Sixteen; "I Like You, So Much"

1.4K 88 28
                                    

[MICHAEL]

"Quindi stai davvero con quel biondino" urlò quasi mia sorella non appena entrai in casa facendomi quasi scivolare per terra per lo spavento. Urtai l'attaccapanni che c'era proprio dietro la porta, emettendo un urletto poco virile, non aspettandomelo e voltai lo sguardo verso di lei, mettendomi una mano sul petto per calmare il mio battito cardiaco per lo spavento.

"Cazzo Thea - sospirai guardandola male un'altra volta- mi hai quasi fatto venire un infarto" dissi stizzito, facendola solo ridacchiare divertita.

"Avanti rispondimi" disse seguendomi in cucina, le orecchie più tese di un gatto che aveva fiutato dell'erba gatta. Si mise seduta sul tavolo, facendo dondolare le gambe lunghe fuori dal bordo mentre io alzavo gli occhi al cielo aprendo il frigo. Presi la bottiglia d'acqua per poi poggiarla sul mobile della cucina, aprii uno degli sportelli per prenderne un bicchiere ignorando bellamente la sua domanda. Lei mugolò contrariata. "Avanti Mike, abbiamo visto tutti la scenata di gelosia che ha fatto sta mattina a Daniel - ghignò divertita - E anche come si è calmato non appena tu lo hai toccato" alluse, sorridendo maliziosa.

"Non ho voglia di parlarne, di sicuro non con te poi" dissi, ridacchiando in maniera sarcastica e riempendo il bicchiere. Mi voltai verso di lei, poggiandomi contro al mobile e guardandola mentre mi scoccava un occhiataccia. Degna di una vera e propria pettegola ferita nell'orgoglio.

"Eh dai, non ti chiedo mai nulla - sbuffò - Non c'è niente di male se stai con lui, sai che non sono dell'idea di mamma e papà" provò a convincermi. Alzai di nuovo gli occhi al cielo, posando il bicchiere dentro il lavandino.

"Non stiamo assieme" dissi sbuffando. Lei mi guardò scettica. "E quella di oggi non era una scenata di gelosia, è stressato per via della scuola e ha dormito poco l'altra notta.. Quel ragazzo è stato semplicemente la sua valvola di sfogo" sospirai. In realtà non mi sarebbe dispiaciuto affatto se quella fosse stata una scenata di gelosia. Quel biondo stava iniziando a piacermi seriamente, non potevo più nasconderlo, ma probabilmente a lui il nostro rapporto piaceva così. Perché se no sarebbe venuto a parlarmi no?

"Davvero?" chiese alzando un sopracciglio in maniera scettica.

"Si, davvero.. A lui interessa solo della scuola, vuole andare in un buon college e sistemarsi" dissi. Mi mordicchiai il labbro, pensando al fatto che probabilmente la nostra storiella sarebbe finita entro l'estate. Quel pensiero picchiava duro nel mio petto perché in realtà io non volevo che finisse. Non lo volevo proprio. Ma sapevo anche che io non andavo bene per lui, perché ero insicuro, perché sapevo solo crollare. Perché non c'era mai stata una persona al mondo che mi avesse amato per davvero, che tutto ciò che mi circondava lo vedevo nero. Perché forse ero io ad essere nero, dentro. Non ero pazzo, ero solo rotto. La voce di mia sorella, dolce come non lo era mai stata, mi svegliò.

"Ma a te piace, vero?"

"Smettila Thea, non dirò queste cose a te.. Lasciami in pace e lascia in pace Luke, non sarà lui a soddisfare la tua stupida curiosità da pettegola" sputai acido. Lei non rispose, mi guardò di nuovo male prima di scendere dal tavolo e salire in camera sua.


























































Le vacanze di Natale erano iniziate, la scuola era finita e fuori iniziava a nevicare. Luke mi ignorava dal giorno nella quale aveva fatto quella scenata a scuola, non mi rispondeva al telefono e non lo avevo mai trovato in casa quando avevo provato a cercarlo. Il mio cuore doleva al pensiero che probabilmente stava solo cercando di porre fine alla nostra storia. Ma io non volevo che finisse. In quel momento mi trovavo sdraiato sul mio letto, era tardi e da lì a pochi giorni sarebbe stato Natale. I miei genitori erano di turno di notte mentre mia sorella era nella sua stanza con alcune sue amiche. E a me mancava il biondo. Quel ricciolino tutto fossette e occhi azzurri. Mi mancavano le sue guance perennemente rosse, la sua sfrontataggine a letto e i suoi pugnetti che non mi facevano nulla quando lo mettevo in imbarazzo. Mi giravo e rigiravo nel letto, contorcendomi quasi sentissi del vero dolore fisico. Sbuffavo in continuazione e mi chiedevo se magari avessi fatto qualcosa di sbagliato io, se magari lo avevo costretto a fare qualcosa senza rendermene conto, se lo avessi ferito dicendo qualcosa che non dovevo dire. Erano le dieci e mezza della sera quando il campanello di casa mia cominciò a suonare. E io mugolai, buttando il mio cuscino bianco sulla faccia, nella vana speranza che chiunque fosse stato se ne sarebbe andato. Alla svelta anche. Ma non successe, perché quel qualcuno sembrava non volerne sapere nulla di spostare il dito da quel maledetto campanello. E io non avevo per niente voglia di alzarmi, perché sulle coperte calde c'era ancora il profumo di Luke, e io non volevo perderne neanche un secondo. Perché se doveva andarsene per sempre dalla mia vita, almeno mi sarei ricordato che cosa si provava a sentirne l'odore. Ma il campanello continuava a suonare, e mi stavano per saltare i nervi dalla frustrazione. Era questo l'effetto che mi faceva quel biondo? Perché se era così potevo dire benissimo che era una droga, un veleno e un antidoto messi assieme. Perché quando lo avevo incontrato, non ero più riuscito a smettere di volerne un po' e pensavo davvero che quel ragazzino mi stesse aggiustando in qualche modo, che avesse scelto di amare ogni mio più piccolo difetto, che in confronto ai pregi erano veramente tanti. Ma quando se ne era andato mi era sembrato di star per morire affogato, dal mio stesso respiro che non riuscivo a controllare. E sentivo la pelle fredda, bramare la sua calda. Che però non arrivava. Il campanello continuò a suonare, non sapevo da quanto andava avanti, ma stavo considerando l'idea di uscire solo per tirare una secchiata di acqua gelida a chiunque ci fosse dietro la porta.

(Stay) HighBar {Muke}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora