Capitolo 13

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Apro gli occhi e inizio ad osservare la mia stanza.

Tre pareti sono tinte di argento, mi giro subito per guardare la quarta e quando noto che é nera mi rilasso.
Letto matrimoniale, coperte pesanti e argentate, piccoli cuscini neri attorno a me, due comodini bianchi ai lati del letto, un grande armadio grigio con gli specchi davanti a me ed infine un tappeto bianco con i peli morbidi che copre tutto il pavimento della stanza.

Sorrido nel ritrovarmi qui, nella mia camera.
Scendo dal letto ed osservo contenta la parete nera.
Sopra il letto ho tante piccole palline colorate che si accendono, mentre più in alto ho attaccato varie foto scattate con la polaroid.

Sono dei ricordi, in questi piccoli quadrati, sono raffigurate le persone più importanti della mia vita: la mia famiglia e i miei amici.

Dopo averle guardate, decido di andare di sotto.

Esco dalla mia stanza e con gioia, ripercorro il solito corridoio.

Davanti a me si trova la stanza di Nate mentre, accanto, quella di Ariel.

Dopo un metro, inizio a scendere le scale.
Arrivando al piano di sotto noto altre tre porte e l'ingresso.

Attraverso il salone ed entro in cucina.
Non é grandissima, basta a comprendere un tavolo rotondo e la cucina tutta appoggiata sul muro.

Giro alla mia destra e vado verso il frigo, é incorporato alla cucina, ed é accanto al forno.
La mia attenzione viene catturata da un disegno, quel disegno che ho fatto quando ero piccola.

Sorrido nel vedere come ho raffigurato la mia famiglia, diciamo che non ero tanto brava a disegnare, ma ai miei genitori é piaciuto così tanto, da avere l'onore di ammirarlo ogni giorno.

Apro il frigo e prendo il latte, la mia colazione preferita.
Lo chiudo e nel vedere questa cosa, mi prende un colpo.
La figura di Eveline é macchiata di rosso.

Sbatto velocemente le palpebre e cerco di calmare il battito accelerato.
Il mio corpo inizia a tremare e brutti ricordi e brutte sensazioni si insinuano dentro di me.

"Piccola peste", sento quella voce, la sua voce.

Mi giro di scatto e vedo la sua immagine, riesco finalmente ad ammirarla.

Indossa il suo pigiama con i panda, il suo animale preferito.
I suoi lunghi capelli biondi, sono raccolti in una coda improvvisata.
Occhi grandi e azzurri, labbra rosee a cuoricino e le sue belle guancotte leggermente arrossate.

"Eveline", corro subito fra le sue braccia.

Lei mi accoglie e inizia a stringermi forte.
Il suo dolce odore si insinua nuovamente nelle mie narici.
Inizia ad accarezzare la mia schiena, il suo delicato tocco inizia a farmi venire la pelle d'oca.

Quanto mi é mancata.

Metto la mia testa sull'incavo del suo collo e inizio a farle il solletico con il naso.
Ho sempre fatto così, sin da piccola.

"Mi fai il solletico", ride e si stacca velocemente.
"Lo so", la guardo sorridendo.
"Sempre la solita piccola peste", mi pizzica la guancia.

Sentire nuovamente questo soprannome, il mio cuore si scioglie.
Mi ha sempre chiamata così, io ero la sua piccola peste.

Questo nomignolo pronunciato dalla sua voce, mi manca e tanto.
Mi manca la mia sorellona, la mia complice, la mia ancora, mi manca la mia vita.

Ai confini dell'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora