Capitolo 28

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Un freddo improvviso inizia a prendere possesso del mio corpo e un odore nauseante invade le mie narici.

Mi alzo di scatto e noto di essermi addormentata nel suo ufficio, ancora una volta.
Tolgo per qualche secondo gli occhiali e stropiccio i miei occhi, sbadiglio leggermente e poi li rimetto.

Guardo attentamente la sua scrivania e una smorfia di disgusto si forma sul mio viso.
Davanti a me ho ancora il computer acceso, con mille fatture ancora da visualizzare.
Alla mia destra mille scartoffie da firmare e controllare e alla mia sinistra, la "cena" che mi é rimasta ancora da finire.

Odio passare le ore rinchiusa in questo dannato posto, ma devo farlo, la sua officina deve andare avanti in un modo o nell'altro.

Guardo l'ora sullo schermo del computer e sono le due del mattino.
Beh, direi che per oggi é già abbastanza!
Fra qualche ora dovrò "svegliarmi" per andare a scuola.

Porto le mani sulla scrivania e spingo con tutta la mia forza la sedia, provocando un rumore assordante, a causa delle rotelle ormai vecchie e arrugginite.

Mi alzo e mi stiracchio leggermente, poi con espressione annoiata mi dirigo verso il computer per spegnerlo.
Sistemo le scartoffie sulla scrivania e poi prendo il sacchetto del Mc Donald's, con la mia "cena" al suo interno, e mi dirigo verso la porta.

Uscita dal suo ufficio, alla mia destra ho la porta che dirige all'interno della sua officina, mentre a sinistra, un grande corridoio quadrato con varie sedie appoggiate a destra e a sinistra.
É tipo una sorta di sala d'attesa per i clienti, ma ormai ne arrivano pochi, anzi non arriva più nessuno.

La sua brutta reputazione gira per il quartiere e le persone si ribellano e decidono di cambiare il meccanico di fiducia.
Anni e anni di esperienza, buttati nella spazzatura a causa di alcune voci, ma soprattutto a causa del suo comportamento.

Sbuffo sonoramente e decido di uscire da questo posto infernale, prendo il telefono dalla mia tasca e inizio a digitare un messaggio per Nate.
Appena premo invio, sbatto contro qualcuno.

Come sempre la "fortuna" é dalla mia parte.

Alzo il viso e noto uno, fra i suoi tanti, ormai amici.

"Ma ciao, splendore", mi sorride.

Questo suo movimento mi fa rivoltare lo stomaco e il naso.
I suoi denti gialli mi fanno abbassare il viso e la puzza di fumo ed alcool, mi fa arricciare il naso.
É un uomo alto e slanciato, ha intorno ai quarant'anni, infatti già si nota qualche capello bianco e le rughe intorno agli occhi, di certo non mancano.
I suoi grandi occhi neri mi fissano e iniziano a mettermi in soggezione.

"Spostati, Jack", lo supero.

Ma lui afferra il mio braccio e mi riporta davanti a lui.

"Perché devi essere sempre così fredda e distaccata?", accarezza la mia guancia.

Una smorfia si crea sul mio volto e brividi di paura si formano sulla mia schiena.

"Dai, andiamo a divertirci un po' ", sorride nuovamente.

Mostrando il suo orrore da voltastomaco.

"Non voglio", lo guardo male.
"Andiamo lo stesso", inizia a trascinarmi accanto a lui.

Io cerco di dimenarmi, ma ovviamente, non riesco a lasciare la presa.
Si avvicina a quella porta e la paura inizia a pervadere il mio corpo.
La apre ed entriamo dentro.

Ai confini dell'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora