Fifteen; Fuck You, Michael

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[LUKE]


"C-cazzo Mike!" gemetti mentre il tinto veniva nel preservativo poco dopo di me, prima che scivolasse fuori dal mio corpo e si stendesse sotto le coperte del suo letto. Sospirai di piacere, voltandomi per sdraiare la schiena sul materasso. Cercai di riprendere fiato mentre Michael si girò su un fianco poggiando la testa sulla mano. "Che c'è?" chiesi voltandomi verso di lui.

"Ti guardo" rispose, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

"E perché?" chiesi ridacchiando, sentendo le guance arrossarsi leggermente. I suoi occhi, così profondamente verdi, sembravano sempre scrutare la mia anima. E forse lo facevano sul serio, quando mi guardava, come stava facendo in quell'esatto istante, mi sembrava che tutto potesse sparire e lasciarci soli, nel calore dei nostri corpi uniti. Non avevo mai pensato che tutto quello potesse capitare davvero, ma percependo il profumo della sua pelle, così vicina alla mia, credevo davvero che tutto potesse succedere. Qualsiasi cosa. Perché forse quegli occhi mi avevano cercato già dalla prima notte, e forse mi avevano trovato. Forse senza neanche rendersene conto. E mi sentivo così dannatamente stupido a starmene lì, fermo a pensare a quelle cose così romantiche, forse troppo simili a quello che potevo leggere nei miei libri. Forse mi sentivo ridicolo, ma forse anche completo. Anche se non del tutto, perché io e Michael non eravamo una cosa sola. Ma io mi sentivo parte di lui, o forse era lui ad essere parte di me. Mi mordicchiai il labbro avvicinandomi al suo corpo caldo e poggiai la testa al suo braccio facendolo ridacchiare, prima che mi desse un bacio tra i capelli.

"Perché sei bello" sussurrò. Arrossii cercando di nascondermi contro di lui, mugolando contrariato, mentre lui si fece sfuggire dalle labbra perfette una risata prima di stringermi in un abbraccio. "Sei adorabile, biondino" soffiò al mio orecchio. Gli diedi una spinta leggera, non spostandolo neanche di un millimetro. Era passato quasi un mese dal suo compleanno, Ashton era finalmente uscito dall'ospedale ed era tornato a casa sua, aveva anche ripreso le lezioni e questo aveva reso il tinto più felice che mai. Adesso anche il castano girava con noi, prendendo parte al club degli strambi e non c'era cosa migliore per me, che vedere Michael che sorrideva in maniera spontanea, e allegra, anche se avrei voluto essere solo io la ragione di quel sorriso. E forse era un pensiero egoistico, se qualcuno mesi addietro fosse venuto da me a dirmi che provava quello, avrei risposto che non andava bene, che poteva essere una cosa tossica, e senza speranza. Ma a me andava bene così in quel momento, perché sentivo sempre qualcosa muoversi dentro di me, quando il più grande mi sfiorava anche solo per sbaglio, e non potevo più scappare da tutto quello. Nel mentre Megan era impegnata con lo studio, tentava ancora di non farsi bocciare già dal primo trimestre, sotto le minacce della madre che sembrava voler a tutti i costi che lavorasse nel suo salone. Ma non avevo mai parlato a Michael, né di quello che aveva detto a sua madre quel giorno né del bacio che aveva dato ad Ashton. Mi faceva male pensarci, perché non era venuto più lui a parlarmi, e questo la diceva lunga su cosa volesse o no da me, no? Calum si opponeva a questa mia teoria, ma io non lo volevo ascoltare. Forse perché avevo paura, di qualsiasi risposta, e la paura è la sensazione peggiore che io avessi mai conosciuto. La scuola a me invece andava bene, da lì a poco sarebbero iniziate le vacanze di Natale e avevo già cominciato i compiti che ci avevano dato fino a quel momento. Aiutavo anche il tinto a volte che, modestamente, grazie ai miei appunti aveva alzato notevolmente la sua media. Ero fiero di lui e soprattutto amavo il modo nella quale mi ringraziava dopo un esito positivo. Come quel pomeriggio. Mi faceva sentire più suo, di quanto in cuor mio non fossi già.

Aveva preso un bellissimo voto nel compito di fisica che aveva sostenuto solo due giorni prima e, non appena aveva saputo l'esito, era corso a casa mia. Per fortuna i genitori di Calum non c'erano e lui era assieme a Meg in biblioteca, perché mi era saltato addosso ancor prima che io potessi salutarlo. Scrollai la testa per risvegliarmi dai miei pensieri e mi accoccolai ancora un po' al suo corpo, seppellendo il viso nella sua spalla e chiudendo gli occhi. Lui prese ad accarezzarmi dolcemente i capelli, facendomi quasi uggiolare contento. Ridacchiò, prima di posarmi un bacio sulla fronte. Non ricordo cosa successe dopo perché dopo un paio di minuti mi abbandonai fra le braccia di morfeo.








































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