse per soffocarmi mentre tenevo stretto a me il corpo sconvolto e tremante del mio ragazzo. Mentre lui mi piangeva contro al petto, urlando e tenendo la mia maglia, ormai zuppa delle sue lacrime, stretta nelle mani per impedirsi di crollare a terra. Le gambe lunghe che probabilmente non gli avrebbero retto ancora per molto. E io restavo semplicemente immobile, stringendo forte il suo corpo contro al mio e accarezzandogli lentamente i capelli, il cuore rotto in un migliaio di pezzettini a vedere la persona che più amavo al mondo ridotta in quello stato. Non riuscivo più a sentire nulla, tutto arrivava ovattato alle mie orecchie, tranne il pianto disperato e le preghiere inutili del mio ragazzo. Era quello perdere una persona cara? Era quello che avrei provato se Ashton quella notte non fosse sopravvissuto? Era cosi' tanto doloroso? Sentivo il cuore battere cosi' in fretta che avevo paura sarebbe uscito dal petto, per poi correre a quello di Luke per poterlo curare. Perchè tutto cio' che volevo fare in quel momento era esattamente quello, poter far star meglio il mio ragazzo. In qualsiasi maniera. Se avessi dovuto buttarmi dal palazzo più alto del mondo per farlo star bene lo avrei fatto senza batter ciglio. Perchè tutto cio' che desideravo in quel momento era vedere il sorriso dolce del ragazzo che amavo, quello stesso ragazzo che mi si stava sgretolando tra le braccia. Mentre guardavamo i dottori alzare il lenzuolo sopra il viso della madre, sotto gli urli sempre più disperati del figlio. E sentivo ogni fibra del mio corpo chiedere pietà, perchè il dolore che riuscivo a sentir provenire dal biondo era cosi' intenso che mi veniva da vomitare. Era quello il vero amore? Era cosi' che si capiva di amare veramente la persona che avevi accanto? Con un dolore cosi' forte da non riuscire a gestirlo da solo, un dolore che ti prenderesti volentieri pur di liberare l'altro da esso. Guardavo il viso contratto dal dolore devastante del mio ragazzo e non riuscivo neanche a pensare a qualcosa che non fosse lui, mi struggevo per trovare una soluzione, qualsiasi soluzione. Avrei dato la mia vita per quella di sua madre, se quello avesse reso felice il riccio. Avrei fatto qualsiasi cosa. Perchè sentivo i polmoni bruciare come mai avevano fatto in vita mia e lo stomaco voler scappar via pur di smettere di sentire cosi' tanto dolore, mi stava uccidendo vedere il biondo in quelle condizioni. Non avevo mai provato delle emozioni cosi' forti, cosi' profonde, tanto da sentire che il mio cuore non era più mio. In un secondo, in un battito di ciglio, quasi senza che me ne accorgessi per davvero, gli occhi azzurri di Luke lo avevano rubato e lo avevano nascosto in bella vista. Quel cuore appartenava a lui, forse dal primo momento nel quale c'eravamo incontrati, forse da quando era venuto in quell'ospedale freddo e senza speranza senza neanche i calzini ai piedi, forse da quando le sue labbra avevano fermato il mio attacco di panico. Forse il mio cuore se l'era preso mentre neanche mi stava guardando, ma lo stavo facendo io. Perchè io lo avevo sempre guardato, anche da lontano, sulla terrazza della scuola mentre mangiava con quelli che erano poi diventati anch'essi la mia famiglia. La nostra famiglia. Tutto cio' che desideravo nel mio foturo. Il mio cuore era nelle sue mani da quella notte. Ma non lo rivolevo indietro, poteva tenerlo e farne cio' che voleva, era suo, perchè sapevo che anche se me lo fossi ripreso non sarebbe più stato lo stesso senza il suo nome inciso sopra. E se non era quello a dimostrare quanto io fossi perdutamente innamorato di quel biondo, allora non sapevo davvero cos'altro avrebbe potuto farlo.

"M-mickey" singhiozzo', riportandomi alla realtà. Abbassai lo sguardo verso di lui, che non mi era mai sembrato cosi' piccolo ed indifeso come in quel momento. Gli sorrisi dolcemente, accarezzandogli la testa e posando la fronte contro la sua, facendo scontrare i nostri nasi. Lui tiro' su da esso, come un bambino, ed emise un mugolio dolorante spingendosi ancora di più contro di me, mentre i dottori ci chiusero fuori da quella stanza gelida.

"Dimmi, vita mia" sussurrai, quasi timoroso di poterlo rompere con solo delle parole. Lo vidi sgranare gli occhi a quel nuovo nomignolo, prima di sorridere come un bambino, le lacrime ancora ai lati dei suoi occhi. Mise le sue mani sulle mie guance e mi bacio'. Un bacio cosi' dolce e bisognoso che mi fece vacillare sulle mie stesse gambe, un bacio che chiedeva aiuto, un bacio che ringraziava, un bacio che sapeva d'amore, amore vero. Un bacio che urlava, urlava amore. Allentai la presa sulle sue spalle quando sentii che le sue gambe avevano smesso di tremare e che riusciva a reggersi in piedi, avvolsi le braccia ai suoi fianchi pero' per continuare a tenerlo stretto a me. Non avrei mai lasciato andare via da me quel ragazzo. Anche se meritava di meglio, e me lo ripetevo ogni giorno, anche se lui era perfetto e io un disastro. Non avrei mai lasciato che il nostro amore mi scivolasse dalle dita. Mi sarei impegnato, e lo avrei amato più di quanto qualsiasi altra persona al mondo avrebbe mai potuto farlo. Sarei stato perfetto, lo sarei stato solo per lui.

(Stay) HighBar {Muke}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora