Epilogue

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[LUKE]

Due anni dopo...

Entrai in casa, sospirando di stanchezza. La giornata era stata davvero pesante, avevo visto e visitato più di quindici bambini, quasi tutti con problemi dati dalla loro famiglia; alcuni mi avevano fatto salire l'ansia alle stelle dato che avevano problemi con la loro famiglia adottiva. Entrai in casa, non vedendo l'ora di poter abbracciare mio marito, che oramai vedevo ben poco dato gli impegni di entrambi, ma quando lo feci non trovai nessuno in sala, solo una tremenda puzza di bruciato che proveniva dalla cucina e dell'impasto, pensavo per pizza, a macchiare le pareti di tutta la stanza. Strabuzzai gli occhi, cercando di calmarmi mentalmente e costringendomi a non dare di matto. Ma quando feci un passo avanti e vidi il tavolino in vetro, che solitamente stava ai piedi del divano, riverso a terra con un enorme riga sopra non riuscii più a trattenermi.

"Michael e Lewis Clifford!" urlai con tutto il fiato che avevo nei polmoni, ma l'unica che corse giù dalle scale per venirmi in contro fu Petunia, anch'essa sporca di pasta e con uno dei miei maglioni preferiti addosso. Giurai di potermi mettere a piangere. Quando arrivò ai miei piedi glielo sfilai, sentendola uggiolare contenta e gli feci una carezza sulla testa. Alzai la testa, pronto ad urlare di nuovo ma un piccolo uragano dai capelli rossicci corse giù dalle scale, bloccandomi dal mio intento.

"Papà!" urlo' il bambino non appena mi vide. Salto' gli ultimi due gradini, facendomi balzare il cuore in gola per la paura, prima di buttarsi su di me che ero ancora piegato ad accarezzare Petunia. Si strinse forte al mio petto, facendomi sorridere dolcemente. Io e Michael eravamo andati all'orfanotrofio esattamente il giorno dopo che Thea ci aveva annunciato di essere incinta, non volevamo aspettare neanche un giorno, eravamo pronti e volevamo allargare la nostra famiglia. Avevamo incontrato fin da subito gli occhioni di Lewis, verdi e pieni, proprio come quelli di mio marito. Aveva solo un anno e mezzo ed era stato abbandonato quando aveva pochi mesi. Non parlava con nessuno, proprio come Michael quando era più piccolo. Ce ne eravamo innamorati subito e dopo mesi di controlli e conoscenza eravamo riusciti a portarlo a casa con noi. Non parlo' per molto tempo ancora, ma si era rifatto tutto nell'ultimo anno, la prima parola che disse fu "papi" tirando la manica di Michael. Inutile dire che, l'ormai ex tinto, era scoppiato a piangere come un bambino e lo aveva abbracciato e tenuto stretto a sé per ore. Quel giorno, quando tornai a casa, li trovai abbracciati sul nostro letto, Lewis dolcemente addormentato sul petto del più grande e questo che ancora singhiozzava commosso. Inutile dire che mi aveva fatto perdere dieci anni di vita.  "Ci sei mancato tantiiiiiissimo papà!" urlo' il piccolo, riportando la mia attenzione su di lui.

"E per questo avete fatto tutto questo casino, Lewis?" chiesi, scoccandogli un occhiataccia. Lui fece un sorrisone innocente, sfoderando la finestrella dei due denti incisivi mancanti, cominciando poi a ridacchiare allegramente.

"Papino ha detto che tu adori le torte e che saresti stato contento di questa sorpresa" disse, indicando le scale, come se così facendo avesse potuto indicare il padre.

"Ah si? E dov'è papino ora?" chiesi inarcando un sopracciglio.

"Sono qui - e quando alzai lo sguardo per poter incrociare quello verde di mio marito credetti di poter sul serio svenire. La rabbia completamente sfumata guardandolo mentre se ne stava a petto nudo, nonostante fosse pieno inverno, con solo un paio di pantaloni della tuta grigi. I capelli del loro biondo naturale sparsi in diverse direzioni, disordinati come se si fosse appena alzato dal letto, segno che il nostro piccolo Lewis si era divertito a passarci le mani in mezzo per tutto il giorno, il petto ricoperto di piccoli disegni e dei finti baffi disegnati con un pennarello rosso. Era sexy anche conciato in quella maniera. Michael sorrise malizioso capendo subito il mio sguardo e si avvicino' a me, per poi posare le sue mani sui miei fianchi - E devo dire che non mi dispiace quando mi chiami cosi', scimmietta. Dovresti farlo anche in altre situazioni, che ne pensi?" chiese, facendo andare a fuoco le mie guance. Lo spinsi leggermente, facendolo ridacchiare prima che mi desse un bacio a stampo.

(Stay) HighBar {Muke}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora