Capitolo 31

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Driiin

Il mio telefono inizia a squillare.
Mi alzo ed esco dalle coperte, cerco il telefono sul comodino, ma con gli occhi ancora chiusi, non riesco nel mio intento.

"Spegni quell'affare Abby!", sbuffa Ariel.
"Abby!", anche Stella mi richiama.
"Un secondo", finalmente riesco ad afferrarlo.

Poso la testa sul cuscino e rispondo senza controllare il nome sul display.

"Pronto?", sbadiglio.
"Abigail Watson perché non mi hai avvisato?", allontano il telefono a causa della sua voce.

Decido di metterla subito in viva voce, meglio evitare qualsiasi trauma alle mie povere orecchie.

"Giorno anche a te, mamma", Ariel si alza subito dal letto e si mette a sedere.
"Ma che buongiorno, Abby? Sono le 12!", sospira.
"Come stai?", domando.
"Non provare a cambiare discorso, signorina", mi minaccia.

Sorrido nell'immaginare mia mamma arrabbiata.
Ogni volta che cerca di minacciarmi, mi punta il dito contro e arriccia il naso.
Mi manca vedere queste sue manifestazioni, mi manca la mia mamma.

"Di che cosa stai parlando, mamma?", mi metto il cuscino sopra la faccia.
"Perché non mi hai parlato della sospensione?", é seria.
"Sospensione?!", mi alzo di scatto.

E nel farlo, perdo l'equilibrio e cado col sedere per terra e con la coperta su di me.
Ariel e Stella trattengono una risata, mentre io ritorno sul mio letto tutta dolorante.

"Sì, signorina. Sospensione. Allora cosa hai combinato stavolta?", sospira.
"Come lo sai?", domando.
"Ieri sera ho ricevuto una e-mail dalla scuola con la password per poter accedere al tuo profilo e quello di Ariel e controllare i vostri voti, il vostro andamento a scuola. Poco fa sono entrata su questo sito e ho visto tutto, sei stata sospesa!", parla velocemente.

Immagino stia facendo avanti e indietro per la pasticceria.
E penso sia proprio conciata così: capelli raccolti in uno chignon ordinato all'inizio, ma ora senza speranza.
Piccole ciocche di capelli biondo cenere che contornano il suo viso angelico, gli occhi azzurri socchiusi a causa della rabbia, le labbra semi aperte, le sue guance coperte da un po' di farina e il profumo di zucchero filato che si disperde per tutta la sua pasticceria.

"Ah, ho capito", rispondo.
"Capito? Mi rispondi così?",
"Scusa mamma", sospiro.
"Che cosa hai combinato stavolta?", domanda.
"Niente", alzo le spalle.
"Abigail Watson", mi richiama.
"É vero mamma! Stavolta sono innocente", gonfio le guance.
"Ariel é vero?", domanda.

Io guardo mia sorella e la incito a rispondere, ma lei si rifiuta, ha paura, così ha detto.

"Ariel lo so che Abby mi ha messo in viva voce, avanti sputa il rospo", metto la mano sulle mie labbra.

Trattengo una risata e osservo mia sorella con gli occhi spalancati.
Mia mamma ci conosce fin troppo bene, non le sfugge niente, alla fin fine lei ci ha messo al mondo, lei ci ha cresciute, lei é la nostra mamma.

"Ariel Watson", la richiama.
"Abby ha ragione. É innocente stavolta", si tortura le dita.
"Sicura?", domanda nostra mamma.
"Al 100%", continua Ariel.
"Cosa devo fare con voi due?", la sento sospirare.
"Niente", rispondo.
"Abby", mi richiama.
"Scusa. Mi impegnerò, davvero", sono sincera.
"Lo spero. Allora perché sei stata sospesa?", insiste.

Poso il mio sguardo su Ariel e iniziamo a sentire la pressione su di noi.
Non possiamo raccontarle la verità, é tutto fin troppo complicato, devo ancora arrivare in fondo a questa storia.
Non ha senso mettere in mezzo nostra mamma.

E quindi ora cosa inventiamo?

"Quindi?", domanda.
"É stato tutto un malinteso", inizio.
"Riguardo a cosa?", insiste la mamma.

Ai confini dell'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora